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La campanella di natale
Era il periodo natalizio. Maria decise di appendere delle campanelle all'entrata, subito dopo il portone d'ingresso, per dare una sferzata di colore all'ambiente grigio, rovinato in una delle tante palazzine del comune che drizzavano irte come muri di cinta.
L'aveva appesa ed ora restava sospesa nel vuoto immobile con una linguetta all'interno: sarebbe bastato un lieve colpo d'aria per farle emettere quel suono tintinnante che richiama le renne e quell'ambientazione festosa di paesi ricoperti di neve.
Tutti passavano per di lì, alcuni non la notavano affatto, altri gli davano un occhiata fuggevole, in particolare però aveva smosso l'attenzione dell'inquilino dell'ultimo piano:un uomo maturo che sfiorava i settanta. E passandoci sotto sentiva l'urgente bisogno di beccarla con il suo porta chiavi per sentirne l'effetto che avrebbe sortito su di lui, quel din din din. Al secondo passaggio non resistesse e la colpì, ma talmente forte che si ruppe brutalmente, si divise in tre parti due delle quali caddero a terra, l'ultima ciondolò al di sopra intenta ancora a muoversi senza emettere un "gemito". Rimase molto dispiaciuto ma non sapendo a chi rivolgere le sue scuse decise di ignorare l'accaduto.
Quando Maria la vide, la sua splendida campanella rotta pensò a quale vandalo fosse venuto in mente, magari sarà stato un bambino troppo dispettoso, non aveva resistito alla tentazione, non lo sapeva e non lo voleva sapere. Non c'era, in fondo, da prendersela troppo, se ne sarà sicuramente pentito, pensava tra sé e sé. Così decise di comprarne un'altra, identica, e di rimetterla allo stesso punto. La appese e questa volta le pareva più bella dell'altra, soddisfatta la guardò rimirandola. Salì soddisfatta in casa pensando alla sua stupenda campanella: in attesa dei passanti, stavolta nessuno l'avrebbe toccata, era un piccolo ninnolo niente di più eppure le dava gioia e magari anche agli altri.
Passò qualche giorno gli inquilini scendevano e salivano: chi di fretta, chi con lentezza e sbadataggine sbattendo il portone che si chiudeva con un energico tonfo, che tanto infastidiva Mari, non erano mai servite tutte quelle lamentele e ci aveva dovuto fare l'abitudine, in fondo la gente non ci pensa nell'ignoranza o nell'incomprensione del prossimo, ma bisognava convivere e poi era natale, un motivo in più per essere sereni. Passò sotto anche il signore e la vide di nuovo, come fosse sbocciata dall'altra rotta, era di nuovo lì e stavolta si disse di non cedere all'infantile spinta di doverla sentire cantare. Passava e ogni volta la vedeva, ma non gli bastava, mancava la melodia, ma resistette, resistette fino al terzo giorno. Passò di nuovo lì, ed era ossessionato, la vedeva ferma, statica, una campanella che non suona é innaturale, pensava, così allungò la mano e gli diede un piccolo colpo, si mosse appena, ne diede un altro la sentì "dibattersi", era contento come un bimbo con il suo nuovo giocattolo. Passò tre quattro volte" din, din, din ma la quarta toc, si ruppe di nuovo. Si voleva nascondere, si abbassò come un cane bastonato e passò dritto, veloce, guardandosi alle spalle, si rintanò, nessuno l'aveva visto, ne era sicuro. Si nascose come un bimbo che abbia commesso una marachella con quella vergogna che lo assaliva: un uomo maturo come lui, e si dava dello stupido.
Quando la vide, di nuovo spaccata andò su tutte le furie, di nuovo con quale coraggio!!! pensò. Non era più in sé e quello spirito natalizio era fuggito via come era venuto, per aprirsi un varco di isteria che non voleva più controllare. Non sapeva chi fosse stato così decise di mettere un foglio sulla sua porta e di scrivere al colpevole ciò che pensava. Ma perché non rompi qualcosa di tuo, se hai le palle per poterlo fare!!! Lui passò di lì, lo lesse, voleva eclissarsi, adesso sapeva chi era stata a metterle. In preda al panico si sentì inerme come se la volta che l'avesse incontrato, guardandolo, avrebbe capito chi fosse lui.
Non poteva più fare finta di niente, prese coraggio andò da un fioraio, non si sarebbe potuto presentare senza niente in mano, una pianta avrebbe ammorbidito la situazione imbarazzante che doveva affrontare. Bussò alla porta, un sudore freddo gli scendeva sulla fronte, salve disse quando lei aprì la porta. Lei rimase sorpresa che voleva con quel vaso in mano, il signore che abitava tre piani sopra di lei, si salutavano quando si incontravano a mezza bocca ma niente di più. Volevo scusarmi per la campanella sono stato io disse, ma prima che lei aprisse bocca continuò, non so cosa mi sia preso, ma ogni volta che mi trovavo lì sotto, si ecco, sentivo il bisogno impellente di sentirla suonare e colpendola troppo forte, ecco... E poi è successo un'altra volta. Le mie più sentite scuse, lei gli disse di non preoccuparsi, anzi trovarne di persone, pensava della sua età, che hanno ancora il gusto di sentire suonare una campanella... E sì trovarne. Prese la pianta si ritirò in casa, forse nella rabbia che ne era venuta fuori, aveva capito che forse solo lui, seppur in modo maldestro, aveva capito lo spirito di quell'oggetto per molti insignificante. Riaprì la porta per staccare il foglio e buttarlo via. Sfumando la rabbia in riflessione, una delle tante che la portò a riformulare lo spirito del natale in qualcosa di più solido da trasferire alla vita di ogni giorno, magari iniziando a notare di più le persone le le gravitano attorno.
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1 recensioni:
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- Il desiderio grande; condividere la propria gioia con gli altri. La campanella che era stata messa li apposta, ma il timore l'indifferenza, la fretta che assicuta l'uomo moderno non consente a questo gioioso strumento di emettere questo suono tanto desiderato. Maria riprova ancora, un'altra campanella riprende il suo posto, la delicatezza del gesto, l'attesa vana e alla fine la bella favola ha il suo lieto fine. È Natale!
- Un bel messaggio da cogliere e da condividere.
Scritto molto bene, ma nel momento in cui riferiamo per filo e per segno lo svolgersi di una storia, limitiamo, secondo me, il coinvolgimento del lettore. Su questi siti, non dobbiamo dimenticare che la maggior parte degli utenti sono degli autori.
Gli Autori tendono a riempire gli spazi mancanti, dando una loro personale interpretazione della lettura proposta.
Mi sono un po' incartato nel riferire il mio concetto.
Mi auguro di chiarirlo successivamente.
Lavoro comunque di classe e di valore.
Salut, Paulette.
À la prochaine.
Oissela
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