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Leopardi e Lord Byron
Parametri oggettivi e soggettivi nella litweb contemporanea.
In quella miniera aurea di precise osservazioni e geniali intuizioni che è lo "Zibaldone" di Giacomo Leopardi, capolavoro indiscusso della letteratura nostrana, leggiamo una profetica descrizione dell'attuale litweb da social forum nel foglio 226:
"Laonde è veramente miserabile e barbaro quell'uso moderno di tramezzare tutta la scrittura o poesia di segnetti e (226) lineette, e punti ammirativi doppi, tripli, ec. Tutto il Corsaro di Lord Byron (parlo della traduzione, non so del testo né delle altre sue opere) è tramezzato di lineette non solo tra periodo e periodo, ma tra frase e frase, anzi spessissimo la stessa frase è spezzata e il sostantivo è diviso dall'aggettivo con queste lineette (poco manca che le stesse parole non siano cosí divise), le quali ci dicono a ogni tratto come il ciarlatano che fa veder qualche bella cosa; Fate attenzione, avvertite che questo che viene è un bel pezzo, osservate questo epiteto ch'é notabile, fermatevi sopra questa espressione, ponete mente a questa immagine ec. ec., cosa che fa dispetto al lettore; il quale quanto più si vede obbligato a fare avvertenza, tanto più vorrebbe trascurare, e quanto più quella cosa gli si dà per bella, tanto più desidera di trovarla brutta, e finalmente non fa nessun caso di quella segnatura, e legge alla distesa, come non ci fosse. Lascio l'incredibile, continuo e manifestissimo stento con cui il povero Lord suda e si affatica perchè ogni minima frase, ogni minimo aggiunto sia originale e nuovo, e non ci sia cosa tanti milioni di volte detta, ch'egli non la ridica in un altro modo, affettazione più chiara del sole, che disgusta eccessivamente, e oltracciò stanca per l'uniformità, e per la continua fatica dell'intelletto necessaria a capire quella studiatissima oscurissima e perenne originalità.
(25. Agosto 1820.)
Queste osservazioni di Giacomo Leopardi mirano a confutare la mancanza totale di parametri oggettivi nella letteratura romantica di Lord Byron, tutta tesa a produrre UN EFFETTO nel lettore con un'orgia indebita di punti esclamativi e lineette che spezzano le frase in modo furiosamente parattattico.
La formazione di Leopardi è stata senz'altro classicista e illuminista, nel senso che per lui la letteratura doveva suggerire al lettore qualcosa di chiaro, limpidamente fruibile e sensato, lasciando spazio alla sua libertà di lettura e senza violentarlo con ridondanti effetti da ciarlatani.
Eppure capiva bene e apprezzava l'importanza della rivoluzione romantica, questa reazione all'arroganza di molti illuministi e classicisti che pretendono di avere una risposta assoluta per ogni argomento dello scibile umano e d'imporle agli uomini con uno Stato totalitario e assassino.
Basti un nome su tutti: Robespierre, e ci siamo intesi sulle possibili degenerazioni del classicismo e dell'illuminismo.
Leopardi amava la nozione di volontà individuale del Romanticismo.
Sapeva bene che ciò che gli uomini fanno vivendo, non è conoscere verità assolute ma crearle con la potenza della loro immaginazione e della loro volontà creatrice.
Sapeva che il Romanticismo era nel giusto quando affermava che l'universo è un processo di perpetua autopropulsione energetica creativa, tendenzialmente ostile e indifferente all'essere umano e che non esiste alcuna struttura ultima delle cose che possa essere capita dalla ridicola ragione tecnologica dell'uomo.
Quello che non sopportava nel Romanticismo era il suo modo enfatico e pletorico di esprimere questi temi.
Rimproverava ai romantici questo stile dell'eccesso e del confuso, senza controllo dei mezzi espressivi e senza ironia, che mirava con rozzi effettacci ad annientare il sereno giudizio del lettore.
Oggi l'odierna litweb ha ereditato il peggio di quel romanticismo sovraccarico alla Lord Byron.
Tutto è stato ridotto alla sola manifestazione di parametri soggettivi.
In prosa, per esempio, è necessario creare un incipit, uno svolgimento e un finale e a livello sintattico, rispettare almeno la basilare legge di concordanza: scrivere una frase che contenga un soggetto, un verbo e un complemento oggetto.
Basta dare una rapida occhiata a Facebook e a Twitter e si scopre che questi parametri oggettivi sono ritenuti superflui, bombardati da tremende violenze ipotattiche e paratattiche.
Come scriveva quel genio di Recanati, l'unica cosa che conta oggi è magnificare il proprio ego, crearsi cricche autoreferenziali e claque a pagamento (con vile pecunia o commenti di scambio) e farsi pubblicità in modo patetico, puerile quanto disperato:
"Fate attenzione, avvertite che questo che viene è un bel pezzo, osservate questo epiteto ch'é notabile..."
Nel foglio 225 dello stesso Zibaldone, il grande di Recanati invece ci spiega che la letteratura non può essere ossessionata dai suoi effetti sul lettore, ma deve possedere dei parametri oggettivi.
"La sola cosa che deve mostrare il poeta è di non capire l'effetto che dovranno produrre in chi legge, le sue immagini, descrizioni, affetti ec.
Così l'oratore, e ogni scrittore di bella letteratura, e si può dir quasi in genere, ogni scrittore."
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1 recensioni:
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- Quando trovi un libro al supermercato, e sei attratto solo dalla copertina, bhe, rientra un po' in quello che hai spiegato come "lezione" del modo in cui bisogna scrivere e dei modi di scrivere a seconda del periodo storico e delle innovazioni portate dai circoli culturali. Gli autori fino inizio novecento, non utilizzavano in modo così massiccio i media. L'uso dei media ha appiattito la capacità del lettore e di conseguenza lo scrittore si è adeguato, per motivi commerciali, a un livello basso. Alcuni libri sono scritti come sceneggiature per un film. Gli scrittori contemporanei, replicano ciò che ci circonda, lussi, violenza, sesso, romanticismo, con intrecci, quelli più bravi, complicatissimi che ti ci vuole il quaderno accanto per prendere appunti. Dal lato dei poeti invece, penso che il loro pragmatismo è più intimo, quindi, anche con metafore funamboliche, ma io preferisco quelli che scrivono senza troppi paroloni incomprensibili con riferimenti ai classici, alla storia, perchè il comunicare scrivendo non deve essere per pochi, ma per un raggio di persone, tra quelle che leggono, il più ampio possibile. Poi la grammatica. La grammatica si è trasformata, non esiste più quella dell'ottocento, ci sono persone che scrivono tesi a pagamento per altri, che non sanno metter insieme un concetto con gli elementi base quali articolo, soggetto, complemento oggetto, verbo e via dicendo. Queste cose non vengono più insegnate o in rari casi, mentre i ragazzi sono a riprendersi con il telefonino. Eppoi esiste una casta chiusa di scrittori che impone uno stile, e in questo momento quasi apocalittico c'è un appiattimento di tutti gli autori. Considerando che a 99 centesimi trovi il romanzo uscito tre anni fa e il classico greco. Oggi davanti una libreria c'era un cartello che più o meno diceva: un libro è qualcosa che ti rimane dentro, una volta letto su carta lo puoi dare a tuo padre, a tuo figlio, non è qualcosa che appare e scompare su dei pixel. Fà tristezza in una citta come firenze vedere tre librerie storiche chiuse nell'arco di tre anni. E l'impegno pari alla poca considerazione che hanno, dovuto anche alla crisi economica attuale, le librerie ancora, chissà per quanto, aperte. Sembra di vivere il periodo in cui fù bruciata la biblioteca d'Alesandria. Mi sono dilungato e ammiro le tue citazioni e considerazioni sul concetto di Letteratura.
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