La consuetudine non potrebbe essere costante; in un universo che perennemente si muove anch'essa è soggetta alla necessità di modificazione, obbedendo alla legge che impone l'inversione di polarità a ogni realtà che sia giunta ad aver maturato ogni suo ciclico momento di manifestazione. È per questo che ogni esaurirsi di possibilità ne genera altre nuove, in un'indefinita serie di cicli, ognuno conseguente a quello dal quale è stato generato, e che l'ha preceduto. Così, ciò che è stata una consuetudine... improvvisamente è afflitta dall'insoddisfazione di sé, e avvisa della sua incompletezza attraverso la necessità di essere modificata. In realtà essa è consuetudine soltanto per chi la vive in quel modo, ed è il legame che unisce chi vive alla realtà vissuta che si strappa. Una realtà considerata consueta da chi la vive può anche durare a lungo, ma solamente quando essa è armonica nel suo condurre a buon fine la perfezione di chi la vive, e questo significa che la lunghezza della durata della migliore consuetudine, dovrà sempre essere la più breve possibile.