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IL DIRETTORE M. ( terza puntata )
No, non aveva dato alcun indirizzo di posta elettronica, né , tranne il nome ed il cognome, altri particolari sulla propria vita, e sul proprio lavoro. Fin dalle prime frasi lui e la Signora D., Erica D., si erano adagiati sulle ali di una conversazione che aveva concesso loro una vacanza quasi magica dall'intero mondo, ali fragili, che il minimo riferimento alla quotidianità avrebbe sfaldato, scaraventando il Direttore M. e la sua compagna sulla scabra superficie della realtà.
Il Direttore M. sezionò mentalmente in mille fotogrammi l'istante in cui la Signora D. gli si era, di propria iniziativa, presentata. Rammentarne il cognome avrebbe forse scacciato quello strisciante senso di vulnerabilità, e di svantaggio, ma M. riuscì solamente a rievocare il contatto con una mano asciutta e sottile, lievemente fremente, ansiosa di riprendere a gesticolare per sottolineare ogni parola ed ogni emozione, di tornare a tormentare la collana, e le frange dello scialle. Era rosso, quello scialle, ricamato con fregi dorati, assolutamente inadatto ad una persona con i capelli biondo scuri come quelli della Signora D., assolutamente inadatto per una persona con la pelle chiara come quella della Signora D., assolutamente perfetto addosso alla Signora D., che sembrava nata per portarlo.
Lo squillo del telefono dissolse a fatica l'immagine di quel tessuto scarlatto drappeggiato sulla figura un poco in carne di Erica... della Signora D. Il Direttore M.,
con abituale disciplina, riprese le redini dei compiti che quel giorno gli spettavano, lavorando con tanto accanimento da accorgersi solamente verso sera, in seguito ad una accorata protesta dello stomaco vuoto, di avere saltato il pranzo.
Ora, però, aveva tempo di farsi portare un panino, panciuto, e debitamente farcito. Se lo meritava, e poteva goderselo senza rimorsi, si compiacque, passandosi una mano sugli addominali ancora ben sodi, grazie all'esercizio fisico che lui, fin dalla giovane età, aveva costantemente praticato, ricevendone come sacrosanta gratifica una figura che gli anni avevano reso più larga e massiccia, ma senza un grammo di peso superfluo.
Addentando il panino con autentico appetito, il Direttore M. afferrò il mouse del suo computer con altrettanto impeto. La Signora D. aveva una via possibile per risalire al Direttore M., e lui, ora, era deciso a ripercorrerla. Il primo passo fu la finestra di un noto motore di ricerca, il secondo fu scrivere il proprio nome e cognome.
M. si stupì della non piccola mole di dati che lo riguardavano. L'indirizzo e-mail del suo ufficio compariva fra le prime voci, insieme a quelli di alcuni altri funzionari, scrupolosamente corredato di nome e cognome, probabilmente inserito da qualche zelante elemento dell' Ufficio Relazioni col Pubblico.
Incuriosito, approfondì la ricerca, scoprendo che chiunque poteva ricostruire a grandi linee la carriera, e la vita privata del Direttore M. Alcune riviste di settore, nella cronaca di alcuni convegni ai quali M. aveva partecipato, avevano persino spiattellato in rete qualche sua fotografia, che non gli rendeva per nulla giustizia. M. non si identificò in quel severo e grigio burocrate, e, nell'unica immagine in cui lei compariva, faticò anche a riconoscere la propria moglie, alla quale un miracoloso gioco di inquadrature e di luci aveva regalato un fascino da diva del cinema.
Alla vista di quel viso, che non riusciva a collegare con la donna che, a casa, lo stava aspettando, già, data l'ora, preparata per il probabile slittamento del normale orario della cena, e, sicuramente, già organizzata per presentare comunque in tavola un pasto decente, M. chiuse Internet con una serie di colpi secchi all'incolpevole mouse, ricacciando nelle profondità della rete anche, e soprattutto, quell'estraneo, non molto dissimile da lui, in verità, ma deformato dall'immagine che un osservatore curioso avrebbe potuto crearsi. Di quell'immagine, il Direttore M. si sentì quasi prigioniero.
M. rientrò a casa tardi, ed, a questo, moglie e figli avevano preso l'abitudine, parlò poco, ed anche tale contegno rientrava nella norma, apparve stanco e pallido, ed anche ciò fu considerato più che accettabile, anzi, degno di stima, in quanto conseguenza di quell'attaccamento al lavoro che, fino ad allora, aveva garantito alla famiglia M. un'esistenza equilibrata e serena. Nessuno si addentrò sotto la superficie di quell'abituale facciata, ed M. ne rimase quasi deluso. La solitudine che lui, uomo riservato, cercava e coltivava con cura, badando a farsela amica, e ricavandone una sorta di orgogliosa serenità, ora tornava a gravarlo di un peso che lui non conosceva quasi più da poco dopo l'adolescenza.
Il Direttore M. si coricò preparandosi ad una notte agitata, e quando, la mattina dopo, si risvegliò sereno e riposato, senza nemmeno ricordare l'istante in cui si era addormentato, senza alcun frammento, anche nebuloso, di sogni inquieti, arrivò quasi a rammaricarsene, improvvisamente consapevole di aver sperato che, durante la notte, qualche movimento brusco, qualche lamento, avesse cancellato dal volto della Signora M. l'abituale aria serena, l'aria con la quale, invece, in quel momento, gli stava servendo il caffè.
La nuova giornata di lavoro aprì per M. un inaspettato orizzonte di libertà, quasi troppo vasto per essere realmente apprezzabile da un uomo metodico quale lui era. L'imprevisto che aveva annullato l'incontro con una delegazione attesa da tempo, gli regalò alcune ore da riempire a proprio piacimento. Il Direttore M. mediò fra la propria diligenza, e l'adolescenziale tentazione di lanciarsi a grandi passi verso la mattinata luminosa che gli faceva l'occhiolino dalle finestre, decidendo di tornare a casa per il resto della giornata per preparare una relazione che richiedeva tempo e, soprattutto, debita tranquillità.
La Signora M., come molte casalinghe, non amava rientri inattesi che potessero interferire con il previsto programma domestico, e le poche parole con le quali rispose al marito, tradirono apertamente un forte disappunto, quando il Direttore le annunciò di essere in partenza verso casa.
M., convinto di trovare la moglie nel pieno delle pulizie mattutine, la riconobbe, già da distante, inaspettatamente ferma sul portone di casa, e vestita per uscire. Notò anche una Mercedes blu accostare al marciapiede proprio davanti alla Signora M. Lei si chinò, disse qualcosa al conducente, e l'auto ripartì, dopo un'inversione a “u “, che la riportò verso la direzione da dov'era venuta.
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