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La bambina dagli occhi tristi

Un velo d lacrime le ricoprì gli occhi, la bambina dagli occhi tristi era ancora più triste da quando il suo cane era appena deceduto.
"Esisterà un Paradiso anche per i cani e tu adesso starai assieme ai cani più buoni" - diceva a se stessa.
Fancy, aveva un muso dolce, scodinzolava davanti agli estranei e ai bambini e amava in ugual modo la solitudine come la compagnia, qualunque essa fosse.
Più volte la bambina dagli occhi tristi aveva pensato: "se rinasco voglio essere una femmina di cane. Voglio una padroncina che mi curi e mi ami e altrettanto farò io con lei. Giocheremo tutto il giorno e quando arriverà l'ora di cena, la giornata mi sembrerà breve come un battito di ciglia!".
Intanto la bambina dagli occhi tristi aveva imparato il linguaggio canile, conosceva la filosofia di vita di qualsiasi razza, le loro abitudini, i gusti in fatto di cucina e di sesso e persino la loro depressione.
A causa dell'anzianità, gli ultimi mesi di Fancy erano stati un po' tristi. Il meticcio, un incrocio tra un volpino e un barboncino aveva perso un po' la sua allegrezza e un alone di malinconia era apparso sui suoi occhi languidi. La notte poi, di colpo si svegliava, e cominciava ad abbaiare furiosamente, come se un altro cane lo avesse appena azzannato.
"Malattia senile" era stato il responso del veterinario. E non c'era cura, non c'era farmaco che potesse guarire o migliorare lo stato di salute del vecchio cane.
La bambina dagli occhi tristi era disperata. Non poteva accettare una situazione simile. Doveva fare qualcosa. Pregò allora il dio dei cani: "Se tu esisti veramente, guarisci la mia Fancy ed io ogni giorno della mia vita, invocherò il tuo nome" e poi attese.
Nonostante il voto preso, la bambina dagli occhi tristi progettava il suo futuro: "quando sarò grande voglio mettere al mondo una bella cucciolata di meticci. Li allatterò ai miei seni e cresceranno forti e robusti. È vero: ho le sembianze di una donna umana, però mi sento più vicina alla razza canina. Io sono cane dentro e nessuno può intromettersi con la mia natura".
Ma il dramma della bambina dagli occhi tristi era quello di non avere una sola natura, dentro di sé convivevano la natura animale e quella umana; il desiderio di vivere e la voglia di lasciarsi andare alla deriva, un po' come in quelle giornate che piove fittamente mentre il sole squarcia le nubi.

 

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3 commenti:

  • Anonimo il 27/09/2013 19:55
    Una fiaba che fa riflettere sull'uomo e sul compagno dell'uomo, entrambi chiamati a compiti diversi, ma accomunati dalla stessa realtà e poi chissà...
    Molto bella!
  • Dolce Sorriso il 27/09/2013 12:33
    Bellissima... circa un anno fa ho petso anch'io la mia cagnolina dopo 10 anni è stata dura... molto apprezzata... un applauso
  • Eugenia Toschi il 27/09/2013 09:14
    Un bel racconto tra fantasia è realtà, dove regna l'amore.

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