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La festa
È molto esiguo il numero delle persone impossibilitate a vivere i vari festeggiamenti nel corso dell'anno, con qualcuno di famiglia che tenga compagnia ed animi la ricorrenza con la propria fantasia e con i propri mezzi. Si tratta in genere di gente assolutamente sola o gente ammalata che non è in grado di godere neppure ciò che normalmente viene offerto anche nelle case di cura.
Ma ciò non fa testo. Ciò che invece non mi trova d'accordo, è che la maggior parte della gente viva la festa davanti ad un televisore con l'illusione ed anche la pretesa che si passi una soddisfacente festività in compagnia di uno schermo nel quale si ostenta gente che gode davvero la festa, mentre essi, davanti al video, stanno a guardare come allocchi, persino soddisfatti che altri si divertano al posto loro.
Qui si che mi parrebbe salutare fare un passo indietro e ritornare a quando la famiglia trascorreva la Notte di Natale andando alla Messa solenne, giocando a tombola intorno al tavolo, sgranocchiando i dolcetti fatti in casa, per potersi dire, nella gioia, di essere una famiglia che si ama e che sta bene riunita.
Se davvero abbiamo bisogno di un momento di svago, procuriamocelo, cerchiamo di andare in qualche luogo dove si possa parlare e ridere con qualcuno; altrimenti la festa non esiste e noi ne veniamo estromessi, emarginati, persino nei giorni del Santo Natale e della Santa Pasqua.
Ciò senza nulla voler togliere all'impegno dei media verso tutti coloro che, senza alternative ai loro programmi, si sentirebbero disperatamente soli.
Sappiamo quanto sia arduo organizzare la festicciola per i propri figli in occasione del compleanno
od altro.
Fin da quando i miei ragazzi erano piccini, mi accorgevo che in tali occasioni dovevo mettere nel conto finale un considerevole numero di oggetti andati perduti, altri rovinati, tanto da doverli mandare dal restauratore per l'aggiustatura o la lucidatura.
In seguito le cose peggiorarono ulteriormente poiché i figli erano cresciuti, il numero degli invitati andava dilatandosi a causa degli amici che ciascuno chiedeva di portare con sé, per cui capitava di ritrovarsi in casa una tonnellata di gente che seriamente avrebbe potuto mettere a rischio persino la statica dell'edificio e ciò sarebbe stato ancora il pericolo minore. Agli invitati ufficiali si accodavano sedicenti amici che non erano altro che gruppi di vandali, i quali s'inserivano nella festa con il mascherato proposito di provocare disastri e risse e con coltelli a portata di mano.
Io sono riuscita ad evitare l'esperienza poiché a farne le spese, tra le prime, fu proprio una mia amica, le cui vicende finirono sui giornali e dalla quale fui messa in guardia per tempo.
Anche gli adulti hanno bisogno di momenti festosi, che facciano da intervallo nella fatica della quotidianità, ritmata dagli orari del lavoro, dalle responsabilità e dalle mille cose da fare per stare appresso ai fabbisogni della famiglia ed alla burocrazia richiesta dallo Stato.
Ogni sera, il rientro è un momento di bisogno di relax e di pace ed è fortunato chi ancora li può trovare tra le pareti di casa, nella propria famiglia.
Sento che molti lamentano l'assenza di quel comfort che non è dato dall'assenza della fatica, perché ogni casa ormai è dotata di tutte le apparecchiature elettriche o elettroniche che la modernità ci ha procurato, ma di quell'accoglienza serena e tranquilla di chi aspetta con amore l'altro che ci ama e che per tutto il giorno non abbiamo avuto vicino; siano essi coniugi, figli, anziani genitori.
Tutti sono tristi, tutti sono scontenti e spazientiti e riversano nella casa le tensioni accumulate durante la giornata negli ambienti esterni.
Allora un invito alla festa ci coglie desiderosi di parteciparvi, anche se talvolta la stanchezza e la non stima verso iniziative che molte volte sono state deludenti, ci porterebbe a declinare l'invito.
Ricordo d'essermi illusa una volta di poter essere oggetto di divertimento per gli amici che mi avevano invitata ad una festa. Era un gruppo di gente che frequentavo da poco nella parrocchia,
In occasione di un Capo d'Anno, mi ero travestita con cinque abiti, avevo la parrucca e grandi occhiali scuri, ogni vestito era diverso dall'altro; così acconciata nessuno mi riconobbe. Creando l'atmosfera misteriosa me li toglievo di dosso lentamente, al suono della chitarra per mostrare, ogni volta, un personaggio diverso. Tutto questo aveva lo scopo di divertire soprattutto i bambini che portavo sempre appresso e che si divertivano moltissimo insieme ai figli degli altri invitati.
La cosa era piaciuta ma, poiché lo stile era quello dello spogliarello, anche se l'ultimo degli abiti era il mio vestito da sera: lungo fino a terra, nero e preparato apposta per quell'occasione, fui criticata e probabilmente, giudicata con cattiveria poiché, alla fine, sentii calare un silenzio che mi mise a disagio e mi convinse d'aver fatto un grosso errore. Certo l'ambiente più che serio era bacchettone e me ne andai promettendo a me stessa che non mi sarei ripetuta.
Ad un'altra festa di Compleanno in casa mia, offrii alla stessa gente della Sangrija. Tutti la sorbirono beatamente gustandone i sapori ed i profumi ma ognuno, a giudicare dalla quantità di bicchieri scolati, non poteva essere del tutto sobrio con tanto vino zuccherato in corpo.
Io soltanto accusai giramento di capo e lo dissi sorridendo, quasi divertita dello scherzo che mi aveva fatto quella bevanda dolce e profumata di frutta, essendo io quasi astemia, costringendomi a rimanere seduta.
Anche quella volta, le persone si zittirono in un silenzio glaciale e, ad uno ad uno, senza salutarmi, se ne andarono da casa mia, evidentemente considerandomi brilla ed indegna.
Decisi che mai più avrei festeggiato con essi e così è stato per il resto del tempo.
La festa è una buona occasione per verificare la solidità di una amicizia. I sentimenti si sbrigliano più facilmente e vengono a galla le maldicenze, le invidie, le cattiverie.
La gente non è capace di amare la vita accogliendo la positività delle altre persone come dono per sé. L'altro è facilmente considerato rivale e, se possiede di più, tanto più bisogna stargli lontano, non accoglierlo, non amarlo.
La festa, ancor prima che un rumoroso ambiente vivacizzato dalla musica e dai colori, è uno stato d'animo, è una disponibilità alla gioia, sia che nasca dentro di noi, sia che ci venga donata da chi di noi si è preoccupato e si è dato da fare per rallegrarci una giornata. E ciò non è poco poiché la vita è piena di dolore e di tristezza ed un momento di gioia ci ridona sprone per continuare ad aver fiducia, a sperare affinché la festa si espanda e travalichi le pareti di casa ed esca sulle strade del mondo e ridia all'uomo la pace di una convivenza serena.
La festa non dovrebbe mai finire in tragedia, come invece accade di frequente ai giovani che, nei giorni di riposo delle loro attività, si recano nei locali notturni per dare libertà ai loro desideri e spesso esagerando nella consumazione di alcool ed altro, fino a perdere quella lucidità e quel dominio di sé che garantiscono una guida sicura dei mezzi, spesso dati a loro disposizione dalla famiglia.
Ed accade che nel tempo migliore della vita, tutto s'interrompa bruscamente e lasci dietro di sé il dolore sconfinato di chi un figlio lo ha voluto, lo ha amato e troppo banalmente lo ha perduto.
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