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Decido
Quando arrivai giù nel rifugio non pioveva più. Era una giornata molto poetica, credetemi, con fulmini, tuoni e altra robaccia. Molto poetica, davvero, ma anche un disastro per chi ha voglia di una bella giornata primaverile. Anche quel giorno, a causa del tempo, non avevo visto Emily, mi mancava, non pensavo che una persona potesse mancare così tanto.
Il mio programma pomeridiano, di conseguenza, collassò su se stesso e mi ritrovai all'interno di ciò che noi chiamavamo "rifugio", in compagnia di Bookie.
<Gli altri?> Chiesi, bloccando la maniglia della porta con una scopa.
<Non ci sono, siediti, ho voglia di parlare oggi.>
<Ho qualcosa da bere.>
<Non è molto.>
<Basterà.>
<Racconto ora o dopo aver bevuto?>
<Racconta ora.> Cominciai a bere lentamente.
<Oggi a scuola ho preso due panini gratis, uno l'ho venduto. Poi ho trovato questo cappello nello spogliatoio della palestra, è troppo bello.> Mi mostrò il cappello.
<È una buona giornata.>
<Sicuro. Mi dai una sigaretta?>
<Tieni.> Passai la sigaretta a Bookie e ricominciai a bere, in silenzio. Quando cominciai a sentirmi bene passai la bottiglia a Bookie. Finimmo di bere rapidamente e qualcuno bussò alla porta. Andai a rimuovere la scopa che bloccava la maniglia e Ned entrò nella stanza.
<Hola Ned.>
<Bookie, sei ubriaco?>
<Solo un poco.> Tornai a sedermi accanto a Bookie mentre Ned andò a sedersi davanti a noi.
<Oggi suoniamo?> Chiese Bookie a Ned.
<Non lo so, è successo casino.>
<Del tipo?>
<Niente, poi ne parliamo.> Calò un silenzio irritante e decisi di romperlo.
<Bookie, quand'è che iniziamo a sistemare questo buco?>
<Anche subito.> Scattammo in piedi.
<Cosa volete sistemare?> Chiese Ned.
<Stacchiamo un pezzo di parete di cartongesso e lo usiamo come panchina.>
<E come la staccherete?> Io e Bookie ci avviamo in direzione di tre piccoli scalini, ci fermammo.
<Non possiamo staccarla ora.>
<Rischiamo di essere sentiti.> Dissi. Tornammo a sedere e mi accesi una sigaretta.
<Io me ne vado.> Disse Ned.
<A domani.> Ci salutò nuovamente e se ne andò.
<Metti un po' di musica.> Presi il cellulare e scelsi una canzone. La giornata era strana, eravamo noi due, soli. Ascoltavamo musica strana, artisti strani come Daughter, Sòley o Angus and Julia Stone. Eravamo soli, ma io e Bookie sapevamo capirci. Ci sono persone che sentono dentro un profondo senso di paura nei confronti del mondo. Persone che non si sentono parte del mondo e che vivono in un universo nascosto. Sono persone di vario genere, sono coloro che la società definisce pazzi, idioti, asociali, malati o più semplicemente strani. Sono persone che, a volte, sanno nascondersi ma che non sanno sfuggire da chi è uguale a loro. Io e Bookie eravamo così, distanti dal mondo, vivevamo nelle nostre menti e ci nascondevamo in un gruppo di persone che aveva come obiettivo quello di uccidere le proprie menti.
<Passami un foglio e una penna, voglio disegnare.> Afferrai la mia borsa e passai a Bookie il foglio e la penna. La musica riempiva la sala di quel rifugio, Bookie disegnava, in silenzio. Non eravamo a disagio. Mi mostrò le sue "creazioni": Non disegnava bene, faceva proprio schifo, ma riusciva comunque a dare un tocco di classe a tutto.
<Dante Alighieri era un drogato.> Disse Bookie con decisione.
<Sicuro.>
<Si faceva di LSD.>
<Virgilio era lo spacciatore?>
<Ovviamente. Ma perché ho iniziato questo discorso!?> Cominciammo a ridere.
<Ehi Bookie, viaggiamo un po', dove vorresti essere?>
<Nel regno delle due Sicilie, alla corte di Federico II.>
<Davvero?> Lo guardai, non mi aspettavo una meta simile.
<Certo, partiamo.> Chiusi gli occhi e attesi.
<Ci troviamo davanti a Federico II, stiamo leggendo una poesia ma fa un po' schifo.>
<Perché?>
<Si chiama "Il sonetto del culo grasso".>
<Almeno il titolo è carino.>
<Sicuro.>
<Ma Federico non capisce la nostra arte.>
<No, noi non capiamo.> Scattò Bookie. <Lui se ne sta seduto, sul suo bellissimo trono, con i capelli castani che scintillano quasi di rosso e degli occhi luminosi che inseguono ogni tuo movimento. Ogni cosa che fa sembra in perfetta pace con l'ambiente. Lui non sente, ascolta.>
<Ti sei innamorato di lui.>
<Ma no, hai rovinato il momento.> Cominciammo a ridere, di nuovo.
<Tu dove mi porteresti?> Chiede Bookie.
<Io andrei a Vienna.>
<Come mai?>
<Andiamo a conoscere Mozart! Ci offrirebbe anche qualcosa da bere.>
<Mozart, com'è la sua musica?>
<Non hai mai sentito Mozart?>
<No.> Ci fu un lunghissimo silenzio, come potevo descrivere a parole la musica di Mozart?
<La sua musica e un po' come le poesie dei poeti maledetti, è qualcosa che sta fuori dal mondo e che allo stesso tempo lo migliora. È qualcosa di superiore che sfiori spesso ma che mai raggiungi pienamente, ma è un casino parlarne, rischio di impazzire.>
<E come sarebbe bere con lui? Dobbiamo fare i lord?>
<Bere e vomitare, cantare, ballare e fare discorsi idioti. Un classico.>
<Allora è dei nostri, starebbe bene con noi.>
<Ne conosco un altro che starebbe bene con noi.>
<Chi?>
<Dobbiamo andare in America, a bere e a fare a botte.>
<Sì, ma con chi!?>
<Bukowski.>
<Non lo conosco.>
<Peccato, un giorno di questi te ne parlerò. Usciamo?>
<Andiamo a fare un giro? Io andrei volentieri a casa.>
<Allora andiamo a casa.>
<No, non so cosa voglio.> Bookie cominciò a camminare per la stanza. Sorrisi, nemmeno lui sapeva scegliere.
<Bookie io vado a casa.> Dissi dopo una decina di minuti.
<Io resto e decido, a domani.>
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1 recensioni:
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- Decidere... L'indecisione di due ragazzi che l'autore definisce " persone di vario genere, coloro che la società definisce pazzi, idioti, asociali, malati o più semplicemente strani" e ancora " persone che, a volte, sanno nascondersi ma che non sanno sfuggire da chi è uguale a loro" . In questo racconto trapela il senso di disagio, che viene placato dall'alcool e dai viaggi mentali. Si torna indietro nel tempo, prendendo per il culo Ferico II, cercando la figura geniale di Mozart e il grande amico di sbronze, Bukowski. Bel racconto-dialogo, mi piace molto!