I ricordi sono un po' nebulosi, ma avrò avuto tra i sei e gli otto anni, e sicuramente sarà stata un'estate di quegli anni lì, una qualsiasi, perché io in quegli anni, ogni estate ripetevo il mio "rito". Di certo c'era il giorno, o forse certo non lo era nemmeno quello. Infatti non ricordo bene se si trattava del 14 o del 15 agosto, dovrei chiedere a mia nonna... è che io con i santi faccio confusione... forse era la notte di San Lorenzo, credo attorno al 10 agosto, perché quella era ed è la notte delle stelle cadenti.
Fatto sta che per tale occasione mia nonna radunava noi bambini sulla terrazza della sua baita di montagna e ci chiedeva di guardare con i nasini all'insù il cielo e di esprimere, nel caso avessimo avvistato una qualche stella cascante, un desiderio.
Eravamo io, il mio fratello gemello, mia sorella che ha cinque anni più di noi, e i nostri cugini calabro valtellinesi: Melissa e Gianluca, che da noi passavano qualche settimana, d'estate. E tutti e cinque, chi con più intensità e chi un po' meno, credevamo a quello che ci diceva nonna e per questo passavamo ore a perlustrare la volta stellata. Ma veniamo al mio "rito".
A dire la verità non era niente di che, ovvero consisteva nel fatto che io in tale occasione, in quegli anni, quella notte, esprimevo sempre lo stesso desiderio: andare a letto e svegliarmi il giorno dopo con la patatina in mezzo alle gambe invece che il pisellino.
La cosa sorprendente è che mi ricordo nitidamente, in mezzo a tanta nebbia, che io mi immaginavo tutto: come andavo a letto e come mi sarei risvegliato, ovvero una graziosa bambina con lunghi capelli castano chiaro raccolti in una coda di cavallo. E ricordo altrettanto nitidamente, a distanza di più o meno vent'anni, ancora la delusione che provavo quando mi svegliavo il giorno dopo e constatavo che il mio desiderio non era stato, neanche quell'anno, esaudito!