Quel gran mattacchione di Zeus, padre di tutti gli dei, trascorreva gran parte del suo tempo a cibarsi e divertirsi, lanciando fulmini e saette agli uomini e agli stessi dei, ridacchiando fragorosamente di loro. Un bel giorno, mentre il furbacchione usciva dalla divina dimora, con la sua dorata biga infuocata, trainata da dodici magnifici, poderosi e scalpitanti cavalli bianchi, per una delle solite scorribande, l'affascinante ninfa Leda, bellissima e incantevole moglie di Tindaro, mitico, potente e bellicoso Re di Sparta, si prese la rivincita. Approffittando della sua assenza, abbandonò sul giaciglio coniugale un cesto con dentro il piccolo Hercules. Il grande Zeus, imbarazzato, di nascosto prese il bambino e lo portò ai piedi del monte Olimpo, dimora privilegiata di tutti gli dei, abbandonandolo alla sua drammatica sorte. La moglie Maya, da dietro le tende della grande stanza scoprì tutto, sentendosi tradita e oltraggiata, decise di vendicarsi dello sposo infedele e farfallone. Il birbante Hercules, incurante degli intrighi dei genitori sanguigni, continuava a dormire beatamente, sognando eroiche imprese. Maya, per fare un dispetto al marito fedifrago, decise di eliminare il moccioso. Di nascosto, pose nella sua piccola culla a dondolo, le due serpi più velenose del fragoroso, burrascoso e incasinato Celeste monte Olimpo, le cattivissime, pettegole, sorelle gemelle, Tontina e Gobbina Opistoglife. Il pestifero Hercules, nel frattempo cresceva in fretta e diventava sempre più muscoloso e forte. Quando le vide strisciare sibilline dentro la culla, si mise a giocare con loro buttandole in aria e prendendole a sonore bastonate su ogni parte del corpo, le annodò assieme e modellandole a forma di palla le prese a calci, infine le scagliò con potenza contro il muro, facendole rimbalzare contro le pareti e il soffitto. Impaurite dalla forza fisica della piccola peste, le malcapitate bisce serpentine, Tontina e Gobbina Opistoglife, temendo il peggio, cercarono scampo nella fuga. Irritato, innervosito e offeso, dalla loro manchevole disponibilità, nel prendere parte al suo gioco preferito, il pestifero e forzuto Hercoluccio, immortale figlio prediletto del grande, affascinante, barbuto e potente Zeus, andò su tutte le furie. prima le sgridò energicamente, poi prese per il collo le sprovvedute, impaurite, malconce e frastornate serpi Tontina e Gobbina Opistoglife, e pose fine alla loro miserabile, squallida e strsciante vita. Da quel giorno, Hercolino, il forzuto bambino birichino, incominciò ad allenarsi, per affrontare poi, in un lontano futuro: le mitiche dodici fatiche del prode, leggendario, invincibile, immortale, nonchè bellissimo e barbuto Hercules di Tebe, figlo prediletto del possente Zeus, padre rispettato, temuto e indiscusso di tutti i capricciosi, giocherelloni e nullafacenti dei celeste Olimpo.