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Troverò il colpevole

"Saper comunicare" era il solenne imperativo. Tra speranze e attese il nuovo si affacciava con la pretesa di sovvertire il vecchio fatto di debiti, clientelismo e inefficienze.
E quale data si prestava al meglio per l'inaugurazione del nuovo? Qualche capoccione pensò che far coincidere il nuovo corso con l'entrante secolo e millennio potesse rimanere maggiormente impresso. Così fu deciso per il Gennaio del 2000.
Quell'anno la Chiesa celebrava il Giubileo, ma un'alba raggiante si alzava all'orizzonte pronta a sorridere agli audaci. Un artista isolato e sconosciuto inventò il motto aziendale delle tre E: Etica, Efficienza, Ecologia aziendale; da tale spunto alcuni dirigenti intuirono l'enorme pro attività del tizio e subito gli proposero un contratto di svariati milioni.
A Capo dell'agile e flessibile struttura venne scelta una persona che usava una comunicazione essenziale, senza infiorettature ma capace di compiere, al momento opportuno, delle sguaiate memorabili che nel non detto volevano dire: "fatti da parte, nullità. Qui, comando io!".
Quando un debole non possiede il carisma del ruolo che ricopre e non ha sicurezza dei propri mezzi, né è fiduciosa verso i suoi simili, l'aggressività diventa l'unico mezzo per rimediare ai propri limiti. L'intelligenza, la prudenza e l'obbiettività non sono qualità molto apprezzate dai Baroni che, invece, preferiscono i metodi sanguigni che però offrono vantaggi solo immediati.
La "Signora sto qui, perché qualcuno mi ci ha messo" aveva un'interpretazione accentratrice del proprio ruolo, al punto tale che spesso si sostituiva ai suoi diretti subalterni; scrutava con preclusione e sospetto le attività dei sottoposti, né nascondeva a questi ultimi i suoi sentimenti negativi e non da ultimo, spesso si sottraeva all'obbligo del saluto.
Sin dall'inizio della sua gestione, la filosofia di "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" fu quella di sorvegliare il personale e di presidiare il territorio assegnatole. Nella sua genuina grettezza pensava che tutto ciò potesse essere sufficiente per ottenere la stima e il rispetto della dirigenza.
Nel silenzio del suo rifugio; un ufficio grande come un ripostiglio e disposto da un lato verso un'ampia terrazza, Rosso relativo fissava il volo dei gabbiani cercando di trovare nelle maestose traiettorie degli uccelli, la risposta alla sua domanda: "perché dando il massimo, l'andamento delle cose è talmente schifoso? Potrebbe essere anche per colpa mia?"
Presto escluse un qualsiasi addebito e si rassicurò considerando che se le cose andavano male, la colpa doveva essere di qualcun altro. Ci pensò su un attimo, e poi dentro di lei sentì un grido, come uno di quelli che lanciava all'indirizzo dei suoi subalterni: "un sosia! È stato il mio sosia! Sicuramente è lui che si sostituisce a me, quando io non ci sono!"
Le era bastato un istante per intuire la realtà, un lasso di tempo breve ma per lei sufficiente ad accertarsi (anche senza le prove!) dell'esistenza del misterioso Avatar. Ella percepiva il pericolo di quella inconsueta situazione, ma soprattutto i possibili danni che quel lestofante poteva arrecarle. Tutte le sue sicurezze faticosamente costruite negli anni, rischiavano di scomparire in un solo colpo!

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3 commenti:

  • Anna Rossi il 01/10/2012 11:38
    bravissimo Fabio!!. ottimo scritto. il sito ha bisogno di writer come te. leggerti è sempre piacevole. ben ri. tornato..
  • Anonimo il 27/09/2012 19:57
    complimenti fabio letta d'un fiato... sempre bravo...
  • loretta margherita citarei il 27/09/2012 18:18
    molto apprezzato ben tornato fabio

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