Lui non poteva sapere tutto questo, non ne era a conoscenza e mai sarebbe potuto esserlo.
Schiacciava con rabbia quel mozzicone di philip morris nel vecchio garage, piccolo bunker, mondo parallelo incorniciato da muri ingialliti e affollato di scartoffie in ogni dove. Solo parole, vederle sanguinare su carta poterle toccare, creare un idilliaco sentore, un profumo ingabbiato da un punto. Questo si sentiva, doveva osare, tentare. Non poteva sapere che l'umanità avesse fretta, che l'umanità volesse solo tette, culi e cure dimagranti per poter apparire i migliori adoni o le migliori fighe delle spiagge di rimini, sabbia imbevuta di falsi ricchi e potenti ciarlatani. NO. Era ancora affascinato dal raccontare storie:lunghe, brevi, dolorose o allegre, semplicemente storie. Con i loro personaggi, i loro contesti ed i loro fottuti contenuti. Voleva appellarsi al lettore, dargli una pacca sulla spalla e dirgli ''Riflettiamoci insieme amico, ti prego'', alla base di tutto la ricerca di una bellezza mai sfiorata, la caccia alla frase perfetta da far risuonare come eco per decenni. Quella stessa frase che distogliesse tutto dalla distrazione, richiamasse all'ordine flotte di anime non allineate disperse alla ricerca di vane gratificazioni di plastica.
Lui non poteva sapere tutto questo, non ne era a conoscenza e mai sarebbe potuto esserlo, il suo era solo un mondo parallelo, chiuso sotto asfalto bagnato e anni di vuoto.