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Tra le pagine di un vecchio libro
Sfogliando oggi un vecchio romanzo giallo del 1974, comprato per tre euro da un bancarellaro estivo tanti anni fa, tra le pagine ingiallite ho trovato un foglio di quaderno, giallo anch'esso, riempito fitto fitto... una brutta copia, forse; ho letto: lo sfogo di un anonimo: increscioso, e triste (mai arrivato al destinatario, forse) però meritevole d'esser letto. Eccolo.
Monza, 24 ottobre 1976
"Oggi son sconvolto, giovinetto, oggi giovane uomo, che mi rubasti l'anima.
Amico, mi allontanai (speravo, solo temporaneamente) da te, quasi vent'anni fa, rassegnato all'idea che quell'incontro fisico inconfessabile, che solo la fantasia mi consentiva di compiere, era impossibile da ottenere: anelato solo da me, credo... era indispensabile, per sopravvivere, interrompere quella tortura; e che taglio doloroso, fu! Non mi volesti vedere mai più.
Col trascorrere dei lustri, sempre sperando di rincontrarti, tuttavia sempre più libero dalla morsa dell'infatuazione, mi son convinto nel profondo che quell'atto piacevolissimo, mai tradotto in realtà, così da me tanto desiderato e da te giustamente rifiutato, sarebbe stato sbagliato e fuorviante. Per lungo tempo, ed in parte ancor oggi, mi son vergognato e colpevolizzato per averlo desiderato, e, soprattutto per aver cercato di irretirti, di preparare il terreno. Il danno maggiore era tuttavia evitato. Credo. Potrai mai perdonarmi?
Ho poi capito che quel tipo di mie pulsioni (Oh Dio mio, perchè m'hai fatto co 'sta brutta sbrecciatura?) potevano, e dovevano, esser controllate e contenute nelle fantasie da cameretta, per ridar spazio, nel mio cuore e nel mio tempo libero, alle ragazze: pur sempre quasi inafferabili, corrispondenti all'identità di genere cui apparteniamo.
E poi? Tu, ragazze e fidanzate a volontà, chè quella bellezza scultorea non soltanto nel mio cuore faceva facile breccia! Tu, quasi solo disgusto e riprovazione, pe' quelle mie miserabili attenzioni di tanti anni fa, credevo. Credevo.
Io...? Beh, io, finalmente libero dall'ossessione di un rapporto impossibile, ho in parte sublimato certi desideri con mercenari ben avvezzi; poi, anche io, ragazze e fidanzate. Quindi, la famiglia. Allora, poco a poco, basta. Almeno ai mercenari; magari, ancora, qualche squallida fantasia da confessare: ahi, Signore, la sbrecciatura...
Speravo tanto di poter, un giorno, riallacciare il nostro rapporto mondato da ogni impurità, avendo addomesticato il mostro. E invece... invece scopro che, inaspettatamente, il semi-dio biondo, asciutto, irraggiungibile, pieno di ragazze da far invidia al mondo, che considerava giustamente indecenti e patetiche le mie brame, in diciotto anni di silenzio totale ha coperto il mio percorso nel verso opposto, e stasera, mio Dio, scopro che il tempo (troppo) ha lavorato al posto mio, però come se non avessi invertito il senso di marcia delle mie intenzioni! Abbiamo coperto un percorso circolare, io in un senso, tu nel senso opposto, e ci siamo ritrovati al punto di partenza sui lati opposti del mezzodì. Ci siam ritrovati, stasera, allo stesso punto di diciotto anni fa, su posizioni invertite.
"Chiudiamo il cerchio", mi dici. "Uccidiamo il mostro. Qui, e ora." Tu sei ancora molto giovane e attraente, non sei cambiato affatto: non un chilo in più, non un capello in meno. Vorrei anche io, chiudere il cerchio, e ci penso un po. Sono sconvolto. Incredulo. È un sogno, forse? No, mio caro; è un incubo a occhi aperti. C'è un fantasma che mi propone un rapporto "estemporaneo", una botta e via, dimenticare. Dimenticare? Morire, per me, chè il mostro sarebbe solo risvegliato dal suo sonno.
Ho creato io questo mostro? Dimmi, ragazzo! Dovrò proprio portarmi questa morte nel cuore per tutta la vita? Non possiamo certo ucciderlo ora, ci vorrebbe la macchina del tempo. Per tornare ad un punto mediano di quel percorso circolare, dove mi avresti potuto chiamare, cercare, convincere. Non oggi. È troppo tardi. Non con la foto di mia moglie col mio bimbo in braccio che occhieggia dalla libreria.
Capisci bene che quella poca o tanta dignità che debbo rispettare, e quella poca o tanta coerenza che possiedo, non mi hanno consentito di accettare quella proposta inaspettata e sconcertante, sia pure allettante. Dopo sarebbe stato terribile.
Ti domando: un momento di piacere immenso, non ripetibile, da pagare in scomode rate a vita di vergogna, di sofferenza, di desiderio di farlo ancora? No. ti voglio bene e te ne vorrò sempre, lo giuro sulla Croce di Dio, ma debbo volerne un poco anche a me stesso, almeno un poco.
A presto, amico mio, se lo vorrai... sono qui, lo sarò sempre."
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- Che fatica, trascrivere un testo steso a matita (pessima grafia!) quasi quarant'anni fa, con mille rimandi, aggiunte e correzioni... non me ne voglia l'autore, ignoto, ma è un bellissimo lavoro.
Chira il 28/01/2015 08:45
Scritto benissimo. Originale il proporre il racconto come solo un riportare una lettera mai spedita di altri. Altri anni, argomento trattato con garbo e delicatezza ma... quelle "sbrecciature" non credo siano mostruosità... sono le diversità che ci fanno però uguali. Ognuno esplica l'amore come si sente... è solo e sempre amore. Bel leggere.
Chiara