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Il ritorno di Magda
Gli uomini del trasloco avevano lasciato tutto in ordine; alcuni scatoloni ben sigillati attendevano sul pianerottolo, ma i mobili - come d'intesa con la ditta incaricata - erano stati portati all'interno dell'appartamento. Magda salì la scala di soli dieci gradini e si trovò davanti al portoncino di quercia lucida. Strinse in pugno le chiavi che già accarezzava nella tasca del cappotto e le trasse. Ne infilò una nella serratura. Una sola chiave senza nemmeno un portachiavi. Lo avrebbe acquistato all'indomani. Sentì il rumore dei due giri e, con una leggera spinta, aprì la porta.
Era il 20 di dicembre e Magda pensò che avrebbe passato il suo primo Natale nella nuova casa. Dopo cinquant'anni ella era riuscita a ritornare a vivere nella sua città e sapeva che questo sarebbe stato per sempre.
Entrò nel piccolo ingresso tutto bianco, ridipinto di fresco e avvertì sotto ai piedi il pavimento , leggermente inclinato, come lo sono quasi tutti i pavimenti di quella città, all'interno di case costruite su palafitte.
Magda rimase in piedi, al centro della stanza, e potè così vedere tutte le porte spalancate. Una dava sulla cucina che ancora aveva la cappa del camino, come s'usava cent'anni fa; un'altra apriva verso un piccolo salotto un poco oscuro, perché s'affacciava su di una calle ; un'altra porta mostrava il bagno, illuminato da una finestrella quadrata ; un'altra infine, conduceva alla camera da letto, abbellita da un alto balcone, proprio sopra al campiello.
Magda alzò la testa e vide, in mezzo al soffitto, la botola chiusa. Sorrise perché sapeva che da lì, con la scala, poteva salire all'abbaino e all'altana. Quanto aveva desiderato una casa con un'altana sul tetto! Quella caratteristica terrazza di legno dove si possono stendere le lenzuola che battono come vessilli al vento, fino ad asciugarsi del tutto. Sull'altana Magda avrebbe potuto mettere piante e un ombrellone per il sole; ci avrebbe cenato in estate, nelle serate più calde, ammirando da lì lo zig zag dei tetti e dei camini. Di certo avrebbe pure ammirato le punte dei campanili.
Impaziente girava lo sguardo tutt'attorno : si immaginava la casa, invero piccina, già sistemata, con le tende e con il divano nuovo, che aveva ordinato.
Magda entrò in cucina e aprì la finestra che affacciava pur essa sul campiello. Campiello della Porpora, ma che bel nome! Forse anticamente qualcuno ci aveva lavorato la porpora per colorare i tessuti... bisognava che indagasse.
Il riscaldamento era acceso, tuttavia Magda aveva preferito lasciare al suo posto la vecchia stufa in terracotta rossa, con il tubo tutto in porporina che correva in alto fino al soffitto. La stufa era spenta, occorreva carbone e legna.
Venezia si presentava grigia, diaccia. A dicembre la città non brilla di alcun colore. Assume un'aria sonnolenta sotto le nuvole gonfie ed ovattate. Dal campiello saliva il rumore di passi attutiti. Magda udì improvvisamente una radio accesa e fu investita, con una folata, da una canzone cantata da Mina. S'accorse che all'angolo della pietra d'Istria del davanzale era spuntata, malgrado il gelo, un poco di erba matta, quella che sta sempre nelle fessure delle pietre. Le venne spontaneo accarezzare le piccole foglie ancora verdi.
Magda chiuse la finestra e rientrò nella cucina; anche questa era stata pittata di fresco, però lei aveva chiesto all'imbianchino che la prima parte della parete, da terra, fosse " tirata " a olio - come era un tempo nella sua vecchia casa d'infanzia. Si usava pittare mezza parete a olio, per poterla poi pulire facilmente, passandoci sopra un panno umido.
Magda sfiorò con la punta delle dita la pittura nuova e lucente. Immaginò la piattaia appesa con tutte le pentole e i coperchi di rame che s'era portata.
Sedette, con addosso ancora il cappotto; trasse dalla borsa pane e frutta e cominciò a mangiare. " Sì, eccomi - diceva a se stessa, a voce alta - ho settant'anni, la mia vita alle spalle, però ora sono qui, ho coronato il sogno della mia vita. Tornare a vivere a Venezia... e tutti mi davano della pazza, dicevano che non ce l'avrei mai fatta... Ma li inviterò uno per uno... vengano a vedere come ci sono riuscita! È bello sentire tutta questa energia e sapere già cosa farò domani e dopodomani. Come sarà il mio far la spesa, il mio tempo libero, il mio camminare. Riparlare la lingua che ho appreso da bambina, riandare alla chiesa, rimasta identica durante la mia assenza... davvero non ho paura di nulla in questo mio rivivere. Passerà l'inverno e allora subito comprerò vasi e terra per infiorare l'altana. Non vedo l'ora di vedere le mie lenzuola sventolare al sole e magari avrò tutt'attorno piante di lavanda e piccole rose in fiore. Madre, madre.. sono tornata..." Magda gioiva, alcune lacrime le corsero lungo le guance. Non avrebbe mai immaginato che la sua vecchiaia le potesse apparire così lieta. Pensò al marito che l'aveva lasciata sola tanti anni prima e lo vide lontanissimo. " E domani - si disse - subito a Rialto a comperare il pesce e poi, nel pomeriggio comincio a preparare il presepe... sarà un Natale memorabile!".
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1 recensioni:
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- Ripartire da dove tutto ebbe inizio con una nuova consapevolezza di sé, rinnovato entusiasmo e progetti per l'avvenire. Anche a settant'anni si può, pur se si è soli la vita può ancora sorridere. Accuratissime le descrizioni. Assai interessante. Brava.

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