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Una brutta avventura

Quel pomeriggio Simonetta si era vestita alla meglio per andare alla Messa; aveva indossato un abito di lana grigio e si era ficcata in capo un cappello di paglia nero, come di consueto.

Era scesa in fretta dalla scala di casa quasi che qualcuno la potesse trattenere ed in qualche modo farla ritardare. In realtà non vi era nessuno né in casa né altrove che potesse interferire in ciò che faceva. Era vedova da una trentina d'anni ed i figlioli li aveva lontani, in altre città, del tutto impossibilitati a condividere la sua esistenza.

Era sola, di quella solitudine totale priva perfino del normale esercizio delle corde vocali che permette di emettere suoni. Infatti, la gente che aveva occasione di sentirla parlare di tanto in tanto, nei negozi o sulla strada, la riteneva ormai inguaribilmente ammalata, tanto era afona.

Era pur vero che Simonetta fosse ammalata ma non alle corde vocali; quando aveva l'occasione di una conversazione, la voce le ritornava presto alta ed argentina, straordinariamente giovane. Ma quelli erano divenuti casi rari che non bastavano a toglierle la malinconia di una vita senza voce.

Era invece malata di cuore, molto ammalata e quel giorno avrebbe preparato la valigia e l'anima perché l'indomani, per la seconda vola dopo molti ani, si sarebbe recata a Parma per un altro intervento a cuore aperto, delicato ed anche con una buona percentuale di rischio.

Si avviò sulla riva del lago; a quell'ora del tramonto ogni sera la natura le offriva qualcosa di nuovo che variava a seconda delle stagioni, dai colori del cielo e della vegetazione ora rigogliosa, ora brulla, mutando l'aspetto del bel panorama.

Era autunno e la collina al lato del castello si fece viola nell'ora della sera, così come viola erano il cielo e le acque del lago mentre l'ultimo raggio di sole batteva sui vetri delle case. Alcune vele lontane dalla riva, scivolavano pigre sulla via del ritorno e l'aria era tersa ed ancora profumava degli ultimi fiori delle aiuole..
Svoltò l'angolo prendendo una strada in salita che portava alla chiesa, trattenne il cappello che una folata di vento aveva insistito per portarglielo via; la strada era vuota, nessun passante, nessuno affacciato al balcone.

Salì piano per non affaticare il suo cuore; in lontananza udì l'abbaiare vivace di un cane. Proseguì tranquilla, il cane non costituiva alcun problema, ella li amava e per tanti anni aveva tenuto con sé un meraviglioso Cocker nero.

Lo vide uscire balzante col suo bel manto bianco maculato di nero e udì una voce di donna che diceva "Vai, Vai!"; pensò che fosse un dalmata ma ben presto si accorse che l'animale era di grandi dimensioni; forse era un alano e in un batter d'occhio se lo trovò davanti aizzato ed aggressivo. Alzò le zampe su di lei senza darle il tempo di acquietarlo con comandi decisi e rassicuranti, come sa fare chi conosce il cane spaventato o festoso.

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3 commenti:

  • Vincenzo Capitanucci il 24/10/2014 09:06
    Una brutta avventura... che mette in luce l'irresponsabilità di certi proprietari di cani.. e la solitudine..
    ...
    scritto bene.. Verbena.. piacevole da leggere.. un piccolo refuso su anni.. per la seconda vola dopo molti ani..( avrei preferito scrivertelo in messaggio privato ma non funzionano più ... almeno i miei arrivano quasi sempre in bianco)
  • Verbena il 24/10/2014 07:55
    Grazie caro Rocco, ricambio gli auguri per un sereno Week end.
  • Rocco Michele LETTINI il 24/10/2014 07:27
    Una brutta avventura da dimenticare e... che non accada ad altri. Eloquenza ne la sua socrrevolezza. Il mio elogio e il mio buongiorno Ver...

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