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L'infelicità è il frutto di una vendetta

Le piaceva l'arte classica, era attratta dalla cultura antica, adorava il teatro ma il firmamento intero, ottenebrato dal pensiero di cotanta passione, si infiammò e le disse: "da oggi ti è proibito".
Desiderava conoscere il mistero della montagna, inebriarsi delle pennellate di colore dell'autunno, farsi toccare il cuore, cullare la mente e vagare con lo spirito, ma uno zampillo d'acqua fresca dalle viscere della montagna nel vedere ciò si turbò e le suggerì di abbandonarne l'idea.
Le piaceva passeggiare lungo i viali del corso, osservare spesso i viandanti abbandonati al proprio destino, contemplare distratta gli sguardi sognanti dei passanti, ma il sole con la sua folgore accecante nel guardare ciò si adirò e le urlò di rinunciare a tale proposito.
Spesso le prendeva la fantasia di mondi nuovi, si riscaldava il cuore nelle notti d'inverno con fantasie innovative, affioravano alla mente pensieri audaci, ma la pallida luna calante, nell'ascoltare ciò, le sussurrò di diffidarne.
Una folata di vento secco e impetuoso le evocò il patto antico dell'amore, ricordandole di non lasciare che sogni ancestrali prendessero il sopravvento, rinunciando a vivere la propria primavera, a vedere, a parlare, ad ascoltare e sentire il mondo.
Ma nell'azzurro mare dell'oblio risentì la voce del tempo e la vulnerabilità delle stagioni. Una pioggia incessante le ululò, con parole a catinelle, di ritrovare l'antica potenza rivivendo la possibilità di un avvenire.

 

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1 recensioni:

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  • frivolous b. il 24/10/2014 15:26
    "sento" molto le tamatiche di questo racconto... che tra l'altro hai scritto molto bene! Bravo!

1 commenti:

  • Fernando Piazza il 24/10/2014 20:06
    Ti ringrazio, molto buono. Le tue considerazioni sono come sempre preziosi.

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