Un giorno, apparentemente come tanti, durante la ricreazione nei pressi del convitto,
l'istitutore mi fece cenno, con una mano, di andare da lui, voleva parlarmi.
Mi avviai verso di lui a passo lento e indubbio come se mi sentissi in colpa.
Sinceramente pensavo che volesse richiamarmi sul fatto che m' incontravo segretamente
con M. L.
Invece, mi porse la mano e disse: bravo! Sono contento che hai ristabilito fra di voi
quel senso di amicizia e rispetto reciproco, specialmente con Rossi
che era diventato aggressivo.
Mi elogiò anche per quanto riguardava la scuola. Siccome l'avevo interrotta per un anno,
mi disse che non avrebbe mai immaginato che mi fossi ripreso in così breve tempo.
Dopo avermi fatto un sacco di complimenti, mi offrì la sua disponibilità, qualora ne avessi
avuto bisogno.
Io lo ringraziai per quello che mi aveva detto perché il tutto mi aveva fatto bene
ridandomi quel tanto di fiducia che avevo quasi perso da quando ero lontano dai miei genitori.
Ci salutammo ed io ritornai sotto l'albero che chiamavamo "acacia spinosa".
La sua ombra mi dava un certo senso di tranquillità e mi aiutava a riflettere su molte cose.
Mentre pensavo a mio fratello, tre anni più piccolo di me, e a mia sorella, due anni
più piccola di lui, sentii un pigolìo di cardellini, che conoscevo molto bene perché, da bambino,
quando mio padre mi portava in campagna mi faceva notare quelle cose che bisogna vivere per conoscerle.
Con lo sguardo scrutai fra i rami e vidi il nido, così piccolo, che si può contenere in una mano.
Ogni volta che la mamma tornava per cibarli, i piccoli, aumentavano quel pigolìo come se dicessero: a me, no a me, no prima a me!
Era uno spettacolo osservarli, anche perché il nido era ad altezza d'occhio e quindi
si vedevano perfettamente.
Avevano le testine ed il corpo coperte di bianco,
simile a leggeri fiocchi di neve, e dalle piccole ali spuntavano appena le piume
che sembravano piccole spine.
La mamma, che aveva le ali gialle e nere e la gola rossa come la fronte,
quando aveva finito di cibare i suoi piccoli, si appartava, poco più in la,
e cantava con gran maestrìa le più belle canzoni.
A mio avviso è uno degli uccelli più canori che io conosca.
In quel momento mi ricordai di mia madre.
Quando ci dava da mangiare, nei suoi occhi, si notava una gran gioia
e diceva sempre: sia ringraziato il Signore.