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Come una stretta di mano
È una mattina grigia e fredda e lo è soprattutto nel cuore del giovane Giuliano.
L'umidità, crudele e cinica, gli penetra nelle sue ossa così esili, esili come tutta la sua persona.
Ma la cappa scura che è in cielo non è nulla in confronto a quello che il giovane ha nel cuore; il giovane Giuliano chiamato malignamente dai suoi compagni di classe : "Giuliano -Sì -ti- prego- sfondami - l'ano".
Sbagliato non si sente sbagliato, tutt'al più Giuliano si sente una vittima. La vittima di quello che lui considera puro e semplice bullismo di stampo omofobico.
"Proprio in Valtellina, cazzo, dovevo nascere?!" Si chiede senza sosta il ragazzo.
Certi pregiudizi gli sembrano insormontabili montagne, come quelle che l'hanno sempre circondato da quando è nato. Montagne di omologazione e stupidità.
"Io sono una persona meravigliosa! Io sono una persona meravigliosa anche quando e se Cristian, il mio compagno di classe, usa il qualsiasi oggetto che si ritrova fra le mani per pestarmelo in testa, o mi urla addosso "rotto in culo di merda!"" Si ripete tra sé e sé per auto-convincersi.
Ieri Lorenzo, un altro suo compagno di classe, gli ha svelato il suo piano, parlando un po', però, per tutti quanti: " Noi vogliamo che tu ti uccida con le tue mani!"
Così Cristian ha tentato di ucciderlo con le sue mani. Stringendogli l'esile collo.
Giuliano che fino a pochi minuti prima stava parlando tranquillamente con questo Cristian non aveva fatto in tempo a girarsi verso di lui, il suo aggressore che si ritrovò come "Bart simpson tra le mani di Homer", la cosa, lì per lì, lo fece anche un po' ridere, Tant'è che voleva, di tutta risposta anche fargli una linguaccia a sto Cristian.
Ma "sto Cristian" iniziò a stringere sempre più forte, e sul serio. E Giuliano si lasciò subito sopraffare dallo shock che lo immobilizzò.
Quasi subito sentì l'ossigeno venirgli meno. Il suo viso si colorò di rosso. La vista gli si annebbiò.
L'odio e l'incredulità gli montarono in corpo. Iniziò a non reggersi nemmeno più in piedi.
L'atmosfera nello spogliatoio diventò di ghiaccio. Cristian si accorse di aver esagerato e mollò la presa.
Giuliano si aggrappò a qualcosa per non cadere, spossato e sconvolto.
Avvertì solo a malapena Cristian che gli chiedeva scusa.
"Cazzo hai vent' anni, ma hai la testa di un bambino!"
È stato il commento generale degli altri lì presenti sul comportamento di Cristian, e morta lì.
Ma non per Giuliano. Giuliano denunciò il tutto alla propria coordinatrice di classe, dopo l'ora di educazione fisica. Aveva finalmente trovato le palle per farlo.
La coordinatrice superato lo sconcerto iniziale per l'accaduto, decise che nulla di quello che il ragazzino le aveva appena detto poteva essere vero. Ma era molto spaventato e sconvolto, ed era anche da un po', a dire il vero, che lui effettivamente si lamentava del comportamento non troppo corretto nei suoi confronti da parte di alcuni elementi della classe, quindi pensò bene di intervenire.
Sono cinque anni che Giuliano subisce soprusi di ogni tipo a scuola. Non ne poteva proprio più. E sa che quella che si sta preparando ad affrontare è una"dura prova da superare" per lui. Ma si sente pronto.
È rassicurato dal fatto che la sua simpatica e sensibile professoressa d'italiano, che poi è anche la coordinatrice di classe, l'abbia preso sul serio, senza chiedergli cose tipo: " ma perché non hai reagito?!" Gli aveva solo chiesto: " Gli altri hanno visto?". Aveva risposto di sì. Gli altri vedono sempre tutto, vedono e ridono.
Anche Andrea il suo "amico", quello insicuro e un po' imbranato, che lo chiama tutti i giorni a casa per "i compiti", aveva riso. Ma forse solo per incredulità e per mancanza di reazioni alternative.
Cristian pensava si trattasse solo di un gioco. Ma il gioco si era spinto ben oltre. "La sua vita, di lui, sarà un fottuto gioco, non la mia!" Pensava ora Giuliano.
Cristian oggi a scuola non c'è . C'è Lorenzo che viene avvicinato dalla coordinatrice che lo avverte che se Giuliano si ripresenta ancora da lei con altre lamentele del genere, loro rischiano la sospensione.
Come da previsione oggi le quattro ore previste come "assemblea di classe", hanno come argomento principale l'alto tradimento, di lui, Giuliano, nei confronti dell'intera classe.
il primo a prendere la parola è Ferdinando uno dei due rappresentanti di classe: " Innanzitutto penso che un po' di sano bullismo non abbia mai fatto del male a nessuno, anzi aiuta i deboli a diventare forti. Poi se avevi un problema con Cristian ne dovevi parlare direttamente con lui, o tutt'al più coinvolgere solo la classe. I professori no. Così hai fatto solo la spia infame!"
Giuliano aveva già messo in conto tutto ciò. E si diceva tra sé: "Riuscirò a reggere tutto questo! Non riusciranno, anche questa volta a farmi sentire sbagliato o in colpa".
Ora è il turno dell'esuberante Federica dai capelli giallo polenta: " È inutile che ti offendi! Se sei una checca noi non ci possiamo fare nulla. Del resto anche al tirocinio tutti ti prendevano in giro di nascosto per questo!"
Giuliano poteva sopportare tutto in silenzio, ma non questo! Fuori di sé si alza in piedi per dire tutto d'un fiato: " Beh, allora? Anche tu sei stupida, ed è universalmente riconosciuto, ma non per questo noi ti insultiamo o trattiamo male in continuazione!"
Per il resto, la classe di Giuliano fa quadrato attorno a sé, e si riscopre per l'appunto "classe". Unita e con forte sentimento di appartenenza.
Nelle ultime due ore interviene la prof di italiano che argomenta così la sua presa di posizione: " Conoscendolo, non credo che Cristian abbia fatto quello che Giuliano mi ha denunciato. Credo che quest'ultimo si sia fatto prendere dalla sua eccessiva emotività, e abbia ingigantito il fatto. Ciò non toglie che lui quando è venuto da me era "terrorizzato". Era un mio dovere intervenire."
Anche Lorenzo, fuori di sé anche lui, gesticolando ormai senza controllo, vuole dire la sua: " Io mi sono fatto un esame di coscienza e ne sono uscito pulito. Credo che tu abbia, e stia, esagerando, che queste sono solo tue "fissazioni". E che i tuoi problemi personali dovresti lasciarteli a casa!"
Ma alla fine anche questa terribile mattinata finisce, per Giuliano. Torna a casa, e strano, sente che tutta l'angoscia che provava gli è passata.
"Ho imparato a considerare la mia solitudine il mio appartamento, e a convivere con le mie paure."
Gli viene in mente. Poi continua la sua vita (a)normalmente come se nulla fosse.
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3 recensioni:
- Carina ad esserti andata a leggere questo mio vecchio racconto, e ti ringrazio per tutti i bei commenti di cui mi stai gratificando... bell'analisi la tua, Antonina, purtroppo veritiera!


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