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Amore fratto amicizia... dalla parte di lui
"Che differenza c'è tra essere amici ed essere fidanzati?" mi chiese Sara in un banale mercoledì pomeriggio di gennaio. Avevamo dodici anni ed eravamo migliori amici da sempre. Ma a quell'età stavo cominciando a capire che con lei non era come con Alex, il mio migliore amico. Sara si stava sviluppando e notavo che era diversa. Aveva qualcosa che mi confondeva; non so se fosse il suo seno che stava prepotentemente crescendo o le gambe affusolate e dritte o forse la bocca, alla quale non avevo mai fatto caso, ma che ultimamente attirava spesso la mia intenzione. E ogni volta che mi sfiorava la guancia con un bacio o incrociava le sue dita alle mie nelle scene più paurose dei film per me era una scarica elettrica. Ne volevo di più. Volevo stringerla a me, avere con lei un contatto più stretto. Forse nemmeno adesso, con la maturità dei miei vent'anni, riesco a descrivere bene quel turbine di sentimenti confusi.
"Beh..." feci finta di saperne qualcosa "la differenza è che i fidanzati si baciano, gli amici no" mi guardò con aria sconcertata, come se avessi detto qualcosa di troppo ovvio per essere preso in considerazione. Pensai bene di approfittare della situazione.
"Vuoi provare?" le chiesi e mi sorpresi del tono fermo che riuscii a usare. Sara annuì con il capo e io, come se l'avessi fatto un milione di volte, appoggiai la bocca sulla sua. Fu strano. Da una parte era qualcosa di completamente nuovo, dall'altra fu molto familiare; come se non avessi potuto farlo che con lei quel passo.
"Allora adesso siamo fidanzati?" mi chiese con voce un po' incrinata, assicurandosi di aver capito la mia spiegazione.
"Credo di sì" la logica era schiacciante. Così finalmente l'abbraccia senza il timore di farlo e senza la scusa del film horror, ma solo per il piacere di provare il calore del suo corpo sul mio. Per ufficializzare la cosa, le regalai un anellino d'argento che non si tolse più.
"Ciao Alex" dico rispondendo al cellulare "dimmi velocemente che sto lavorando" mi guardo attorno e tutto quello che noto sono una marea di tavolini vuoti e Sara accanto alla cassa che chiacchiera animatamente con Eva, la sua migliore amica. Va bene, non è che ci sia tutto questo gran da fare adesso, ma Alex è una di quelle persone capaci di stare al telefono per ore senza avere nulla da dire.
"Stasera nightclub?" propone con troppo entusiasmo "facciamo indigestione di spogliarelli e..."
"Alex!" esclamo infastidito "lo sai che 'ste cose non mi piacciono... e poi ci sono anche Eva e Sara, ti sembra il caso?"
"Non puoi dire alla tua dolce metà che oggi ci facciamo una serata tra uomini?"
"No"
discutiamo una decina di minuti alla fine veniamo a un compromesso; locale nuovo e portiamo anche le ragazze. Ripongo il cellulare in tasca e giro lo sguardo per sorridere a Sara che però, sta parlando con un tipo alla Gabriel Garko. Lui le sorride e la guarda in un modo che non mi piace.
"Chi è?" le chiedo cercando di nascondere il fastidio mentre lei inizia a darmi una mano con i bicchieri da asciugare.
"Ah non ne ho idea" risponde guardando fisso il panno che ha in mano, come se fosse la cosa più interessante mai apparsa sulla terra.
"La prossima vittima di Eva?" provo a scherzare.
"Probabile" mi sorride come solo lei sa fare e tiro un sospiro di sollievo. Iniziamo a ridere come nostro solito e penso a quanto sia stato stupido a pensare, anche per un attimo, che sarebbe caduta ai piedi di quel bellone.
"Niente da fare" Eva si avvicina a noi con aria afflitta "non mi si fila proprio! Va be, ragazzi, vado a casa sul serio... ci si sente per dopo! Ciao ciao" ci saluta con la mano e promette che si farà sentire intorno alla mezzanotte. Con un rumoroso borbottio il mio stomaco mi ricorda che ha fame, ma il cliente, sta ancora sorseggiando lentamente lo spritz. Finché non se ne va non possiamo cenare. Ecco, un motivo in più per farmelo stare sulle scatole.
"Ma quando se ne va questo?" dico a Sara con aria scocciata "io ho fame!"
la vedo avvicinarsi alla cassa e battere sui tasti con fare indispettito. Se c'è qualcuno che sa mettere fretta in modo eccellente, quel qualcuno è proprio Sara. Infatti fa in modo che lo sconosciuto scoli in fretta il resto dell'aperitivo. Ma non se ne va. Rimane lì, in piedi, a chiacchierare amabilmente con Sara. Vorrei dirgli di lasciarla perdere, che lei è mia ed è inutile che si faccia tante congetture. Mi avvicino appena, cercando di capire cosa dicono. Purtroppo sento solo bisbigli. Potrei morire se Sara si accorgesse che sto cercando di origliare una sua conversazione. Per fare l'indifferente, afferro distrattamente un chicco d'uva dalla frutta che incastriamo nei bastoncini decorativi dei cocktail e inizio a giocarci, cercando di farlo stare in equilibrio sul naso. In questo modo, ho la scusa per avvicinarmi alla cassa senza farmi accorgere troppo.
"Sono Edoardo"
"Sara"
perché diavolo si sono presentati?
Non sono molto di compagnia stasera e Alex me lo sta facendo pesare già da un po'. Mi ha trascinato in pista e si sta sbattendo come se fosse in preda ad un attacco epilettico. Lo imito, consapevole di attirare solo sguardi di derisione. Non sono molto a mio agio a ballare senza Sara e non mi piace il fatto che questi corpi sconosciuti e sudati mi si appiccichino addosso. Sto invidiando molto le ragazze che saranno da qualche parte a bere qualcosa e a chiacchierare.
"Non è un po' troppo piccola la pista?" urlo nell'orecchio di Alex. Non mi risponde, sta puntando una ragazza bionda e si perde tra la folla.
"Alex! Alex!" urlo tentando inutilmente di farmi sentire dal mio amico. Pochi istanti dopo riemerge tenendo un braccio intorno alla vita della biondina dall'aria familiare.
"Manuel!" esclama lei gettandomi le braccia al collo "ma che piacere rivederti!"
"Valentina?" domando incredulo.
"Sì! Sono proprio io!"
Valentina era in classe con noi alle medie. Era la più carina della scuola; tutti i maschi volevano essere il suo ragazzo e tutte le ragazze la sua migliore amica, tranne, ovviamente, Eva e Sara che la odiavano. Eva la odiava perché si metteva sempre con i ragazzi che piacevano a lei e Sara la odiava perché spesso ci provava con me. Non ho mai dato troppo peso alle sue attenzioni, sapevo che faceva così solo per infastidire Sara e che, se ci fossi cascato, dopo avermi fatto rovinare la mia storia d'amore, mi avrebbe piantato in asso. In ogni caso avevo, e ho tutt'ora, solo Sara per la testa... e comunque Valentina è sempre stata un po' troppo appariscente per i miei gusti.
"Dovete raccontarmi tutto!" prende me e Alex per mano e ci trascina a bordo pista. "Allora, Manuel?" chiede non filandosi Alex nemmeno di striscio.
"Tutto bene, grazie!" fa lui per farsi notare.
"Bene!" lei gli sorride ma torna a dedicare a me le sue attenzioni.
"Beh io..." farfuglio con imbarazzo "adesso lavoro al Manhattan"
"Quel locale carinissimo un po' in periferia?"
"Esatto... e anche Sara lavora lì" dico mettendo le cose in chiaro "tu che fai?"
Alex da un colpetto di tosse, per segnalare la sua presenza, ma Valentina lo ignora completamente.
"Io ho realizzato il mio sogno..." comincia sbattendo le evidenti ciglia finte "sono riuscita a diventare una modella!"
"Ah bene..."
"Ma dimmi di te" sorride di nuovo con fare civettuolo "tu e Sara non state più insieme, vero?"
"Sì" affermo con decisione "stiamo ancora insieme... è qui da qualche parte, con Eva"
sul viso di Valentina passa un'espressione indecifrabile. Prima sconcertata, poi delusa, poi, improvvisamente, s'illumina.
"Andiamo a ballare!" mi trascina in pista e Alex ci segue speranzoso.
"Perché non balli con Alex?" dico appena lei mi butta le braccia al collo.
"Scusa, Vale" fa Alex "te lo porto via un secondo..."
Ci allontaniamo da un'attonita Valentina e Alex mi guarda con aria minacciosa.
"Sei un cretino!" mi rimprovera.
"Perché, scusa?"
"L'hai vista bene? Quella lì ha un culo che parla... vuole ballare con te stasera e tu ti rifiuti?"
"C'è Sara... e poi lo sai com'è fatta, Valentina si butta addosso a tutti"
"Oddio mio Manuel... con questa storia di Sara...!"
"È la mia ragazza"
"Sì va be, ascolta amico mio... io che vedo la situazione dall'esterno riesco a essere più lucido di te. Tu e Sara siete tornati ad essere quello che eravate, la vostra relazione è solo virtuale... siete fatti per essere amici, non per essere fidanzati"
"Non è vero"
"Ah no? E allora mi spieghi perché sono mesi che non lo fate?" incrocia le braccia sul petto e mi lancia un'occhiata di sfida.
"Come lo sai?"
"Sono il tuo migliore amico" dice in tono solenne "certe cose non mi sfuggono"
"Sì, forse hai ragione..." ammetto sconsolato "ma il problema è che io voglio Sara, non Valentina!"
"E lei ti vuole?"
"Credo di sì..."
"Vedi? Non sei sicuro, lei ultimamente ti sta dando troppo per scontato e non va bene"
"Cosa dovrei fare, allora?"
"Falla ingelosire, falle capire che se non starà attenta ti perderà"
"Non mi perderà mai, Alex, in ogni caso"
"Va bene va bene va bene..." sospira come se fosse la maestra e io l'alunno deficiente dell'ultimo banco che non sa la tabellina del due "vuoi che ti dedichi più attenzioni?"
"Ovvio"
"E allora dai, un po' di gelosia non le farà male!" e, con questa esclamazione, mi spinge verso la pista. Forse ha ragione. Il rapporto tra me e Sara assomiglia quello a di due coniugi sposati da tanti anni. Lei dice sempre che abbiamo una bellissima intesa intellettuale. Non posso darle torto su questo, ma con ciò non voglio dire che io non senta più il bisogno di dimostrarle fisicamente quello che provo per lei. Devo farle capire che per me è importante.
Ricambio il sorriso di Valentina mentre lei, mettendomi le mani sui suoi fianchi, inizia a muoversi insieme a me. Stiamo solo ballando, dico a me stesso, non stiamo facendo niente di male.
La sera successiva, appena stacchiamo, ordiniamo la cena dal cinese e andiamo a casa di Sara. Ho parlato con Alex a ora di pranzo e siamo d'accordo sul fatto che devo parlarle di Valentina come se avessi un minimo d'interesse per lei. Se conosco Sara bene come credo metterà il broncio, io la rassicurerò e faremo l'amore in cucina. Andrà tutto bene, ne sono certo. Sono anche molto elettrizzato e impaziente. La guardo apparecchiare e muoversi abilmente nella stanza, con i capelli raccolti in una coda di cavallo, il viso pulito e quel corpo che mi piace tanto, con le curve al posto giusto. Non voglio che il nostro rapporto diventi abitudinario, voglio che sia bello, coinvolgente, emozionante come una volta.
"Indovina chi ho incontrato sabato sera a ballare?" le chiedo, come Alex mi ha consigliato, con nonchalance.
"Chi?" fa lei mettendosi in bocca un pezzo dei suoi ravioli al vapore.
"Valentina, la tua migliore amica delle medie" ironizzo aspettandomi una reazione esplosiva.
"Ah sì?" risponde con tutta la calma del mondo. Come sarebbe a dire "ah sì?"? Mi ritrovo a pensare deluso. Non doveva essere questa la reazione. Scoraggiato, tento il tutto per tutto.
"Sì... ci ho anche ballato per un paio di minuti"
"Va bene" la sua calma è disarmante. Sento qualcosa scuotermi dentro. Perché le va bene? Perché una volta avrebbe strangolato Valentina se solo mi avesse sfiorato e adesso se ne frega altamente? Evito di pensare all'eventualità di non piacerle più.
"Esagera" mi ha detto Alex oggi a pranzo "se lei fa l'indifferente, tu esagera finché non reagisce".
"È diventata una modella adesso... quello che ha sempre desiderato" ecco, a questo punto se la deve prendere per forza. Ha sempre odiato quelle che fanno un certo tipo di lavoro, dice che si vendono e che annullano tutti i sacrifici che le donne hanno fatto in passato per dimostrare che anche loro hanno un cervello che ha il diritto di essere ascoltato.
"Sono contenta per lei" la sua risposta è come una doccia gelata. Stringo i pugni sotto il tavolo per la rabbia, ma poi, improvvisamente, una lampadina s'accende nella mia mente.
Stupida Valentina, stupido Alex e soprattutto stupido Manuel. Sara non è più la quattordicenne infantile e paranoica, è una giovane donna matura che sa che non la tradirei mai. Si fida di me e non facendomi l'interrogatorio me lo sta dimostrando. C'è prova d'amore più significativa di questa? Mi sento un mostro per aver voluto farle venire dei dubbi su di me. Cambio discorso e ritrovo la mia Sara, quella con cui rido, con cui scherzo e con cui ho voglia di condividere i pensieri di fine giornata.
"Se intanto vuoi andare di là e accendere la televisione..." dice al termine della cena portando via i piatti "intanto io faccio il caffè e poi te lo porto"
rimango incollato sulla sedia e la guardo fare il caffè. È incredibile come riesca a piacermi così tanto, anche nei momenti più semplici. Sarebbe bellissimo se fosse così per sempre; noi due che ci ritroviamo insieme ogni sera, magari in una casa nostra, che ci svegliamo insieme... in preda a uno slancio d'affetto, la raggiungo e la stringo forte tra le braccia sprofondando nel suo profumo.
"Com'è che sei tanto affettuoso stasera?" fa una risatina divertita mentre prendo a mordicchiarle il lobo.
"Non si può?" chiedo innocentemente accarezzandola sotto la maglietta "sei la o no la mia ragazza?"
"Certo che sono la tua ragazza..." finalmente si gira e si lascia baciare. Un bacio lungo, appassionato, ma anche dolce... sento risvegliarsi tutto dentro i miei boxer. La voglio, la desidero, sento il bisogno di stare con lei, così forte quasi da star male. Con decisione inizio a darmi da fare con la lampo dei suoi jeans ma...
"Manuel, devo fare il caffè" dice con sicurezza dopo avermi scansato la mano e avermi dato un insignificante bacio a stampo.
"Ma che mi frega del caffè..." riprendo ad abbracciarla forte cercando di farle capire quanto ho voglia di lei "sono bello sveglio... anzi, lo siamo in due..."
"Scansati" scrolla le spalle innervosita"mi butti il caldo"
le sue parole mi colpiscono in pieno. Mi sento scombussolato, ferito, offeso. Rifiutato. È questa la cosa peggiore; volere disperatamente una persona e sentirsi dire in malo modo che la cosa non è reciproca.
"Non ti va?" mormoro con un filo di voce.
"No" risponde nel modo più secco che si possa immaginare.
"Bene" dico in tono freddo per nascondere il dolore che provo in questo momento. Anch'io so essere distaccato, non solo lei.
"Bene" però devo ammettere che a Sara riesce molto meglio di me.
La mattina seguente cerco di non pensare alla disastrosa serata appena trascorsa. Dopo l'imbarazzante scambio di opinioni, ci siamo comportati come due coinquilini estranei.
"Cosa vuoi vedere, Manuel?"
"Per me è uguale, Sara, scegli tu"
"Anche per me è uguale"
"Ma no, scegli tu"
mentre di solito facevamo a gara a chi riusciva a infilare per primo il DVD nel lettore, finendo sempre con il rotolarci sul tappeto a farci il solletico. Sospiro ripensando alla sua risata fragorosa e ai suoi "no, Manuel, ti prego no, la pancia no!". Cerco di ignorarla, perché ogni volta che la guardo mi sembra di risentire quel tono così intransigente che ha usato ieri per dirmi di no.
A ora di pranzo riesco, non senza un evidente imbarazzo, a raccontare ad Alex gli avvenimenti di ieri sera.
"E poi ha detto che oggi dopo cena passa da me" concludo "che vuol dire?"
"Mah..." alza il sopracciglio sinistro con disapprovazione "tu sai quello che penso. Perché ti ostini a rimanere con quella regina delle nevi quando c'è una gnocca stratosferica che ci prova con te da quando avevi tredici anni?"
"Guarda che Valentina faceva la stupida con me più che con gli altri solo perché ero l'unico che non poteva avere" gli faccio notare "e poi io Sara la amo! Come te lo devo dire?"
"Ti fai una scopata!" esclama "Ti sfoghi un po' e basta, mica Sara lo deve sapere per forza"
"Shhh!" lo zittisco. Per fortuna Sara è sufficientemente lontana da non sentire i nostri discorsi.
"È un bisogno fisico" spiega con l'aria da esperto "un po' come mangiare. E poi scusa, ti sembra normale che a vent'anni sei stato solo con una ragazza? Tra l'altro, la prima che hai baciato?"
"Beh, se la metti così..." abbasso lo sguardo e mi sento così infantile rispetto a lui che ha avuto almeno una decina di ragazze. Ho sempre pensato che io ero più fortunato di lui che, se era interessato aveva il problema di essere lasciato e, se non lo era, come nella maggior parte dei casi, di lasciare. È successo così tante volte che potrebbe scrivere una raccolta delle migliori scuse per lasciare una ragazza senza farsi dare dello stronzo.
"Non è che la metto così" si toglie i Carrera e mi fissa dritto negli occhi "è così"
"Senti Alex..." farfuglio imbarazzato "io a Valentina non ci penso nemmeno lontanamente. È Sara quella che voglio... Valentina non mi piace nemmeno è troppo..."
"Bona?"
"Cosa devo fare per rimettere le cose a posto?"
"Sei un caso disperato eh?" mi guarda con tenerezza. Beh, devo ammetterlo, è lui l'esperto in questo campo. L'unica cosa che posso fare è abbassare le orecchie e seguire i suoi consigli.
"Voi ragazzi innamorati..." dice agitandomi un dito davanti alla faccia "siete davvero insopportabili. Comunque, ieri lei non te l'ha data? Adesso deve capire che non sei il suo giochino, da accendere e spegnere quando vuole. È lei che deve stare alle tue condizioni. Ripagala con la stessa moneta e poi vedi come avrà voglia di..."
"Va bene, Alex" lo interrompo "ho capito"
Sara mi ha detto che sarebbe passata verso le dieci, ma io sono qui, a fissare fuori dalla finestra mordicchiandomi le pellicine intorno all'unghia del pollice da almeno un'ora. Sono stranamente teso perché non ho la minima idea di come andrà la serata. Ho paura che voglia prendersi una pausa, ho paura che ci sia qualcun altro nella sua vita, qualcuno come quell'Edoardo, per esempio. Un uomo che suda profumo di Armani e che indossa biancheria intima da decine di euro e non boxer del mercato a prendi-tre-paghi-due come faccio io.
Che c'è di male? Mi dico, faccio il barman e non rubo.
"Fatti vedere impegnato quando arriva" mi ha detto Alex. Ricordandomi del consiglio, appena avvisto la macchina di Sara, mi precipito alla play-station e fingo di essere nel bel mezzo della partita del secolo. La sento bussare.
"È aperto!" esclamo a voce alta per sovrastare la musichetta del video gioco cercando di mantenere un tono fermo. Super Mario si è appena suicidato seguendo la guida del mio pollice tremante. Con la coda dell'occhio la vedo entrare in casa. È davvero bellissima stasera. Indossa un vestitino, probabilmente nuovo, che le sta magnificamente. Avrei voglia di gettare il joystick dalla finestra e saltarle addosso. Ma ne vale del nostro rapporto. Farò come mi ha consigliato Alex.
"Ciao" mi saluta sorridendo e scoprendosi la coscia liscia e abbronzata. Cerco di non guardare anche se mi basta sapere che è lì, con la gonna tirata su per andare su di giri. Resisti, m'impongo.
"Puoi mettere in pausa?" chiede in tono lamentoso.
"Sì" la guardo con indifferenza "che c'è?"
"Non ci arrivi da solo?" dio mio, quando parla sottovoce mi manda al manicomio. Ricambio il suo bacio, stando ben attento a farle capire che non sono dello stesso umore di ieri sera. A un certo punto, fa scorrere la mano verso il basso. Sento gli ormoni risvegliarsi di colpo appena mi sfiora. Non devo cedere. Con grande sforzo, la scanso appena. Lei se ne frega altamente e fa scendere le dita sotto i miei pantaloni della tuta. No, non deve accorgersi che mi sono già eccitato. Altrimenti poi finisce che lei torna a trattarmi con condiscendenza, come se fossi sempre disposto a stare ai suoi ordini. Abbozzo un sorrisetto di scuse e mi stacco da lei tornando a dedicare la mia attenzione a super Mario.
"Spegni subito quest'affare infernale!" esclama furiosa.
"Uffa" alzo gli occhi al cielo sorprendendomi delle mie doti di attore "cosa vuoi? Sei piombata qui all'improvviso e m'hai scombinato la serata!"
"Te l'avevo detto che sarei venuta... scusa tanto, non sapevo di dover prendere l'appuntamento un mese prima per andare dal mio ragazzo!" ha le guance arrossate, gli occhi sgranati... non l'ho mai vista così "e poi che serata ti avrei scombinato? Stai qui, come un demente..."
"E allora?" la frustrazione di ieri sera riaffiora tutto d'un colpo, forse addirittura amplificata. Lei non sa come mi sono sentito una volta tornato a casa. Ferito, illuso... una serie di sensazioni, una più spiacevole dell'altra, mi stringevano forte la gola.
"Io ero venuta per stare con te" sussurra dispiaciuta. Quello che provo è solo rabbia. E dove c'è scritto che lei può permettersi di rifiutarmi ma non può accettare rifiuti? Non va bene, non è equilibrato. Alex ha ragione, non è normale. Abbiamo vent'anni e la nostra relazione dovrebbe essere tutta un fuoco, dovremmo farlo anche al lavoro, nello stanzino delle scope. Invece no, pur abitando da soli e avendo in ogni momento ben due case libere a disposizione, ci comportiamo come una coppia settantenne che ha già sparato le sue ultime cartucce.
"Anch'io ieri sera volevo stare con te"
"Vorresti dire che è una ripicca?" mi punta addosso quel bellissimo paio di occhi felini "pensavo fossi più maturo di così. Io ieri... non potevo"
"Beh, io non posso oggi" ribatto con tutta calma.
"Ah non puoi? E come mai?" si alza in piedi con fare minaccioso. Come sempre, quando è nervosa, stringe i pugni e affonda le unghie nei palmi. Lo so che si sta facendo male. "hai le mestruazioni, Manuel? Eh? Hai le mestruazioni...!?!"
d'un tratto mi sento un mostro. Non è che ieri lei...
Driiin! Driiin! Driiin! Rimaniamo paralizzati. Gli sguardi attratti come da una forte forza magnetica.
"Ciao, sono Manuel, al momento non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico e vi richiamerò!" sento la mia voce registrata e prego che sia mia madre che mi raccomanda di mangiare e di non sentire freddo.
"Manuel sei lì...?" no, non è mia madre. Deglutisco a fatica consapevole che quello che succederà dopo scatenerà un putiferio. "Sembra di no... sono Valentina, volevo solo farti un saluto. Magari uno di questi giorni facciamo il replay di sabato sera... un bacio!"
"Merda" mi sento mormorare. Sara è pietrificata. Leggo paura, rabbia e delusione nei suoi occhi... e mi sento così piccolo e impotente. Tra me e Valentina è successo meno di niente. E l'unica volta che ho pensato a lei è stata quando Alex me ne ha parlato. Basta con questi giochetti. Non ci sono portato. Devo spiegarle la verità. Devo spiegarle che, se mi sono comportato così stasera, non è certo perché non la voglio più. Anzi, è esattamente il contrario...
"Ti posso spiegare..." attacco non trovando niente di meno scontato e banale da dire.
"Cosa cazzo vuoi spiegare?" sbraita dandomi una spinta "sei una merda! Io pensavo che tu fossi diverso dagli altri, invece sei come tutti, anzi forse peggio, perché tu ti mascheri da buono!" e poi fa una cosa che mai avrei pensato che facesse. Bruscamente si toglie l'anellino d'argento e lo lancia a terra con disprezzo. Sento qualcosa dentro di me morire. Un forte colpo al cuore.
"No..." mi abbasso per raccoglierlo mentre la vista mi si appanna "Sara..."
gira sui tacchi e sbatte la porta dietro di se con un tonfo.
Torna indietro, la prego mentalmente iniziando a piangere, non andare via, Sara, io voglio solo te. Mi siedo per terra appoggiandomi alla porta, sperando di sentir bussare dietro di me.
Lo so che ci tieni ancora, Sara, non può finire così, non per colpa di uno stupidissimo equivoco... ma fino al mattino, il silenzio resta rotto solo dai miei singhiozzi.
Continua...
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1 recensioni:
- E che ne so, me l'ha dato anonimo XD grazie Frivolous

Anonimo il 20/10/2012 14:08
ero io, Frivolous, Virgi cara...
- Non so chi tu sia, ma grazie per il commento positivo

- Pigrone! Ahah

Anonimo il 20/10/2012 13:02
nel senso che di questa "parte di lui" ho letto fino a adesso solo 3 pagine, ma conto di proseguire!
- Frivolous, ma che vuol dire che l'hai iniziato a leggere? Hai iniziato a leggere questa parte di racconto o lo hai letto tutto e quindi hai "iniziato" a leggere la parte di lui?

- Grazie mille augusta per aver iniziato la lettura di un racconto così lungo
sono contenta che ti sia piaciuto... comunque, nel caso t'interessi, nel mio profilo trovi il racconto completo dalla parte di lei. Alla prossima

Anonimo il 20/10/2012 08:50
Finalmente! giuro che ho iniziato a leggere! Molto interessante...
- trovo notevole il racconto e strutturato bene... e lettura veramente piecevole... attendo prossimo... 1 beso...

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