racconti » Riflessioni » Respiro d'inverno
Respiro d'inverno
Questa è una mattina gelida e tempestata di pensieri. La mia testa trabocca di riflessioni che nulla hanno a che fare con la realtà o forse no. Sentirsi persi nel destino di chi ancora poco conosce la sua realta, può risultare devastante. Vago in maniera errante tra le vie, in cerca di non so chè! Il bisogno di stare con qualcuno che ti sostenga e ti protegga dalle insidie della vita sorge in maniera insormontabile, rispetto a quell'istinto di sopravvivenza che ci dice di cavarsela da soli, ma ancora non so cosa è la sopravvivenza. È proprio questo il mio diciamo problema, conosco il significato della parola sopravvivenza, ma non so cosa è. Come disse qualcuno: " essere o non essere questa è la questione!". Questione errante, che ti porta inevitabilmente ad andar contro mulini al vento. Allora uno che fa per ingannare la mente e cercare di non pensare? Respira. Uno pensa magari che, concentrandosi su come sopravvive, riesce in qualche modo a essere ad esistere. Perchè se ci concentriamo su qualcosa che non esiste, allora siamo vivi nell'oblio della mente e non nell'esperienza mistica della realtà. Ma poi subito mi chiedo, ma la realtà che significato ha? Se con i miei occhi guardo la realtà, ed essa si collega impercettibilmente al mio pensiero, questo vuol dire che una condiziona l'altra e viceversa. Questo è un punto che difficilmente riesco a smentire anche se vorrei tanto farlo, ma vedo l'affidabile naturalità della cosa. Però subito mi sorge un dubbio. Se questa legge naturale, che oserei chiamare "legge universale creativa" funziona con tutte le cose, come mai non funziona con il totocalcio? Una domanda stupida, però rimane sempre una domanda che essendo viva necessita per sua natura di una risposta. Perchè qui sto parlando di natura morta e natura viva. La natura morta è quella che si rappresenta in tutti i corsi di pittura dell'universo, cioè la frutta in un vassoio, invece la natura viva è l'oggetto pensante, che può esser positivo o negativo, ma non morto. Una soluzione al mio quesito può esser data solo grazie al ragionamento, al pensiero creativo che mi permette di formulare una risposta giusta per me ma forse non per il prossimo. Mettiamo che io sia un gran patito del calcio, ma davvero un grande fan, in maniera universale del mondo del calcio, che esso faccia parte del mio dna. Ecco penso che avrei sicuramente più probabilità di vincita, rispetto a colui che bazzica ogni tanto nei centri di scommessa e svolge quell'attività con poca conoscenza di ciò che sta facendo. Quest'ultimo a differenza di me, in chiave ipotetica si intende, sta svolgendo la sua attività di scommettitore usando il potere del fato e non del suo immenso intelletto. Quindi la "legge universale creativa", funziona se si unisce volontà e passione. Solo attraverso queste due priorità si riesce a creare la realtà. La volontà è rappresentata dallo scommettitore che vuole vincere grazie al suo fattore C, mentre la passione viene rappresentata da me che mi faccio le "pugnette" dalla mattina alla sera sulle statistische calcistiche. Unendoli si crea lo scommettitore perfetto. Anche nel gioco della borsa accade questo. Tutto questo per concepire che la fortuna o il fato è e sarà sempre frutto della nostra mente. Allora penso, perché essa diviene una religione? A questa domanda c'è una risposta sicuramente in quanto deriva da un ragionamento logico. La religione è una delle tante dottrine che esistono in questo universo, ma hanno la priorità rispetto alle altre di indurre a credere in qualcosa che la mente umana non può spiegare. Ad esempio la matematica si è creata per risolvere delle problematiche di sopravvivenza per l'uomo, ed ora grazie ad essa ci permettiamo di regalarci anche una crociera sulla luna e forse tra un po' anche su marte. La religione invece ci vuole menti vuote, menti perse nell'oblio più totale, menti che sopravvivono grazie a qualcun altro e non a se stessi, menti passive. Perchè tutto questo? Semplice perché anche loro usano l'intelletto per sopravvivere, un lavoro come un altro oserei dire. Sanno benissimo che il non credere in sé stessi comporta una serie di vantaggi per coloro che a se stessi hanno sempre creduto. È un grande meccanismo che permette di rendere la mente umana passiva ad ogni evento, bello o brutto che sia. Ma tutto questo a che prò? Perchè rendere la mente umana schiava? La prima cosa che mi viene in mente è per una necessità economica. Ma secondo me l'elemento principe che costituisce la religione e il bloccaggio della volontà e della passione, quindi seguendo il mio ragionamento, l'annientamento della creatività umana. La religione lavora sull'ignoranza delle menti.
Ora mi sorge una curiosità, ma come riesce la religione ad entrare nel nostro subconscio e raggiungere i suoi obbiettivi? Bella domanda. Prima di rispondermi, voglio però descrivere che cosa è la religione. La religione è in ognuno di noi, e non si distingue da paese in paese, è come un virus. Da dove nasce questo virus? Andando indietro nel tempo, mi accorgo che noi eravamo delle scimmie come il buon vecchio Darwin riuscì a dimostrare. Quindi mi viene in mente una scimmia che si mette a pregare davanti ad una statua di pietra. Non può esistere. Perchè? Perchè la scimmia non ha una coscienza direi. La scimmia è divenuta uomo, perché lo voleva o perché doveva? Si potrebbe dire che era destino, ma secondo me non è così. Noi non rappresentiamo solo la scimmia, noi rappresentiamo tutto il mondo se non tutto l'universo e siamo divenuti così grazie alla volontà di sopravvivere. Questo istinto di sopravvivenza ha potuto garantirci la vita su questo pianeta, e lo rappresenterei come uno scoppio Boom! Ecco detto questo come mai ad un certo punto abbiamo iniziato ad aver paura del figlio di dio? Perchè da lì nasce tutto se mi devo attenere alla storia. L'anno 0. Prima di questo anno l'uomo ringraziava ogni cosa che lo faceva godere dandogli un significato divino. Ad esempio prima dell'anno zero c'era il dio Bacco, un dio che ti puniva facendoti tracannare ettolitri di ottimo vino. A parte questo come nasce questa forma di gratitudine nei confronti di un'entità astratta, fuori da ogni rappresentazione fisica? Andando sempre più dietro, la cultura egizia venerava il dio sole, perché grazie ad esso si poteva godere della sopravvivenza. E qui ci sono, diciamo che il discorso fila. Dopo tutto questo ragionare mi viene però in mente un'altra cosa che ha permesso l'uomo di arrivare dove è adesso, una cosa che purtroppo la religione tende a nascondere ipocritamente per fare i propri interessi. La supremazia, come la chiama mio padre il mio vero creatore, la competizione. Ebbene si il male che è dentro di noi, la guerra in senso figurato e non. Ritornando indietro nel discorso, dicevo che la cultura egizia diceva grazie al suo dio per le cose buone che gli aveva donato, e lo pregava perché le cose non si complicassero. Ma una cosa che non ho detto è che in questa cultura esisteva un pelo di disparità. E si, c'era un tipo che si metteva sopra un trono perché era superiore agli altri e quindi poteva godere della vita più degli altri. Lo stesso che fanno gli animali quando combattono per accaparrarsi la femmina o il cibo migliore. Da questo gesto di supremazia sono nate le religioni. Proprio così, la religione è nata da un gesto di superiorità. Un gesto viziato da un sentimento malefico. Quindi successivamente, chi era stato sottomesso dalla religione primaria, ha creato una religione può vicina alla sua realtà, cioè una realtà schiacciata dal supremo, che ora è dio ma prima era un uomo. Gli ebrei furono perseguitati perché professavano una religione più vicina al creatore. Ma sia gli egizi che gli ebrei erano viziati da un senso naturalissimo di supremazia. L'unica cosa che però non hanno pensato è che la mente crea la realtà. Se io uccido, inevitabilmente le possibilità che la mia vita venga accorciata sono maggiori. Non perché l'ha deciso qualcun altro, ma perché sono io che voglio vivere quella realtà. La religione diviene successivamente, una legge morale da seguire, inquanto utile al fine di supremazia cioè della sua realtà. Una realtà che non mi appartiene. Una realtà che si inserisce come virus da i miei primi gemiti e continua a seguirmi fino alla fossa. Come? Bhè con l'unico mezzo che incita la supremazia, la paura! Se si capisce da dove derivi la paura, si riesce a capire come venirne fuori e magari vivere la vera realtà! Ero rimasto al discorso della paura e come la religione si insidia dentro le nostre menti. La fobia è un'alterazione dello stato di coscienza. Questa alterazione si genera da qualcosa che non conosciamo e che ci incute timore, proprio perché è sconosciuta al nostro intelletto. Basta pensare a quando abbiamo scoperto il fuoco! Li ci siamo davvero impauriti, poi dalla paura siamo passati a conoscerlo e successivamente abbiamo potuto sfruttarne le sue capacità. Paura-reazione-azione. Premetto dire che la paura fa parte della nostra natura, in quanto rappresenta quel vuoto mentale, quell'oblio dove abita l'ignoto. Nasciamo con questo smarrimento interiore, perché non conosciamo. Questa paura dell'ignoto ci spinge però a conoscere sempre più e ad evolverci nel tempo. Fatta questa premessa naturale del concetto di paura, ora voglio descrive cosa rappresenta la paura indotta per meccanismo. Indurre paura in maniera inconscia alimenta all'interno della nostra mente un blocco evolutivo. Perchè avviene un blocco evolutivo, se ho appena detto che la paura tende a farci reagire per superarla? Perchè è indotta non direttamente, ma sfruttando il nostro subconscio, cioè in parole povere, ciò che non è consapevole della nostra natura. Faccio un esempio che ebbi modo di leggere nel corso di scienze ambientali all'università di economia a forlì. Bene, si diceva in questo spunto di analisi delle procedure ambientali, i vari escamotage per indurre le persone a preferire i viaggi per via terra che non per via aerea. Questo per amplificare il consumo dei carburanti e delle autostrade. Bisognerebbe dire che dietro i ricavi di una e dell'altra c'è una sfilza di affaristi che in modo o nell'altro si collegano tutti in unico epicentro, epicentro che guarda caso rappresenta ancora oggi la cultura egizia, babilonese! Guarda caso, non è cambiato un bel niente. È questo appena detto è il fattore economico, fine principe della religione(che in questo specifico può esser definita setta). Dopo però viene il fine secondario, cioè il bloccaggio forzato della mente creativa. Questo bloccaggio permette così, che la nostra mente anche se sveglia sia in letargo e che quindi debole non si accorga di esser una pedina nelle mani della religione. Il motivo è semplice, per farci vivere la realtà di schiavo e permettere la sopravvivenza della realtà imperiale. Riassumendo il tutto, la maggior parte della gente sta vivendo la realtà di qualcun altro, non si sta godendo la propria identità, che va aldilà di tutta la propaganda del terrore. Una propaganda che genera clonazioni di pecore dolly. Una volta che l'uomo viene privato della sua identità, della sua forza di volontà, diviene macchina e quindi più comandabile, influenzabile, controllabile, guidabile, condizionabile. Adesso penso, se questa idea di controllo mentale sia stata genereta da un uomo, cosa ha potuto influenzare quest'uomo?? Se faccio un'analisi attenta di chi è stato il più potente nella storia da quando siamo sulla terra, subito mi balza nella mente colui che ci ha creati. Colui che avendo questa indole impierialistica ce l'ha inniettata nel nostro dna. Quindi il suo disegno è stato quello di diventare re e regine di noi stessi e che il giardino che ci ha concesso, è la nostra individualità. Ognuno è re di se stesso e della sua realtà, questo vuol dire che ogni individuo deve esser rispettato re della sua realtà, quindi la beneficenza e solo un insulto alla propria realtà. Cosa è successo in precedenza? C'è stata molta ignoranza, un'ignoranza che c'ha snaturato, che c'ha resi succubi delle nostre paure. Cosa ha creato tutto questo non potrà mai esser identificato ne con il colore della pelle ne tanto meno dalla sua religione, perché ciò che c'ha creati è dentro di noi, nella nostra mente creativa. Penso che adesso l'ignoranza si stia estinguendo e che avanzi sempre di più questa consapevolezza di esser creatore e non più schiavi delle nostre paure. Il senso di colpa è un altro elemento molto inculcato nelle nostre menti. Il motivo è sempre quello farci vivere in una natura non nostra, una snaturazione artificiale dell'uomo. Se abbiamo una colpa è quella di non credere a noi stessi e alla nostra natura, questo si che è un senso di colpa. Ma se ci sentiamo in colpa per gli altri, allora questo vuol dire che non siamo identificati nella nostra realtà, ci identifichiamo nel prossimo, vuol dire che pensiamo di aver qualcosa che ci manca o che manchi a qualc'un altro. Un'altra cosa che mi viene in mente è il ritorno alla vita primitiva. E si, perché uno potrebbe pensare che essendo snaturato, la sua realtà coincide con la realtà del primitivo, del selvaggio. E qua casca l'asino e non solo lui. La mia realtà non coincide con la realtà del primitivo, questo è poco ma sicuro. Io sono nato in una realtà ben lontana dai principi primitivi e soprattutto culturalmente superiore a quella degli antenati. La mia natura è umana e coincide con il periodo in cui sono nato. Tornare ad esser primitivo significherebbe morte e non vita. La soluzione secondo me sta sempre nel mezzo tra le due estremità. Nè troppo primitivo, né troppo snaturato. Evolutivo senza ombra di dubbio.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati

Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0