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I ragazzi di via dell'Olmo

Le conoscevo bene, loro, i ragazzi di via dell'Olmo, che arrivarono ad allietare la piccola via.
Non a tutti, s'intende.
Perché a qualcuno la confusione dei ragazzi dava noia più della fabbrica della Pirelli che, con i capannoni alla fine della strada, produceva gomme, tubi e pneumatici.
Davano noia, i ragazzi, specie a chi abitava nella piccola viuzza privata e sterrata, che nasceva nel mezzo alla via asfaltata che declinava dal viale Alfieri fino al viale Carducci.

Arrivarono in pochi, nel '70, in qualche maniera da fuori, visto che non abitavano lì che le zie di tre di loro.
Nel tempo, si unirono a quei tre anche qualcuno che invece abitava nella strada, e a un certo punto erano una banda di una decina.

I primi pomeriggi li passavano a giocare ai supereroi, quelli della Marvel.
Si divertivano a interpretare le avventure che leggevano sui giornalini, le trasformazioni e le lotte, vicino al grande cancello che si trovava a metà della piccola strada sterrata, e che portava all'ingresso dell'ex villa trasformata, tra le due guerre, in appartamenti.
Il cancello della villa, poi, si prestava anche a essere usato come porta di calcio, anche perché, a differenza delle saracinesche, il rumore che faceva il pallone, quando lo colpiva, era un rumore sordo, che non infastidiva, né i vicini né i proprietari anziani che, circondati dal parco, neanche sentivano.

Nel '72 fu l'anno delle Olimpiadi di Monaco e, i ragazzi della via, idearono le loro.
Al tempo, una marca di formaggini, dava in omaggio delle riproduzioni delle medaglie, così i ragazzi le misero insieme per premiare le specialità che riuscirono a mettere in piedi.
Due tipi di corse; quella breve, nella parte asfaltata e leggermente in discesa della via, e quella lunga che prevedeva la circumnavigazione dell'isolato triangolare.
Le gare in bici erano a tempo, usando lo stesso isolato, oppure per la gara lunga, il giro che comprendeva l'aggiramento dell'intero complesso ospedaliero per poi tornare nella via dalla parte opposta da quella dalla quale erano partiti. Quasi una tappa del giro d'Italia. Ognuno con la sua bici, c'erano grazielle, bici con la canna e le mitiche bici da cross, antesignane delle mountain bike, ma molto più pesanti.
I lanci erano fatti nella strada sterrata con "sasso standard", nella polvere che, della fine estate del 1972, a settembre chiudeva, da sempre, le vacanze estive.

Durante l'inverno i ragazzi si videro subito meno, nel pomeriggio. Cominciarono a stare sulle poche scale delle palazzine della via. Le preferite erano le scale del Soldaini, nella parte senza sfondo della via.
C'erano diversi ragazzi, ora, nella via dell'Olmo e alcuni di qualche anno più piccoli, che abitavano nella stradina, per cui le mamme gli concedevano di uscire senza superare le colonne di ercole della strada sterrata. Così le scale non potevano che essere quelle, con l'aria un po' scocciata dei proprietari.

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l'autore Glauco Ballantini ha riportato queste note sull'opera

Dedicato a Massimiliano, Fabrizio, Enzo, Giovanni, Raul, Alessandro, Marco, Dario, Luca ed io.


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1 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 21/10/2014 09:53
    Ognuno ha un pezzo del passato da ricordare... tanti ragazzi cacciati dalle gioie pel fluire inesorabile del tempo dal paradiso di Via dell'Olmo.
    Io ho i miei fanciullei ricordi in Via San Giorgio... nelle decine di ragazzi che quotidianamente l'abbiamo riempito delle nostre grida e dei nostri sollazzi. Ora c'è solo... un silenzio malinconico... e di loro nessuna traccia. Straordinario racconto...

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