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Franz e la storia

Proprio in quel momento a qualche chilometro di distanza stava nascendo Josip Broz Tito, ma quando nasce un uomo che farà la storia nessun giornale ne pubblica la notizia, perciò Franz non lo sapeva, mentre era occupato a presiedere la consueta riunione del sabato sera del suo sgangherato "esercito dei pacifisti".
Il gruppo, dal nome altisonante, consisteva in non più di una mezza dozzina di giovani con molte idee in testa e pochi quattrini in tasca, che si riunivano in un vecchio scantinato alla periferia di Braunau, passavano ore ed ore discutendo su come rendere il mondo migliore e su come risvegliare la coscienza collettiva, per poi finire la serata in qualche birreria nei paraggi.
Ma quella sera le cose si svolsero in modo un po' diverso: Franz aveva lanciato l'idea di passare all'azione. Un'azione pacifica e simbolica, ma almeno qualcosa di concreto dopo tanti discorsi.
E così, nottetempo, procedendo furtivamente per nascondersi dalla luce della luna quasi piena di quella notte di maggio, che rischiava di mandare a monte i loro piani, avanzavano armati di un piede di porco e di un barattolo di vernice rossa verso il loro obiettivo.

Domenica mattina Franz si era levato di buon' ora, e alle dieci era già per strada, per cogliere i commenti sulla loro impresa notturna, se ce ne fossero stati.
La piccola cittadina ferveva della consueta attività domenicale. Gente che andava in chiesa o in pasticceria per la prima colazione, gente che tornava a casa. Tutti sereni ed intenti a scambiarsi il buon giorno, come usa, o meglio usava ancora alla fine del diciannovesimo secolo, in un borgo di poco più di cinquemila anime in cui tutti più o meno si conoscono.
In quell'atmosfera idilliaca strideva la figura di un ometto sulla cinquantina, tutto rosso in faccia, che stava tornando a casa con un diavolo per capello dei pochi rimastigli.

Otto era sergente di polizia, e la sua vita si svolgeva in modo tranquillo. Ogni tanto un ubriaco a cui far passare la notte al fresco, qualche lite familiare da placare, e niente più.
Mai vista una cosa simile!
Possibile che in una città così piccola ci fosse un imbecille così grande?
Stava passando mentalmente in rassegna i possibili colpevoli, e Franz non era certo all'ultimo posto nella sua lista.
Qualche cretino, e proprio non riusciva a capacitarsi del perché, aveva forzato nella notte la porta dell'ufficio di polizia, era entrato, e dopo aver scardinato l'armadio del guardaroba aveva imbrattato di vernice rossa le uniformi appese al suo interno.
Adesso stava tornando a casa per prendere l'uniforme di scorta, che aveva appena fatto lavare e stirare.

La donna si era rotta un tacco camminando sull'acciottolato sconnesso, ed ora stava cercando di aggiustarlo alla meglio proprio nel bel mezzo della strada, con il bambino accanto che la stava guardando. Occupata in quell'operazione, non si era accorta della carrozza con i cavalli imbizzarriti che arrivava alle sue spalle.

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1 commenti:

  • Ellebi il 30/11/2014 23:50
    Infatti, potrebbe essere, la storia, il concatenarsi del caso, secondo talune teorie, altre teorizzano invece che il caso non esista. Questo racconto, molto bello, le contempla entrambe. Complimenti e saluti

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