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Figlia della Primavera
In un paesino nascosto da vette sempre innevate e boschi impenetrabili, viveva un popolo dedito all'agricoltura. Nessuno conosceva la sua esistenza e gli abitanti del paese se ne guardavano bene dal farsi trovare. Conoscevano la crudeltà e l'indifferenza che regnava sulla terra.
Per questo si erano organizzati in modo da non aver bisogno del mondo esterno.
Il paese era formato da tante casette di mattoni rossi, ad un solo piano.
Ognuna di loro aveva giardino, orto e stalla. Le case erano calde ed accoglienti e nelle lunghe serate invernali si riunivano tutti nella casa del sindaco del paese, dove un enorme camino irradiava il caldo
dei ceppi che i boscaioli si procuravano tagliando gli alberi che ormai erano arrivati alla fine della loro lunga esistenza. In estate il popolo si riuniva sotto le fresche ombre delle secolari querce.
Passavano gli anni e tutto procedeva serenamente. Le mucche davano il latte, i campi il grano, le galline le uova.
I bambini crescevano sani e forti fin quando, un triste giorno, passò per il paese un viandante avvolto in un nero mantello, nessuno sapeva da dove venisse e nonostante il suo aspetto orripilante, lo accolsero con amore. Lo rifocillarono, lo fecero riposare e quando fu ora di ripartire gli regalarono cibo per il viaggio.
Lo accompagnarono alle porte del villaggio e nel salutarlo gli chiesero
-Come ti chiami viandante
Questi si girò verso loro, aprì il suo nero mantello, nel cielo apparvero nuvole nere che oscurarono il sole, il suo ghigno diventò ancora più orribile e dalle sue invisibili labbra uscì una voce stridula
-io sono crudeltà e invidia e da oggi il vostro paese conoscerà solo miseria e disperazione.
Poi scomparve.
Passarono gli anni e purtroppo la maledizione di quell'orribile essere si avverrò, molti animali morirono di misteriose malattie, i campi diedero raccolti miseri, il sole non riusciva più a perforare con i suoi caldi raggi la coltre di nuvole nere. Ma il fatto più inquietante era che non nascevano più bambini da quella lontana maledizione.
Passarono ancora anni e il paese era ormai allo stremo, le case fredde e umide, i camini non riscaldavano più quelle mura tanto amate. Nessuno più si parlava, ogni donna o uomo se ne restava chiuso in casa e quei bambini che negli anni passati giocavano nei prati fioriti erano diventati adulti dimenticandosi della felicità che li aveva visti crescere allegri e fiduciosi nel futuro.
Tra questi ragazzi vi era Cesare che non voleva credere che il paese dovesse spegnersi pian piano per colpa del malvagio. Un giorno in cui l'aria era ancor più fredda del solito e le nuvole grigie e nere devastavano la terra con grandine e pioggia, Cesare si recò dal sindaco e disse
-Ora basta, andrò in cerca della crudeltà e dell'invidia e l'ucciderò. Se non servirà a dare vita al nostro paese
almeno vi vendicherò.
Fu così che partì in quella buia giornata, era il 20 aprile.
Scalò le alte cime della montagna che nascondeva il villaggio e si inoltrò nel buio bosco alla ricerca di crudeltà/invidia.
Improvvisamente vide un bagliore provenire da una grotta, si avvicinò furtivamente pronto alla lotta.
Quando fu vicino all'ingresso guardò all'interno e ciò che gli apparve lo lasciò esterrefatto.
Una esile fanciulla, vestita di fiori, folti capelli biondi emanava quella luminosità che lui vide da lontano. Sentendosi osservata, si girò verso lui: era bellissima, occhi azzurri come il cielo della sua giovinezza, un radioso sorriso le illuminava il volto e la sua voce suadente sussurrò
-Ciao Cesare.
Il ragazzo restò allibito, come faceva a sapere il suo nome? Lei allungò una mano invitandolo ad entrare.
-è da tanto tempo che ti aspetto, io sono Primavera.
Cesare si innamorò perdutamente e lei ricambiò il suo amore.
Cesare non si accorse dello trascorrere del tempo, non sapeva quanto avesse vissuto con Primavera in quella grotta. Fino a quando un giorno lei gli disse
-cesare domani nascerà nostra figlia.
-Una figlia?- domandò lui incredulo e si accorse che era vero Primavera era in attesa di un bambino.
Cesare capì che la sua donna doveva essere una fanciulla speciale e per la seconda volta le chiese
-ma tu chi sei?
-Sono primavera amore mio, la regina dei fiori e dei profumi, delle nuvoli leggere che corrono nel cielo,
delle rondini e tua moglie. Ero stanca di dover stare rinchiusa nella grotta per colpa di crudeltà/invidia, per questo ho cercato e cercato nel tuo villaggio alla ricerca di un cuore buono, fino a quando non ho incontrato il tuo, col quale dividere il mio amore. E da noi due nascerà che potrà finalmente distruggere tutta a malvagità.
Il giorno dopo, come aveva sentenziato primavera, nacque una graziosa fanciulla.
Cesare la prese in braccio e baciandola percepì l'amore che emanava da quel piccolo corpo caldo e chiese
a Primavera
-come la chiameremo?
-possiamo darle solo un nome, quello della nostra terra: GAIA
Nell'attimo stesso in cui pronunciò quel nome, un forte vento iniziò a sferzare le cime degli alberi, le spaventose nuvole si dissolsero, il sole tornò ad illuminare la vallata ed il bosco riprese colore e vita. Il paese rinacque ed al ritorno di Cesare con Primavera e Gaia tutto si tramutò in bellezza.
Crudeltà/invidia scomparve da tutta la terra e da oggi Gaia è una terra dove l'amore e la pace non potranno mai essere sconfitte da nessun essere malvagio, perché al mondo vi sarà sempre una bambina che verrà chiamata GAIA.
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