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È meglio scrivere per il lettore reale
- A Bruno Corino
Amiche e amici di mail e di chat, spesso mi raccontano le loro depressioni quando i loro post non sono commentati. Si sentono degli zero come il numerino tondo e vuoto che indica la contabilità dei contributi ai loro pezzi.
All'opposto, quasi altrettanti sfogano con me la loro euforia perché i loro testi hanno raggiunto le diecimila letture e la cinquantina di commenti, e si sentono pronti per conquistare l'editoria italiana. Risultato: vengono implacabilmente spennati dagli editori a pagamento.
Come c'insegnano gli psicoterapeuti e i saggi d'ogni tempo, sia la depressione che l'euforia sono i segnali di uno squilibrio della personalità che va riarmonizzata e riequilibrata. Molti di loro, quelli più dotati di senso dell'umorismo (prima valvola di salvezza dalla nevrosi) mi chiedono: ma tu come fai a fregartene sia della depressione che dell'euforia?
Care amiche e amici, ma perché ho capito qual è l'ambito in cui ci muoviamo. Vediamo se riesco a esservi utile.
Chi ha intenzione di scrivere deve rendersi conto della percezione che il lettore ha sia del testo che legge, sia dell'autore dello scritto. Per sé stessi si scrive solo la lista della spesa e quindi soffermiamoci sulla figura del lettore.
Prima della rivoluzione di Internet c'erano grossomodo queste tipologie di lettore:
1) Il lettore implicito o modello.
È il lettore che riesce a capire e a interpretare il testo come l'autore vuole. Una specie di suo zombie, in pratica, un consumatore completamente asservito al suo scrittore/venditore.
Il lettore che viene cercato incessantemente dall'industria della letteratura di consumo e dalle sue strategie di marketing, editing, propaganda e distribuzione.
2) Il lettore virtuale o occasionale.
È quel tipo di lettore che potrebbe trovarsi nelle condizioni di leggere un testo per puro caso, di passaggio.
Sappiamo per esperienza e dalle statistiche che più dei tre quarti degli italiani legge un solo libro all'anno, perché se no si affaticano troppo le meningi, poverini.
Insomma, l'esatto contrario del lettore modello.
3) Il lettore reale.
È il lettore che prende realmente in mano il mio libro o visualizza davvero il mio testo su un video, al di là di tutte le mie strategie di marketing e di editing ruffiano e al di là del caso fortuito. L'ho raggruppato in tre simpatiche categorie:
a) Il lettore "Misery non deve morire"
Quello che, per carente preparazione culturale sia umana che letteraria, legge il testo senza saperlo distaccare da sé, s'identifica morbosamente con le idee o i personaggi dello scritto proposto e ne segue le traiettorie come se fosse una questione di vita o di morte.
Il fanatico insomma, che s'appella all'"emozione" e all'"istinto" come dogmi infallibili.
Costui è pericolosissimo, se avete letto il capolavoro di King "Misery non deve morire", avete già compreso la verità.
b) Il lettore "Professore Cagacazzi".
Il supercritico accademico, fornito di tutti supporti culturali per comprendere e giudicare il vostro testo; in genere, a meno che non gli allungate una lauta bustarella, non gli fate un favore sessuale o non incensate il suo Ego alto molto più dell'Everest, farà a pezzi il vostro scritto. È un nichilista incallito e feroce, sappiatelo, e rideteci sopra.
c) Il lettore "Aperto ma non gonzo".
Sto parlando infine del lettore disponibile a farsi permeare dalla nostra storia e dalle nostre idee, pur senza accantonare la sua autonomia di pensiero e i suoi strumenti culturali.
Sa divertirsi insieme a noi, pensare con noi, mantenendo però immutata la capacità di pensare con la propria crapa e di emozionarsi con il suo muscolo cardiaco. Sa dirci in faccia quello che pensa veramente della nostra creazione e non lo fa come il "Professore Cagacazzi", ma come un amico.
Bene, amiche e amici, questo avveniva prima della rivoluzione di Internet, che ha portato la letteratura a trasformarsi in Litweb.
Nel riflettere su questa mutazione un paio d'anni fa, io e il mio caro amico Bruno Corino, scrittore e filosofo ci rendevamo conto come la linea di distinzione che un tempo separava il lettore dall'autore sia completamente saltata.
Pertanto le categorie che ho sopradescritto non hanno più senso, se non fuori da Internet.
Dentro il fenomeno Litweb si è creata una nuova figura di lettore:
Il lettore/scrittore, un ibrido mostruoso, un soggetto misterioso, al momento ancora da studiare.
A mio modesto avviso, il lettore/scrittore della litweb combina il peggio del lettore occasionale (basti pensare al fenomeno dei troll e dei plurinicknames) con il peggio del "Professore Cagacazzi"" e del "Misery non deve morire", con una lieve e marginale presenza di elementi sani del lettore "Aperto ma non gonzo". E non è mai, ma dico mai, un lettore modello, e questo va a suo merito.
Al 99, 99% il lettore/scrittore ti commenta solo per specchiarsi e rimirarsi quant'è bello e bravo lui e se non ti commenta è perché la tua bravura lo fa schiattare d'invidia e di gelosia e ti punisce con l'unica arma a disposizione dei mediocri rancorosi: l'indifferenza.
Dentro Internet siamo tutti come dei mercanti ambulanti che vendono la stessa merce: cerchiamo tutti di piazzarla a chi la produce come noi. Già questo non ti fa ridere? Perché prendersela?
Dentro Internet cerchiamo tutti di fare comunella con chi ha lo specchio abbastanza simile al nostro, anche se ognuno di noi rivendica la fondamentale diversità della sua cornice stuccata e orpellata.
Creiamo pertanto dei clan asfittici in stile Asilo Mariuccia e guai se qualcuno vuole dare aria ai nostri compartimenti stagni! Eppure, anch'io e la mia consorte che ci amiamo teneramente da tanti anni, sappiamo che al mattino dobbiamo aprire la finestra della camera da letto per fare entrare aria pulita, se non vogliamo morire soffocati dai nostri gas intestinali che allignano, tossici e devastanti, sotto le coperte.
E allora amiche e amici di mail e di chat, volete sapere quali sono i due rimedi alle depressioni e alle euforie litweb?
Primo: seguite la cultura classica, vale a dire la vita conta più dell'opera; sappiate distinguere tra l'importanza della vostra vita e l'importanza gioiosa e valorizzante, ma relativa e illusoria della letteratura virtuale. Siate autori aperti ma non gonzi, come la letteratura classica che dura da millenni insegna.
Secondo: è meglio scrivere per il lettore reale, quello fuori da internet.
Date retta a un fesso che vive e studia la letteratura da dieci lustri.
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