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Angy
Mi chiamo Angy e penso solo a mangiare.
Ormai da anni è diventato il mio unico pensiero. Inizio fin dal mattino, appena apro gli occhi mi chiedo cosa mangerò per colazione, cosa preparerò per pranzo e come organizzare la cena, per ritrovarmi poi a magiare tutto il previsto ed anche l'imprevisto.
La mia dispensa deve sempre essere piena e non mancare mai di nulla, tanto che quando vado al supermercato sembra che stia aspettando la fine del mondo, tante sono le scorte che mi ritrovo a comprare. Non sono razzista e non faccio discriminazioni sul colore o sulla provenienza del cibo, basta che appunto si possa addentare.
Mangio come se avessi vuoti ovunque da dover riempire, come se la mia bocca non dovesse fare altro e non parlare, come se le mie mani servissero solo ad imboccarmi invece che operare per altro.
Poi un giorno mi sono fermata, così all'improvviso ed ho smesso.
La tavola era apparecchiata, ma il cibo restava su quel piatto e non andavo oltre. Ho bevuto acqua per giorni interi, una mela ogni tanto e qualche caffè, ma l'esperienza non è durata molto. Mi sono ritrovata in un lettino d'ospedale con una flebo al braccio ed un dottore che mi ripeteva che di anoressia si muore. Devo ammettere non è che abbia molto ascoltato quello che aveva da dire, certo come potevo dare credito ad un medico che vedeva in me una persona malata di anoressia. Dalle cosce possono uscire prosciutti di ottima qualità, dal mio ventre una super pancetta e per non parlare delle braccia che potrebbero essere squisiti salami.
Dopo pochi giorni sono stata rimandata a casa, con medicine, consigli e tanto altro, ma appunto vatti a fidare di uno che non vede che salumeria sono. Appunto una bella salumeria e così ho pensato che a furia di mangiare per riempire vuoti su vuoti, avevo fatto del mio corpo il deposito di grasso più fornito dell'universo.
Davanti allo specchio senza abiti mi sono spaventata e visto che evidentemente il mio cervello continuava a pensare al cibo, ho pensato che se avessi affettato un poco di quel grasso avrei risolto il sovrappeso. Presi un bel pennarello nero ed iniziai a marcare tutte le parte del corpo che avrei voluto tagliare. Estrassi una lametta dalla mia borsetta, che si trovava lì perché nella vita una lametta può sempre servire, ed iniziai ad incidere. Non durò molto l'operazione, si pose subito un problema, perché la mia era carne viva, pulsante e piena di vasi sanguinei che iniziarono a gridare il loro dolore facendo fuoriuscire sangue ovunque, impedendomi così di proseguire. Provai su più punti, il ventre, le cosce e per finire sulle braccia, ma anche qui non finì bene, perché caddi e mi ritrovai nello stesso lettino d'ospedale con lo stesso medico che continuava a dire cose senza senso.
Parlava di amare me stessa, che non era quello il modo per affrontare il mondo ed i miei problemi, che avrei dovuto iniziare a volermi bene ad affrontare con coraggio la vita, di guardare il mondo le belle cose che mi poteva offrire ed una marea di altre cose. Io invece mi guardavo e pensavo a quello che alla fine dopo tanto mangiare, digiunare ed affettare ero diventata, un mostro grasso, logoro ed ora anche pieno di cicatrici.
Sono stata dimessa con mille raccomandazioni che chiaramente non ho seguito, come seguire le parole di un medico che ti dice che sono una bella donna, che ho tanto da dare, che il mio animo dolce e sensibile può fare ancora tanto, quando invece la realtà della mia vita è ben diversa.
Non vivo da sola, ho tanti amici e persone che mi vogliono bene, un lavoro che amo e tante cose da fare, ma piena di quei vuoti che desiderano ancora di essere riempiti.
Per questa ragioni oggi sono qui sul questo ponte. Sai quando passavo con l'auto sopra di esso e ne vedevo lo strapiombo ne restavo sempre affascinata, così mi ripetevo spesso che se mai un giorno avessi dovuto volare sarebbe stato da quel ponte che lo avrei voluto fare.
Ed eccomi qua, e tu chi sei?
Io sono Apollo e sono qui per non farti buttare.
Apollo ma che razza di nome è questo? Mi ricordi una di quelli astronavi che hanno viaggiato nello spazio. Chi può mai arrivare a dare ad un figlio un nome del genere?
Hai ragioni, sai me lo sono sempre chiesto anch'io, ma adesso sono qui per te e non per pensare al mio stupido nome. Appunto che ne dici se invece che cadere in questo grande vuoto provassimo a volare. Pensa viaggiare nell'universo, fermarsi su di una stella, sentire il rumore del vuoto e del nulla, assaporare il freddo dello spazio, guardare il sole bruciare continuamente, non avere differenza tra giorno e notte. Seguire una meteora e vedere dove essa andrà a morire, vedere nascere la vita e morire l'abisso. Che ne dici?
Penso che tu sia più pazzo di me, ma il programma mi potrebbe anche piacere e se non sono sola potrei proprio anche decidere di partire.
Dammi allora la mano ed iniziamo a volare.
Ora amico lettore, se un giorno vedrai una stella ballare, o una strana macchia sulla Luna, non ti devi preoccupare, sono Angy ed Apollo che ti stanno a guardare.
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2 recensioni:
Anonimo il 09/05/2013 16:51
Oddio, si poteva scrivere meglio, ma tutto sommato non è male. Il contenuto poi fa riflettere ed è molto attuale. Un racconto-fiaba per adulti, che ha una sua morale... bella, direi. Un saluto.
Anonimo il 06/05/2013 18:00
Racconto attuale purtroppo.
"... Mangio come se avessi vuoti ovunque da dover riempire, come se la mia bocca non dovesse fare altro e non parlare, come se le mie mani servissero solo ad imboccarmi invece che operare per altro."
Queste parole dicono tutto...
- Riempire la vita di tante cose. Troppe. Meno di quello che serve. Ma veramente quello che ci manca serve. Non bastiamo noi stessi a noi stessi? Questo racconto è dolcemente tragico e tragicamente dolce. L'errore che molte persone commettono. Pensando di punire la propria inadeguatezza puniscono il proprio corpo. Mentre il problema è nell'anima. Il racconto è scritto magistralmente, Brava Stella. Veloce ma non troppo. Tragico ma non troppo. Fantastico ma non troppo. Riesci a far sentire le emozioni di Angy. Ti entrano dentro. L'unico cosa che non mi piace è Apollo. Un po' angelo della vita e un po' angelo della morte... alla fine rimane sospeso... in aria... volando come Angy. Sarà che il finale mi ha messo tristezza e oggi non ho voglia di essere triste. Però il racconto, è bellissimo. Brava Stella. Se scrivi sempre quello che hai dentro in questo modo allora davanti a te potrebbero aprirsi porte insperate...
Anonimo il 04/05/2013 09:01
Ognuno ha i propri vuoti e cerca di riempirli come può e sa, magari sbagliando... profonde tematiche Stella, sempre più attuali ma Angy ha un compagno ottimo: Apollo era considerato nell'antica Grecia anche capo delle Muse, patrono della Poesia e Angy non salterà mai da quel ponte ma volerà con i suoi versi liberatori!
Anonimo il 04/05/2013 08:31
... Intenso.. brava Pat.!
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