C'è uno scorcio nella mia città che mi ha sempre sedotto. Destava in me un fascino ipnotico e al tempo stesso mi manifestava un influsso malefico, quasi palpabile. Ne ero attratto.
Si trattava di un antico muro in mattoni con incastonate, nella parte superiore, tre croci di marmo bianco. Non è un monumento in particolar modo interessante, ma è la sua leggenda a renderlo intrigante, almeno per me.
É un mito che pochissimi conoscono. Me lo raccontò il mio bisnonno quando avevo nove anni e da allora quella credenza si è impressa nella mia mente come un marchio indelebile.
Il mio eccentrico bisavolo mi raccontava che se una persona si fosse inginocchiata davanti al muro in una notte di nebbia e avesse recitato una certa formula, malefici spiriti interposti tra il mondo delle tenebre e quello degli uomini, avrebbero scavalcato il tramezzo venendo a portare a termine la loro spietata missione. Ebbene io possedevo quella formula, l'avevo trovata nel solaio del bisnonno.
Nella follia della mia giovinezza, decisi di tentare l'esperimento.
Una notte di novembre, mi inginocchiai davanti al muro immerso in una densa caligine. In realtà non ero molto convinto.
Recitai la formula, ma a circa metà dovetti interrompermi.
Un fruscio improvviso attirò la mia attenzione, proveniva dalla cinta del muro. Continuai.
Mormorii. Alzai lo sguardo. Facevo fatica a vedere, causa la nebbia, ma riuscii comunque a notare qualcosa. Era molto simile ad un grosso ragno nero e peloso che tentava di scavalcare il muro.
Mi sforzai di guardare meglio, non era affatto un ragno, ma una mano rinsecchita.
Ero impietrito dalla paura e il terrore totale si impossessò di me quando vidi comparire un volto scarno e deforme, non riesco a descriverlo. Scappai.
A due anni da quell'arcano episodio, gli esseri stanno ancora scavalcando il muro, l'invasione continua.