Stasera mi tocca, come diceva il mio amico Paolo, mi tocca nascondermi nello stanzino delle scope.
Qui nessuno mi vede piangere, alla mia età, come una ragazzina.
Il buio non mi spaventa più, sto bene, faccio finta di esser morta.
Che avrà mai poi di tanto terribile questa Morte?
Sarà quiete, mancanza di sofferenza e d'infelicità.
Nessuno è mai tornato da lì e comincio a sospettare che possa riservare piacevoli sorprese. Intanto ci sarà mio padre ad aspettarmi, il mio buono, tenerissimo papà che soffriva così tanto da pregare venisse a prenderlo, la Signora.
Era la vita a mordergli le carni, a non farlo più muovere dal dolore, a non fargli andare più in gola nemmeno una goccia d'acqua pur desiderandola con la mente attenta e viva. Quanto ci volle perché la Signora si palesasse finalmente! E fu pace, alla fine.
Neppure il pensiero di mia figlia mi è di consolazione stasera.
Sono stanca, infinitamente stanca. Mio padre si che troverebbe le parole per me, mi avvolgerebbe anche se un braccio era immobilizzato da giorni, gonfio e tumefatto. Abbracciami e dimmi e spiegami il perché di questa mia vita, tu che ora sai.