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Superpoteri

Prima dose: le parole
-non è affatto scontato quello che stiamo vivendo!! e vattene affanculo, vattene via!-
Luca urla, lavando i piatti, distratto, meccanico, intanto guarda i rami dei pioppi, fuori. Sono le mani di sua madre e ci si aggrappa a quei fili, disegnano ombre sbieche sulle pareti, ora senza soffitto. Vorrebbe buttarsi contro quel cielo, ma c'è Giulia, che lo fissa, lei se ne sta andando... è la volta buona:
-eppure vederti così depresso non mi aiuta, staremo meglio da soli, tienimi informata, fidati. Tieniti vivo!-
Lui deperisce piano, con costanza, sceglie la parte in ombra del muro, ormai Icaro ha entrambe le ali bruciate.

Seconda dose: il controllo
Il nuovo appartamento, lei, lo ha scelto in fretta, ha un bell'ingresso, pareti gialle, una stupida veduta di Manhattan e la cucina a posto, ma le piacciono solo le fioriere, le riempirà di zinnie, le riempirà di parole e di barriere, l'acqua colerà giù dal muro, insulti coi vicini. Deve lasciare questa mansarda, chiuderci dentro Luca, vuole tornare al sole.
Ogni cassetto scoppia di blister, capsule di diversa forma e colore, tessere chimiche di mosaico: Zoloft, Depakin Chrono 300, Depakin 500, Tavor, Carbolithium, non hanno mai funzionato, neanche un mese, neanche un giorno.
Il frigorifero è vuoto, scaffali da emporio fallito, aria fredda, che sibila tra le grate, aria azzurra non riempirà più con frutta e verdura che avvizzisce, basterà l'ero a sfamarlo.

Lui la tiene ancora ferma, con una frase, ancora alla porta:
-ma sai cosa mi solleva, ora, la notte? i programmi stupidi della TV, senza senso, potermi gestire quel tempo, da solo e non averti qui, alzata, a chiedermi cosa faccio, cosa penso. Sapere che non mi aspetti più, la notte, dal lavoro. Mi solleva tanto questo vuoto, il tuo stupido spazzolino, quello stupido, tuo, spazzolino! -
Lei lo guarda con amore, ed è come staccare la carta vecchia dal retro dei quadri, tutti quei pezzetti che restano attaccati, una parte del foglio grossa, l'altra sottile e trasparente.
è lei, stavolta, quella grossa.
Luca è un velo, fine, può vedergli attraverso, le costole in controluce, puntini di neon sulle vene dell'avambraccio, carta e lino, ostia consumata, passata da troppe mani. Lei ha fatto comunione, per tre anni, e quel pane, lievitandole in gola, l'ha quasi uccisa: asfissia.
Religione del non volerci pensare, di credere davvero che domani si cambia, poi volerci provare a credere, poi non crederci proprio più per niente.

Terza dose: le scelte
Giulia ha tre borsoni pieni di niente, sul letto, che potrebbe lasciarli, che sono solo fogli, mutande, singhiozzi e passi indietro, ma li prende su, li tira via da lì. Bacia la casa, bacia le spalle semivuote di un ragazzo di trent'anni, bacia tutto il dolore che si è raccolto sul puntino, sulla punta dell'ago. Magazzino ora vuoto, tempo di migrazioni.

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2 recensioni:

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  • Andrea Pezzotta il 07/10/2013 18:58
    Enormemente poetico e bello.. purtroppo non ho molto altro da dire poiché è il tipico racconto che subito dopo averlo letto lascia un sospiro e un "bello" sospirato leggermente! Complimenti, davvero, è fantastico
  • Vincenzo Capitanucci il 07/10/2013 16:01
    i superpoteri sono esauriti, dalla consuetudine, dalla sveglia alle sette, dalla brioche al bar, dalle fotocopie...

    Molto bello e poetico... Matteo... Magazzino ora vuoto, tempo di migrazioni...

    ... Questa è la fine... se non fosse già Apri-le..

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