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Perché scrivo

Occasionalmente accade che chi scrive, per passione e non per lavoro, si chieda quale sia la ragione essenziale del proprio scrivere.
Non è come il chiedersi per quale motivo si vada al cesso al mattino; in questa ultima eventualità passione e lavoro condividerebbero la stessa valenza.
Tra le innumerevoli ragioni che vogliono soddisfazione dalla scrittura una è la mia preferita, e credo sia quella che le dita stringono quando si sventola il ventaglio costituito da tutti gli altri motivi: io scrivo per me stesso.

— Oh oh... — qualcuno dirà
— Che idiozia!
— Che scusa puerile
— Tutti sanno che il pensare esaurisce le funzioni del dialogo con se stessi
— Perché lasciar tracce così sconvenienti di sé? —

— Perché io non scrivo per avere in cambio una convenienza— risponderei... se fosse del tutto vero.

Invece una convenienza c'è ed è data dal fissare, nero su bianco, concezioni migliorabili nel tempo che io trascorro cercando di migliorarmi.
Il pensiero scolpisce se stesso attraverso le emozioni che suscita, ma non è l'emozione il faro che cerco. Troppo mutevole è il sentimento perché possa sperare di rappresentare valori immutabili, e io scrivo per destabilizzare un errore.
L'errore che si commette quando ci si affida soltanto all'emozione, nella speranza di riempire un vuoto di valori.
L'ovvietà criminale che consiglia di andare dove porta il cuore è, dal mio punto di vista, analoga a quella che assicura il lavoro renda liberi.
Il vero cuore è quello che non contraddice la ragione, e la vera ragione è quella che senza il cuore si rifiuta di agire.
Che l'esistenza corrisponda a una donazione solo chi ruba non lo sa, e questo deve essere sufficiente per associare al sacrificio di sé un valore che il sacrificare gli altri non ha il diritto di rappresentare.

Io scrivo, ogni volta, per ricordarmelo.

 

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 04/07/2014 10:20
    "L'ovvietà criminale che consiglia di andare dove porta il cuore è, dal mio punto di vista, analoga a quella che assicura il lavoro renda liberi." Sono parole su cui riflettere: credere che sia sempre bene andare dove ci porta il cuore è una pia illusione, una specie di "oppio dei popoli". L'importante è non escludere né il cuore né la ragione, come ben concludi. La tua sintassi non è sempre facile ma forse è questo che la rende affascinante. Se ho ben capito, concludi dicendo che non possiamo fare della sofferenza (nostra) un culto se questa provoca la sofferenza degli altri? Se ho frainteso, correggimi!

12 commenti:

  • massimo vaj il 16/07/2014 07:56
    Quando leggo le cose che ho scritto sette anni fa, quando ho iniziato a scrivere, capisco meglio chi ero allora e cosa è cambiato in me. Alcuni cambiamenti sono stati opera mia, altri imposti dalla vita, che ringrazio anche per la sua durezza. Modificarsi è sempre difficile, perché dev'essere l'intelligenza che lo considera necessario per non offendere il sentimento che soffre, quando non c'è equilibrio all'interno di una persona. Intelligenza e sentimento che la volontà non può ignorare a lungo. Quando leggo le cose che ho scritto in passato la mia intelligenza gioisce, insieme al sentimento, per aver convinto la pigra volontà a muoversi.
    Per questo l'intelligenza il sentimento e la volontà sorridono, scambiandosi sguardi d'intesa, quando leggono che qualcuno dice di scrivere perché vuole raggiungere il successo editoriale.
  • vincent corbo il 05/07/2014 06:46
    Beh, ma qui adesso si comincia a mostrare i muscoli!!! (oltre la materia grigia).
  • massimo vaj il 04/07/2014 19:58
    Giacomo non si accorge di essere uno dei tanti che sono allineati sui blocchi di partenza della gara che promette successi editoriali. Quella competizione non fa per me, perché chi scrive per se stesso può gareggiare solo contro se stesso. Mi spiace che lui non si sia accorto che se vuole mettermi su quella linea di partenza, dovrà mettermi girato dalla parte opposta a quella che si è dato.
  • massimo vaj il 04/07/2014 19:43
    Vedi Giacomo, non tutte le persone intelligenti sono dei timidi mollaccioni. Ora sono un contadino di montagna, ma ho vissuto una vita a Quarto Oggiaro, in mezzo a una moltitudine di mafiosi e prepotenti sempre pronti a sbandierare i propri muscoli, non potendo esibire dell'intelligenza. Poiché io non ho mai avuto peli sulla lingua questi malavitosi sono presto entrati in conflitto diretto con me fina da quando ero un ragazzino. Dopo diversi occhi neri e costole rotte sono stato costretto, per questioni legate alla sopravvivenza, ad iscrivermi in una palestra del quartiere, avevo quindici anni, dedicandomi al Karate, finendo poi nel ramo agonistico. Purtroppo, a ventuno anni ho cominciato a viaggiare per il mondo in autostop e ho lasciato la palestra nella quale ho anche insegnato ai ragazzini. Non amo combattere perché mi fa star male ferire persino i prepotenti, e nel mio quartiere i mafiosi, per suonarmele, hanno dovuto tendermi un agguato armati di pistole. Non ho potuto soffiarmi il naso per due mesi. Tutto questo non ha ostacolato la mia intelligenza né il mio coraggio, che mi consente di sorridere comprensivo quando qualcuno, con evidenza pieno di problemi caratteriali, tenta di affogare senza riuscirci giurando poi di essere un sommozzatore che sperimenta i propri limiti intellettuali, e lo fa buttandosi a capofitto in un liquido che non assomiglia all'acqua.
  • massimo vaj il 04/07/2014 19:29
    La gerarchia c'è nelle intenzioni che inducono a scrivere. Prima scrivo per me stesso e, se non disturba, poi consento ad altri di leggere ciò che ho scritto. A me farebbe piacere che qualcuno possa trarre un qualche giovamento dalla conoscenza alla quale ho accesso, ma da quello che vedo ci sono degli individui, per fortuna pochi, che anche di fronte all'evidenza dei propri estesi limiti intellettuali si piccano di mettersi in competizione, e inanellano figuracce come fossero delle preziosità da collezione.
  • Anonimo il 04/07/2014 16:41
    Ora rispondo a Vaj... tu come fai a dire quelle cose su di me?... mi conosci?... e allora?...è evidente che non sai rispondere a modo ed allora fai il buffone prendendotela con la persona anzichè analizzare il pensiero che sta dietro le parole. Sintetizziamo, e parliamo chiaro che tanto non impressioni nessuno col tuo linguaggio snob, vagamente demodé... io non ti credo che pubblichi per te stesso e la dimostrazione è che se così fosse non staresti lì a rispondere a Ferdinado pubblicando a tua volta un pezzo di prosa... rispondigli nel commento, o no?... io di te come persona non so niente e non mi interessa attaccarti da un punto di vista personale... io dico solo che il tuo ragionamento lo hanno già fatto 80 autori web su 100 e che nemmeno a loro credo. I più bravi autori, ma bravi veramente, gente tradotta pure in russo e inglese( se vuoi ti do i nomi così impari a scrivere, che non è il tuo forte... parlo di capacità narrativa limitata, non di valore del pensiero... sei un mediocre prosatore, uno che si cammuffa dietro i paroloni e i sillogismi)mi hanno confidato: non pubblico più su Poesieracconti perché non si legge più come una volta e non si commenta... perché mai dovrei pubblicare lì, per sentirmi depresso dal fatto che nessuno mi caga?... ora tu potrai dirmi che per te non è così, ma io statisticamente parlando non ti credo... dovessi puntare una somma di danaro sulla tua verità, ammesso che ci fosse un'entità superiore in grado di rivelarlo, punterei 5 a 1 che menti... altrimenti non pubblicheresti tutta quella roba... mai nessuno ho visto pubblicare di tutto come fai tu... nessuno è un po' poco, non ti pare?...
    Ora, se la smetti di offendere tutto bene, sennò per mandarti a cagare ci metto tre minuti... e bada bene che tu sei talmente offensivo da farmi credere che forse, ma dico forse, li hai tu dei problemi, non io...
    io sono una persona normalissima, faccio tutte cose normali, sto bene, faccio sport, ho una moglie bella e più giovane che mi adora, due figli splendidi, vivo di rendita... ma che cazzo dici, Vaj... chi vuoi convincere, o spoaventare?... io no di certo... forse tu frequenti gente strana, infelice, drogata, alcoolizzata, depressa... io no, vengo dal mondo dello sport, faccio ancor oggi i campionati italaini di nuoto, sono istruttore sub, mi immergo alla mia bella età a sessanta metri con facilità, potrei spaccare il culo a quattro vaj messi insieme perché da come parli sarai una mezza sega, mentre io ho fatto almeno dieci sport e ho fatto pure il pugile( ti consiglio di leggere il mio Tre naziskin e il barbone così impari qualcosa... ma anche Il giorno che decisi di diventare ebreo dimenticando che amavo la poesia... leggi e impara, guarda il numero di letture e i commenti, Vaj)... sai perché ti dico queste cose?... solo per farti capire che queste che possono apparire offese non lo sono in quanto sono solo esempi di come si affronta male un discorso... e quel brutto modo i affrontaro è il tuo che non sapendo rispondere dici di me cose inaudite, offensive, senza sapere chi sono. Rileggiti il tuo commento e vaffanculo... e leggi, scrivi meno e leggi che forse impari qualcosa.
  • Anonimo il 04/07/2014 16:14
    Vede Rossella, io non faccio mai polemiche, posso durare sei anni a discutere del sesso degli angeli senza colpo ferire. È lei che invece parla di polemica, e quindi innesta un vulnus nei fatti... vede, io sono un "simpatizzante" di quel grande che disse: I fatti hanno la testa dura ed i fatti dicono che se il cuoco di una mensa militare cucina per 4000 soldati e distribuisce il rancio, non lo fa per se stesso... nessuno pubblica le cose scritte per se stessi... la gerarchia di cui parla Vaj è un escamotage... non esiste la gerarchia dello scrivere... assolutamente... io questo argomento l'ho affrontato già centinaia di volte ed i fatti dicono che: su 100 autori web che pubblicano almeno 80 dicono che lo fanno per se stessi e guardacaso sono quelli che non bucano il video, non hanno letture né commenti...( escludiamo Vaj che è un'eccezione)... gli altri 20 che invece hanno un buon riscontro( attenzione, con questo non dico che sono i migliori, le dinamiche della lettura e dei commenti sono molteplici e variegate) sostengono di pubblicare per avere consensi in letture e commenti. Le do pure una dimostrazione: lei prende un bravo autore, anzi bravissimo, e lo fa pubblicare su La Recherche( ne conosco parecchi)... lì non si lgge e non si commenta narrativa, solo poesie, e poco pure quelle... sembra un sito morto... bene, i bravi autori scappano, mollano... questi sono i fatti... il cuoco della mensa militare cucina sì anche per se stesso( lo faccio anch'io) ma in maniera completamente diversa da quello che cucina per la truppa... dimostrazione, chi scrive per se stesso scrive come parla e come mangia... ahahahah... ma lei lo immagina Vaj che va dal giornalaio e usa termini quali:armonioso frutto, asperso, infelicità aggrappate sulla schiena... ahahahah... Vaj, io sono un uomo felice, ricco, bello, in salute e innamorato... ma che cazzo dici, sei fuori di testa?... vede come parla Vaj, crede che pari così a se stesso?...
  • massimo vaj il 04/07/2014 13:45
    Perché scrivo: Io scrivo, ogni volta, per ricordarmi che è essenziale il sacrificio di sé, quanto è deprecabile il sacrificare gli altri.
  • massimo vaj il 04/07/2014 13:40
    Scrivere per se stessi non esclude il voler dare accesso anche ad altri alle cose che si sono scritte. È una questione di gerarchia, allo stesso modo in cui il lavoro interiore fatto sulla propria persona non esime dal riversare su altri l'armonioso frutto che deriva dai risultati ottenuti. Giacomo è uomo di poche parole che detesta il non riuscire a capire ciò che scrivo. Per questi suoi problemi, che lui ama avere, trova che l'essere asperso dalla beatitudine che la mia conoscenza distribuisce a secchiate, non possa mondarlo dall'infelicità che gli sta aggrappate sulla schiena per suggerirgli quello che deve pensare del mondo.
  • Anonimo il 04/07/2014 13:11
    Scusi, Colosio Giacomo io nel commentare il testo non ho preso in considerazione la dichiarazione "Io scrivo per me stesso", ma altre considerazioni dell'autore, sul rapporto tra "cuore" e ragione. Per il resto, ognuno è libero di scrivere per chi vuole. Il fatto che si pubblichi per avere un riscontro da parte degli altri non esclude che la molla che ci spinge a scrivere sia far chiarezza in noi, sollevarci dalla sofferenza, fissare i ricordi prima che scompaiano. Quasi tutti i grandi scrittori scrivono per se stessi, ma poi, per fortuna, hanno reso le loro opere pubbliche e immortali. Tengo a far sapere che non voglio assolutamente immischiarmi in polemiche personali, cosa che mi sembra essere alla base dell'intervento di Colosio.
  • Anonimo il 04/07/2014 12:16
    Che quella di Vaj sia una balla clamorosa, balla che lui dice forse a se stesso, quindi in buona fede, lo abbiamo capito tutti, probabilmente tranne la povera rossella. Povera nel senso buono della parola, vale a dire anima bella che crede alle panzane pur che siano scritte in linguaggio di non facile assimililazione, come Ella stessa ammette.
    Che l'assunto dell'autore pecchi sia di tesi che di ipotesi è lampante... se non erro su questo sito( ma forse è successo su un altro... chissà abbiamo già sviscerato l'argomento e tutti quelli che si sono affannati a sostenere che scrivevano per loro stessi hanno dovuto ammettere che l'obiezione più evidente, vale a dire: e allora perché pubblichi se scrivi per te stesso? rimaneva senza risposta e quindi abbandonavano campo di battaglia e discussione.
    Vaj non lo farà... questo è ovvio, ma ciò non toglie che a cà nissuno è fesso... la prima regola della buona scrittura dice: se volete scrivere bene non nascondetevi dietro il paravento della frase: scrivo solo per me stesso...è una balla, come dice giustamente anche U. Eco questa scusa di alcuni autori. E allora perché pubblicate, ribadisce nuovamente Eco in una sua bustina di Minerva.
    Io vado contro corrente ed in parte voglio difendere Vaj, anche perché anch'io a volte scrivo solo per me stesso... l'ho fatto parecchie volte solo che questi miei scritti, di vario tipo, scientifico, autobiografico, amorevol letterario li conservo gelosamente. Quand'ero militare scrvevo due lettere d'amore al giorno... quasi per me stesso perché erano indirizzate a mia moglie e noi due eravamo, e siamo, una cosa sola... due cuori e una capanna, come usa dirsi a Napoli.
    Però, ecco dove mi sento di contestare, le cose che ho scritto per me stesso o mia moglie sono rigorosamente topo secret... nemmeno i miei figli possono leggerle perché perderebbero la fiducia di padre integerrimo che hanno in me... ahahahah... quindi quelle settecento e più lettere verranno distrutte post mortem mia e di mia moglie.
    Ultima obiezione, ma non per importanza, il titolo di questo racconto autobiografico( ma questo non lo è racconto...è un pensiero) è errato in quanto la risposta a Perché scrivo non può essere per me stesso... allora il titolo dovrebbe essere: per chi scrivo...
    Oppure, se conserviamo il titolo, la risposta allora, anche senza usare frasi auliche e contorte, dovrebbe essere: scrivo perché dopo sto meglio e quindi in ultima analisi scrivo per rendere me stesso un po' meno infelice... inoltre pubblico per far sapere agli altri che quando scrivo per me stesso di loro me ne sbatto i coglioni ergo pubblico per spaccar le balle al prossimo... questa ultima si chiama logica sequenziale di ragiuonamenti etico-social filosofici... ahahahah...
    Beh, volevo mollare l'osso ma mi accorgo che Ferdinando aveva pubblicato: Perché sentiamo la necessità di scrivere... lui restava sulle generali ed argomentava con una certa logica le sue intime convinzioni.
    E allora mi chiedo e ti chiedo, Vaj... non è che hai scritto sta roba per rispondere a Ferdinando?... guarda che ci sono pure i messaggi, o avevi voglia di rubare spazio alla lettura di un argomento facendo il controcanto?... boh, non lo so... fai sorgere dubbi... holahola, stammi in gambhola, io sono in gambhali con letame e carrihola.
  • massimo vaj il 04/07/2014 11:15
    La sofferenza non deve mai essere un culto, anche se è l'inevitabile necessità che hanno tutti quelli che vogliono spegnere il fuoco delle passioni insane. Il sacrificio di sé è la chiave universale che apre le porte dietro alle quali si cela la Verità, e mai comporta il sacrificio altrui. Sacrificare il proprio ego, che rappresenta la superficialità egoistica è doveroso per chiunque ami la possibile libertà data dall'essere lievi. Più leggeri si è, meglio si danza, cita un detto africano. Erodere la superficie di sé conduce al sé centrale, luogo senza tempo né spazio dove dimora la Perfezione che è espansione al suo massimo grado possibile. Come acqua su pietra che scotta il nostro sé, finalmente liberato dal peso imposto dalle limitazioni implicite all'essere, si aprirà alla consapevolezza. Fusi con essa, ma non confusi.

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