Era tutto assolutamente calmo.
Appena, appena una leggerissima brezza sfiorava la pelle.
Il sole ancora alto e caldo, nessun rumore.
Era tutto pronto.
Ogni sorta di cibarie e fresche bevande era pronta.
Tutto ciò era sulla sabbia rossa, su stuoie e coperte.
I minuti passavano lentamente, molto lentamente.
Gli uomini guardavano quella roba con impazienza: avevano sete e fame, ma l'ora stabilita non era ancora scoccata. Era dalle prime luci dell'alba che non toccavano nè acqua nè cibo. Il sole africano era stato molto caldo e ancora lo era.
Il Ramadan doveva essere rispettato, e anche se era molto duro non dovevano bere, mangiare, fumare, a partire dall'alba fino al tramonto.
Gli uomini erano esausti ma al tramonto (le 20, 00) mancava pochissimo.
Giacevano immobili e silenziosi vicino all'acqua pronta in grandi caraffe di plastica.
Bastava allungare una mano.
Qualcuno agli angoli della bocca aveva una sostanza biancastra che si era formata per la gran sete patita durante tutto il giorno. Però aspettavano.
Così imponeva la legge e loro avrebbero rispettato la legge. "O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che possiate divenire timorati di Dio." (Sura II, v 183)
Le 20, 00 sarebbero giunte anche quella sera e infatti le 20, 00 scoccarono.
Il sole ancora caldo.
Ancora quella leggerissima brezza, forse proveniente dal mare.
La calma della natura assoluta.
Gli uomini avevano spasmodicamente afferrato le caraffe d'acqua e avidamente si dissetavano.
Di lì a poco avrebbero mangiato, bevuto ancora, fumato e fatto festa fino all'alba del mattino seguente.
Poi sarebbe tornata la calma, il silenzio.
Chi ancora avesse vegliato avrebbe poututo udire il fischio del ghibli, il vento del deserto.
Suani Ben Aden 1979