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McDuff
In mezzo a quella gente, in mezzo a quei passi silenziosi si nascondeva un sottilissimo velo di malinconia che l'inizio dell'estate non aveva ancora cancellato.
Era qualcosa di sbiadito, quasi impercettibile e allo stesso tempo infinitamente reale.
Ci sono alcuni giorni in cui le persone sembrano tutte d'accordo, non saprei dire perché, magari organizzano riunioni segrete la domenica pomeriggio dove si fermano e discutono davanti a una tazza di tè e biscottini cose di questo tipo:
<Venerdì mi piacerebbe essere triste, voi che ne pensate?> Potrebbe dire un qualsiasi musicista.
<Venerdì? No, torna mio nipote dall'America.> Potrebbe essere la risposta di una vecchia nonna chiusa in una pelliccia color cenere.
<A che ore torna?>
<Non lo so di preciso, verso sera suppongo.>
<Magari potremmo essere tutti tristi fino all'ora di pranzo per poi tornare a essere felici nel pomeriggio, che ne pensa?> Direbbe allora un uomo d'affari con il cellulare in mano.
<Per me va benissimo.>
<Fantastico, tutti d'accordo?> Chiederebbe a quel punto il sindaco ricevendo in risposta un boato affermativo.
Queste riunioni devono esserci, ne sono convintissimo, ma io non sono mai stato invitato purtroppo.
Mettendo da parte queste fantasie, quel giorno, il paese, ne sono sicuro, aveva deciso di essere malinconico. Al McDuff, un vecchio pub vicino al fiume, tre persone finivano di bere sulle note di un blues così lento che sembrava accompagnare, danzando, il fumo che si sollevava annoiato dalla sigaretta di Fitz.
Fitz se ne stava seduto al centro dello stanzone arredato con grosse tavole di legno e strette sedie scricchiolanti.
Stringeva nella mano destra un bicchierino contenente dello scotch pessimo. Lo beveva a piccoli sorsi e dopo aver bevuto le sue labbra sottili si arricciavano con disgusto.
Detestava quello scotch, aveva lo stesso sapore del disinfettante ma nonostante questo dettaglio, Fitz, continuava a berlo. Sarebbe stato semplice, uscire dal McDuff e andare alla ricerca di un altro pub. Sarebbe stato semplicissimo ma il McDuff, oltre ad essere il pub più squallido di tutta la città era anche quello con i prezzi più bassi e se Fitz chiedendo uno scotch riceveva sempre un liquido giallognolo che sapeva di disinfettante non si lamentava, poiché non avrebbe potuto pagarlo di meno.
La qualità non lo interessava, "La qualità è per i ricchi", diceva a denti stretti prendendo un altro piccolo sorso. I suoi occhi neri restavano incollati sul giornale, aperto alla pagina delle corse e poggiato sul tavolo.
<Girandola arancione vince l'ultima corsa della mattina staccando di tre lunghezze Pane quotidiano.> Fitz sorrise e girò la testa in direzione dell'enorme Abigail McDuff, proprietaria del pub.
<Abby..> Canticchiò Fitz. <Cosa ne pensi di Girandola arancione?> La donna sollevò la testa e puntò i suoi occhi fiammanti in direzione dell'uomo.
<Girandola arancione?> Rispose lei sgranando gli occhi. Una risata simile al sibilo di un serpente s'insinuò tra i grossi tavoli di legno. Arrivava da un angolo della stanza dove, tra la penombra e le muffe, se ne stava seduto Eremin, un giovane che indossava un vestito elegante e puzzolente con macchie di pomodoro, pece e vomito.
<Stai zitto tu.> Sbottò Abby voltandosi verso di lui.
<È comunque divertente, lo sai.> Eremin afferrò delicatamente il bicchiere di birra davanti a sé e cominciò a bere lentamente socchiudendo gli occhi in una smorfia quasi estatica.
<Devi accettare la realtà, proprio come fanno tutti.> Disse poggiando il bicchiere sul tavolo e ruotandolo delicatamente in un gesto teatrale. La proprietaria del Pub strinse i pugni e digrignò i denti.
<Vendere quel cavallo è stata una vera e propria idiozia.> Sussurrò Fitz senza staccare gli occhi dal suo giornale.
<Dove l'hai nascosto?> La voce, questa volta sottile e delicata, arrivò da uno sgabello vicino al bancone, l'uomo si era voltato verso Abby e ora la fissava con uno sguardo dolce e incoraggiante.
<Booom> Disse Eremin ridacchiando. <Sempre più diretto Maynard.> Maynard, scese dal suo sgabello con un po' di fatica e chiuse il libro che stava leggendo.
<Prima lo sappiamo e meglio è.> Disse strizzando l'occhio a Abby.
Maynard lo gnomo, così lo chiamavano in città a causa della sua bassa statura e delle mani grandi e pelose. Era un tipo diretto e presuntuoso ma riusciva sempre a emanare un'aura di gentilezza che obbligava le persone con cui aveva dei contatti a trattarlo in modo quasi servile.
<È nel bagno.> Rispose Abby con riluttanza. Un sorriso si allargò sul faccione rotondo di Maynard che annuì lentamente con la testa.
<Rinchiuso nel peggior posto possibile.> Disse Fitz sfogliando il giornale con una smorfia annoiata.
<Non ti restituirà tutti i soldi che hai perso.> Sussurrò Maynard sicuro di andare a colpire nel posto giusto.
<Ha passato tutta la vita in questo postaccio a vendere da bere a gente come noi, pensi davvero che la nostra Abby sia interessata ai soldi che ha perso?> Disse Eremin prendendo un altro lunghissimo sorso dal bicchiere ormai quasi vuoto.
<Quel cavallo poteva essere la mia fortuna ed io ho sbagliato, lo so, ma quando..>
<Conosciamo la storia Abby.> Cantilenò Fitz chiudendo rumorosamente il giornale.
<Non pensavo potesse valere così tanto, io pensavo fosse solo uno sporco animale malato e..>
<Abby, siamo qui per aiutarti.> Maynard le afferrò il braccio e sollevando la testa puntò i suoi piccoli occhi verdi contro il volto della proprietaria. <Devi solo fidarti di noi.>
<Sì, fidati di noi.> Disse Fitz ridacchiando.
<Non potrai avere tutti i soldi che hai perso ma avrai comunque qualcosa.> Eremin si leccò le labbra.
<Quell'uomo mi ha ingannata.>
<Lo sappiamo> Sussurrò Maynard dolcemente. <Tu sei stata bravissima, sei riuscita a portarlo fin qui e a rinchiuderlo nel bagno, sei stata brava Abby.> Cominciò ad accarezzarle il braccio senza staccare gli occhi dal suo volto. <Ora risolveremo i tuoi problemi.>
<Grazie.> Sussurrò Abby stremata, mentre delle lacrime cominciavano a bagnarle le ciglia.
<Questo non basterà.> Disse Fitz che sbadigliando aprì nuovamente il giornale.
<Cosa vuol dire? Cosa devo fare?>
<Abby..> Maynard disse il suo nome come quando si chiama un cane che ha appena fatto qualcosa di stupido. <Devi dirci quello che vuoi.>
<Ma voi lo sapete benissimo.>
<Io temo di non averne la più minima idea.> Disse Maynard tristemente.
<Io nemmeno.> Eremin ridacchiò ruotando nuovamente il bicchiere.
<Io sto solo leggendo il giornale.> Sussurrò stancamente Fitz.
<Voglio che sparisca.> Abby crollò a sedere su una sedia che scricchiolò sotto il suo peso. Ora si trovava all'altezza di Maynard.
<Per farlo sparire puoi semplicemente lasciarlo rinchiuso nel bagno. Come ho detto prima sei stata bravissima, hai già fatto tutto.> I tre cominciarono a frugare nelle loro tasche e lasciarono cadere delle monete sui tavoli. <Sei stata davvero brava, noi non abbiamo niente da fare qui, a presto.> Maynard s'inchinò mentre Eremin e Fitz, alzandosi dalle loro sedie si avviarono verso l'uscita.
<No!> Abby alzò la voce e Fitz, voltandosi nuovamente verso la donna le indirizzò uno sguardo interrogativo.
<No?>
<Non andatevene!>
<Non hai bisogno di noi.> Maynard sorrise e s'inchinò nuovamente.
<Ma io voglio che muoia.>
<Booom.> Disse Eremin, questa volta a voce molto bassa
<Questo è ciò che volevo sentire.> Maynard le accarezzò i capelli sporchi mentre con gli occhi andava alla ricerca dei suoi due compagni che lentamente tornarono ai propri posti. <In questo possiamo aiutarti.> Con un cenno della testa invitò gli altri due ad avvicinarsi. <Chi lo fa?>
<Io non entro in quel bagno.> Disse Eremin disgustato.<C'è la cacca sul pavimento.>
<Io ci entro volentieri.> Fitz sorrise, si leccò le labbra e osservò Maynard.
<Quindi, Fitz, lo farai te?> Sibilò lo gnomo.
<Sì, ci penserò io.>
<Perfetto, tutto è deciso, io ed Eremin possiamo anche andarcene ora, Fitz penserà a tutto. Ci vediamo domani Abby, passa una buona giornata.> I due uscirono lasciando Abby sulla sedia. Fitz, con uno sguardo luminoso negli occhi cominciò a percorrere lentamente il perimetro dello stanzone fino a giungere alla porta del bagno dove si fermò.
<Abby, è meglio se chiudi il pub per oggi.> La donna si alzò dalla sedia senza dire una parola e cominciò a preparare la chiusura. Quando si voltò a guardare Fitz si accorse che era già entrato nel bagno e che tutto, tra qualche attimo, sarebbe stato migliore.
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