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Natale
Cazzo, non si fanno mai le sette. Non albeggia mai! Dalle fessure della persiana non si vede ancora luce. Vediamo che ora è. Ancora le sei e dieci. Questo letto sembra il letto di un fachiro. Oppure sono le mie ossa ormai fradice e indebolite.
Dai alziamoci lo stesso, sbarbiamoci, facciamo una doccia bollente e usciamo.
Ah che bella sensazione di pulito! Una doccia ti fa rinascere.
Asta mi osserva dal corridoio, chissà se capisce che oggi è natale. Oppure per lei è solo un altro giorno in cui mangerà due volte e farà i bisogni tre volte.
Vado all'armadio indossando l'accappatoio. Oggi mi vestirò bene. È natale. Poi pensandoci bene, alla fine, che cazzo mi vesto a fare bene. Per andare a portare fuori il cane in mezzo a una strada ancora buia e deserta? Metterò una tuta. Tanto... chi cazzo mi guarda, a volte ho l'impressione di essere invisibile.
Guardo Asta, scodinzola, mi lecca le mani mentre le metto il guinzaglio. Suvvia amica si parte per il nostro giro.
Oggi caffè al bar, quotidiano, poi compreremo della pasta fresca.
Un silenzio innaturale avvolge ancora la strada. piove leggermente nevischio.
I nostri passi fanno eco.
Al bar e dall'edicolante incontro pochissima gente. E comunque, pensavo, gente come me. Sola. L'aria è sofficemente calda e umida dentro il bar. La banconista rumena mi saluta con un sorriso natalizio di circostanza. Almeno lei è professionale se non altro.
Il cassiere, invece, manco buon giorno ha detto.
Solo una prostituta dell'est giovanissima e credo, un suo attempato cliente le altre persone dentro. Lei consuma una ceres, lui beve bollicine.
Penso che non ho molta voglia di cucinare, ma se non impegni la giornata in qualche modo le lancette dell'orologio sembrano ferme, inchiodate. Non capisco come fanno le persone a dire che le loro giornate volano. Le mie non passano mai. Non diventano mai le dieci di sera per concludere una giornata e andare a letto cosi almeno non penso a nulla.
Camminando vedo solo gente che porta a passeggio il cane come me o qualche fissato che nemmeno il giorno di natale rinuncia a farsi un oretta di corsa.
Osservo un vecchio che parla a voce alta alla sua cagnetta sul marciapiede opposto. Mi chiedo se diventerò presto come lui che non ha nessuno con cui parlare se non la sua bestiolina. Ancora non sono cosi ma penso di essere sulla buona strada.
Girovaghiamo a lungo con Asta per strade deserte, mi lascio guidare anche io dal suo istinto.
Da un portone esce una famigliola allegra e chiassosa che monta in macchina diretta sicuramente dai nonni che abitano in provincia a fare il pranzo di natale.
Adoro uscire presto in genere, cosi incontro poca gente. Oggi in particolar modo.
Mi da fastidio quando mi chiedono dove passerò il natale. Rispondere che lo passerò in compagnia. Mi sento ferito a mentire.
Bene, adesso possiamo comprare la pasta fresca.
Il negoziante quando gli chiedo una porzione di tagliolini mi guarda con commiserazione. Una porzione significa essere single, soli. Adesso si può tornare a casa, oggi però il tempo sembra passare più veloce. Ora mi metterò ai fornelli. Scongelerò un po' di pollo per Asta, i tagliolini li cucinerò con panna e salmone, si fotta il colesterolo e la pressione alta. Ci sta anche un buon bicchiere di vino. Spignatto con sottofondo un po' di musica jazz. Mi rilassa.
Spezzetto e disosso il pollo mentre Asta impaziente guaisce e dimena la coda.
Mangiamo con la voce del mezzobusto del telegiornale in sottofondo. Asta dà uno sguardo alla ciotola ed uno a me che mastico lentamente. Sparecchio e ripulisco la cucina. Ora decido se leggere qualcosa o sonnecchiare davanti alla tv, uscirò dopo cena quando Asta rifarà i suoi bisogni. Così passeremo a prendere una pizza nel cartone, e la berrò assieme una birretta in bottiglia. Mi butto sul sofà coprendomi con un plaid. Asta mi supplica con il suo sguardo di far salire anche lei. Le faccio cenno. Con un balzo sale e si accovaccia.
La casa è freddissima, accenderò il riscaldamento dopo le sei.
Tac, tac, tac, tac, tac, tac, l'orologio sulla parete oggi è più rumoroso del solito: mi dice che son passati solo dieci minuti ancora. Sprofondato sul divano penso a Vanessa. Per il suo regalo ho speso un po' troppo. Non fa niente, cenerò qualche sera in più con latte e pane rimasto dai giorni precedenti. Qui non si butta nulla. Certo avrei preferito che la bambina avesse pranzato con me. Sarà per un altr'anno. Forse. Questo è il sesto anno che passo il natale senza il mio tesoruccio, in solitudine. Speriamo che almeno lei non si sia sentita sola assieme a sua madre. E che il regalo le sia piaciuto. Asta rannicchiata ai miei piedi, si smuove, mi scuote dal mio torpore. Che ora è? Madonna, ancora solo altri dieci minuti passati. Non passa più 'sto natale!
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