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Sul treno

Tanto valeva la pena farsi coraggio e salire, si guardò indietro e pensò all'acqua cristallina che si era lasciato alle spalle e ai giorni felici ormai lontanissimi.
Il vagone del treno ero buio e vetusto, si sedette nell'unico vagone dove le chiacchere non erano sparate a decibel esagerati, prese un libro dalla borsa e si fermò a pensare a quante trame di libri che aveva letto da giovane riusciva a ricordarsi ancora.
Dove era seduto non era di certo come la sua poltrona preferita nella casa delle vacanze estive, un luogo paradisiaco e utopistico nel suo essere così un'oasi di tranquillità.
"Mi scusi è libero quel posto?"
Rimase un attimo interdetto di fronte a quella donna, vestiva d'alta classe come se fosse appena uscita da un set pubblicitario e la sua bionda chioma era una splendida cornice per un viso leggiadro come il suo.
La riconobbe subito nonostante lei ignorasse chi fosse lui, quella persona era la sua vicina di casa quando andava al mare, era una giovane che si diceva essere una vera macchina da soldi sul lavoro e infatti non dormiva quasi mai nella sua abitazione e si vedeva di rado.
"Prego, è libero si accomodi."
Si sedette in maniera goffa, il vestito non era solo un'opera d'arte ma era anche parecchio ingombrante e poteva rendere ridicola anche la dama più elegante, appena trovata la posizione più comoda tirò un respiro di sollievo.
Lui ricacciò il naso nel libro, colonne e colonne di parole senza senso, la sua mente vagava in fantasie via via sempre meno caste e sempre meno adatte ad un luogo pubblico.
Non era da lui quello che stava capitando nel suo animo, quel battito impazzito del cuore e quel desiderio animalesco erano i sentimenti di un altro ne era consapevole.
Si alzò ben attento a recitare per bene il ruolo della persona tranquilla e a capo chino senza guardarla negli occhi si accinse ad uscire dallo scompartimento.
Percorse il corridoio con passo svelto e celere al bagno, dove ricomporsi si diceva tra sè e sè, mentre le chiacchere provenienti dalle altre cabine non lo sfioravano nemmeno.
Arrivato a destinazione pose la mano sulla serratura ma la porta non si aprì e una voce fastidiosamente graffiante lo redarguì, stette fuori ad aspettare e cercò di placare quella sciocca insicurezza e tutto quel trambusto interiore.
"Mi scusi devo cambiare il mio bambino, posso passarle d'avanti?"
Una donna grassoccia e con i capelli in disordine lo guardava con aria afflitta, in braccio un piccolo frugoletto piagnucolante, era evidemente un'urgenza che non permetteva ulteriori ritardi.
"Certamente signora si figuri.."
Si fece da parte e lasciò alla signora il posto in fila, non trovò nula di meglio da fare che provare ad indovinare quale vita conducesse quella figura non troppo attraente, un modo come un altro per ingannare l'attesa e mettere un freno alle proprie tentazioni.
Distratto dai propri pensieri non si era accorto della figura che ora usciva dalla toilette, un uomo alto e magro con i capelli brizzolati e il fiato corto come dopo una corsa, subito dietro di lui una donna intenta a riabbottonarsi la camicetta in fretta e furia ma con aria soddisfatta.

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