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Fermate Quell'aereo!
Filavo come una scheggia. Nemmeno una pallottola ha mai lasciato la canna di un fucile con la stessa rapidità. Le suole delle mie scarpe da ginnastica puzzavano di gomma bruciata. Mangiati il fegato Carl Lewis! esclamai tra me, altro che il 'figlio del vento!' sono io che ho le ali ai piedi... Aspetta!... Carl Lewis?!... Ma quand'è l'ultima volta che ho seguito le olimpiadi?! Sono rimasta qualche decennio indietro. EHI! Lascia stare, concentrati a correre piuttosto o perderai l'aereo... e non solo, rischi anche lo scalpo secondo la minaccia ricevuta via Whatsapp!
Raccolsi tutte le mie energie fisiche e mentali incanalandole verso un unico obbiettivo, e cioè, raggiungere l'imbarco. Non POTEVO, non DOVEVO deluderli. Inoltre per la prima volta in vita mia sarei arrivata in tempo per sfatare definitivamente quella nomea calunniosa che mi bollava come 'ritardataria cronica'. BAH!!! Ma chi sto prendendo in giro?! Se avessi fiato da sprecare mi riderei in faccia!!! Conoscendomi sarei capace di arrivare in ritardo al mio stesso funerale.
Non distrarti!!! Corri!!! La borsa da viaggio la tenevo saldamente ancorata al petto per consentire una maggiore aero-dinamicità... (aero-dinamicità? Sentila! E chi sei... mmm, chi credi di essere... wow! non conosco neanche uno sciatore! Sto messa bene con la pagina sportiva!!!), e anche per evitare che mi sbatacchiasse continuamente e dolorosamente contro il fianco procurandomi sicuramente un enorme e antiestetico ematoma violaceo che avrebbe rovinato l'effetto sexy del mio nuovo bikini.
Focalizza donna!!! Stai perdendo minuti preziosi. Riprendo a sfrecciare tra la folla e a saltare ostacoli di ogni genere; gente che bivacca, mucchi di valigie, bambini dimenticati da genitori imbranati... sembravo una gazzella delle distese africane, sorvolando leggiadra... OH OH!! Forse non proprio una gazzella, dovetti ritrattare immediatamente quando dal nulla mi apparve davanti un carrello carico di valigie che mi tagliò la strada. Ebbi solo il tempo di sgranare gli occhi incredula prima di spiccare un volo d'angelo convinta di lasciarci le penne. Invece mi ritrovai solamente spiaccicata a terra, faccia in giù con le tette che mi spuntavano dalla schiena. Addio bikini!
Quando scollai la faccia dal pavimento adocchiai con sgomento la mia borsa un paio di metri più avanti. Mi sollevai carponi sperando che la mia cassa toracica nonché le mie tette tornassero al loro posto. Tanto per sincerarmi diedi una sbirciatina nella scollatura, "Dio ti ringrazio!" Mi diressi gattonando e dolorante al recupero della mia borsa, stesi un braccio per afferrarla una frazione di secondo DOPO che un passante la calciasse ancora più lontano dalla mia portata. Di nuovo gattonando cercai di raggiungerla ma non riuscivo a trovare un varco tra le gambe della gente che andava via-via moltiplicandosi. Che fine hanno fatto le ferie scaglionate? Cinquantacinque milioni di italiani più altrettanti extra-comunitari hanno deciso di viaggiare tutti oggi?!
La mia borsa! Dov'è finita? Ah! Eccola! Tentai nuovamente di arrivare fino dove l'avevo avvistata ma avevo l'accesso impedito da una selva di gambe... gambe di ogni conformazione... dritte, storte, lunghe, corte, lisce, pelose... gambe, gambe, gambe. Non riuscivo a vedere tanto meno passare. Dovevo riprendermi la mia borsa. PANICO. Fronte imperlata di sudore. Il suo contenuto era prezioso; il biglietto d'imbarco, il passaporto, il portafogli, nonché assorbenti e salviette intime, rimmel e eyeliner (caro lettore, se non sei una donna non puoi capire).
Permesso? Scusate permesso? Excuse me please? Pardon s'il vous plait? Por favor quiero pasar! Ho finito le lingue e la buona creanza. Se guerra dev'essere, guerra sia! Sciolsi la bandana che avevo al collo e me la legai intorno alla testa alla maniera di Rambo nella giungla vietnamita. Mi avventai contro i miei 'kmer rossi'. Cominciai a strappare peli e a infliggere morsi e pizzicotti
senza pietà scatenando una artiglieria di imprecazioni che avrebbero fatto arrossire uno scaricatore di porto. Fate pure gente, sappiate che quello che non mi uccide mi fortifica, tranne il tanfo di piedi
sudati che mi sta intossicando. Trattenendo il respiro e lottando strenuamente finalmente mi rimpossessai della mia borsa.
Con sollievo ed estremo piacere mi alzai stringendo al petto il mio bottino di guerra. Raddrizzai le spalle e assunsi una postura da eroina, con uno sguardo fiero e vittorioso mi girai intorno solo per restare del tutto interdetta scoprendo che erano svaniti tutti. Dove sono finiti? Un attimo fa questo posto era gremito all'inverosimile! Sembrava che ogni singolo italiano armi e bagagli fosse stipato nel terminal dell'aeroporto! Ruotando su me stessa ispezionai ogni angolo di quel posto inquietantemente deserto alla ricerca di una qualsiasi forma di vita, di qualche vago segno di presenza umana... ma niente, neanche un vu-cumprà o un lava vetri ( e dire che quelli te li trovi ovunque). Poi all'improvviso in lontananza vidi un gruppetto di persone che parlavano e ridevano allegramente mentre si allontanavano sempre più. Il mio cuore sobbalzò felice. Eccomi! Sono qui, gridai. Solo che dalla mia bocca non uscì un filo di voce. Aspettatemi! Ci sono anch'io! provai ancora tentando di richiamare la loro attenzione convinta di urlare con tutto il fiato che avevo in gola, anche questa volta non emisi il minimo suono. Questa è bella! Una laringite fulminante! Devo essere il primo caso al mondo. Mi accorsi allarmata che se ne stavano andando senza di me. Fui pervasa da un moto di disperazione. Erano anni che aspettavo di fare una vacanza idilliaca come quella che mi attendeva. Non vedevo l'ora di tuffarmi in acque cristalline, passeggiare sotto palme maestose e affondare i piedi in sabbie bianchissime e finissime. Quell'immagine paradisiaca mi incitò a correre verso l'agognata meta. Mi lanciai in una corsa febbrile che però ad ogni passo diventava spasmodica. Avevo l'impressione che i miei piedi affondassero. Guardai giù rimanendo totalmente sbigottita. Ero a piedi nudi! Come hanno fatto a scipparmi le scarpette?! E il pavimento che fine ha fatto?! Ero sprofondata nella sabbia fino alle caviglie. Davanti ai miei occhi si presentava uno scenario che sembrava tratto dal film 'Lawrence d'Arabia', mancava il passaggio di una carovana di cammelli. Arrancavo faticosamente lottando con la sabbia che inghiottiva i miei arti inferiori. Stavo sforzando muscoli che non sapevo di avere. Continuavo a cadere in ginocchio e a tirarmi su. Grondavo sudore. La mia T-shirt era fradicia. Non ci dovrebbe essere l'aria condizionata in questo posto?? Volgendo lo sguardo in alto mi resi conto che il soffitto non c'era, bensì un gigantesco e cocente sole allungava verso di me i suoi tentacoli incandescenti. Ma io devo solo prendere un aereo, protestai sconfortata, non fare la Parigi-Dakar a piedi! Come ci sono finita in pieno deserto?
Mi ero abbandonata alla stanchezza e lo scoramento quando improvvisamente un boato spaventoso mi fece trasalire. Il pavimento, miracolosamente materializzatosi di nuovo, iniziò a sussultare paurosamente facendomi vacillare. Ecco! Ci mancava il terremoto. Non ebbi il tempo di guardarmi alle spalle che mi sentì afferrare per un braccio da una mano possente che mi strattonò violentemente. Cosa ci facevi li in mezzo? Sei pazza o hai mania di suicidio? mi redarguì una voce agitata. E questo chi sarà? mi chiesi ormai pronta a qualsiasi sorpresa, un tuareg che mi salva da una mandria di cammelli imbizzarriti? Un dito mi indicò il punto in cui ero ferma un attimo prima invitandomi a dare un occhiata. La scena che mi apparve davanti allo sguardo era allucinante. Un orda impazzita di donne all'arrembaggio! Una mandria di bisonti americani in piena corsa avrebbe fatto meno impressione. Assalivano e saccheggiavano ogni duty free shop nel terminal lasciandosi dietro rovine e devastazione.
Ci volle qualche minuto per riprendermi dallo shock, ma quando mi ripresi mi voltai per ringraziare la mano benevola che mi aveva salvato da una morte orrenda nonché bizzarra. Strabuzzai gl'occhi... dovetti quasi recuperare la mandibola da terra... ero senza parole... il sogno della mia vita era lì, in piedi di fronte a me... D E N Z E L W A S H I N G T O N!!! ( Oh, ognuno ha i propri gusti!). Altro che vacanze nei tropici! Con uno strafico così sarei andata a vivere
in una fabbrica di pesce in scatola sulle isole Curili. Lui mi prese il viso teneramente tra le mani e con la sua voce calda e cioccolatosa mi chiese se stavo bene, se mi ero fatta male. Siiiii, mi fa male tutto, CURAMI!!! Comincia dalla bocca!!!! Chiusi gl'occhi e arricciai le labbra sporgendomi in avanti.
Mi dispiace, disse, ma i miei baci sono riservati solo per mia moglie. Spalancai gl'occhi, stai scherzando?! Ma fammi il piacere! Vacci da solo alle isole Curili!!!
È pazzesco, il mondo del cinema è una collezione di sodomiti senza dio e io m'imbatto nel l'unico esemplare pudico della categoria! Congedai definitivamente il progetto di generare una prole con lui.
Non ci pensare. Corri o perderai l'aereo.
L'AEREO!!! O mio dio! Affannata e con le gambe doloranti mi domando quanto è grande questo terminal. Non me lo ricordavo così immenso. Avranno fatto lavori di ampliamento. Da quanti chilometri sto correndo? Comincio ad avvertire una fitta pungente al fianco. Se qualcuno mi avesse avvertito che dalla dogana all'imbarco c'era tanta distanza mi sarei allenata partecipando alla maratona di New York. Chi me l'ha fatto fare a spendere soldi per il biglietto aereo? Probabilmente ci arriverò a piedi alle Seychelle.
Dopo tante peripezie finalmente procedevo a un'andatura spedita e costante. Sembrava che ormai gli imprevisti più strampalati me li fossi lasciati alle spalle. Certo che avrò parecchio da raccontare a miei amici, risi tra me. A proposito, come mai nessuno di loro si è degnato di fare uno squillo per informarsi su che fine ho fatto?! Quel pensiero trasformò il mio sorriso in un broncio e mi assalì un sentimento di stizza per i miei "carissimi" amici. Tuttavia durò poco poiché attraverso la vetrata che dava sulla pista scorsi il mio aereo in attesa e la fila di passeggeri che stavano ancora imbarcando. Il mio cuore fece un balzo di giubilo che mi spronò ad accelerare ulteriormente la corsa. Ero convinta che ormai mancasse poco alla meta. O forse non ero del tutto convinta. Con la iella che ho avuto fino ad ora non mi sorprenderei se scoprissi di avere la nuvoletta di Fantozzi sopra la testa, mi dissi. Cercai di riderci su ma non potevo reprimere un pizzico di apprensione e fui tentata di guardare in alto per controllare, invece subito scossi il capo per scacciare quella ridicola idea rimproverandomi.
DAI MUOVITI!!! ancora pochi metri e ci sei.
Ma ché! L'illusione durò meno della metà di un quarto di nulla in quanto un attimo dopo dovetti tirare il freno a mano. Praticamente dal nulla mi si pararono davanti tre uomini dall'aria minacciosa. Indossavano completi neri di pessima fattura con camicia bianca, cravatta nera e occhiali da sole neri Ray Ban. E questi da dove sono usciti? Dal film 'Men in Black'? Salve! Li salutai allegramente. Non fecero una piega. Avete perso un alieno? Ha ha! Reazioni zero. Sentite ragazzi, d'accordo che avrò un aspetto disastrato, d'altra parte non avete idea di quello che ho passato, ma come potete constatare non ho le antenne, vi garantisco inoltre che non sono ricoperta di squame verdi sotto i vestiti e ho le solite dieci dita e due occhi, dicendolo sgranai gli occhi e allargai il sorriso fino a farmi male alla faccia. Ma niente. Pronto? C'è nessuno? Mi sporsi leggermente in avanti per esaminarli più da vicino. Siete vivi? Non sarete voi una coppia di alieni?! mormorai tra me accigliandomi. Feci per aggirarli lentamente, magari non se ne accorgono nemmeno pensai, ma mi bloccarono. Nonostante le mie proteste e rimostranze fui costretta a seguirli. Mi introdussero in una stanza spoglia, tranne che per un tavolo, una sedia, uno specchio da muro a muro e una video camera posizionata in alto in un angolo puntata sulla sedia dove mi fecero accomodare con grazia e garbo. Ebbi la sensazione di essere finita in una puntata di Criminal Intent. Uno di loro mi strappò
il borsone dal grembo dove lo tenevo stretto e lo mise sul tavolo. Un altro si fece avanti e lo aprì. Il mio sguardo passò dal primo uomo al secondo e poi fu attirato dal terzo che infilò le mani nel mio borsone rovistandoci dentro come un ostetrico durante un parto. EHI! Per chi mi hanno preso questi?! mi chiesi indignata, per un corriere del cartello colombiano? A meno che non ci sia una legge che vieta il contrabbando di assorbenti (data la quantità imbarazzante che ne avevo portati) vedrete se non vi denuncio per violazione della privacy, li avvertii indispettita. Intanto il 'ginecologo-ostetrico' continuava a rimescolare nel mio borsone mentre uno degli altri due lo
assisteva tenendolo aperto e il terzo gli tamponava il sudore dalla fronte. Osservavo quella scena demenziale a bocca aperta. Poi si accese la lampadina! È uno scherzo! Ma certo! Sicuramente architettato da quei burloni dei miei amici! Mi hanno fatto finire su Candid Camera, esclamai saltando in piedi e puntando un dito verso la telecamera! È li che devo salutare giusto? Oppure nello specchio? Chi c'è la dietro? Ho vinto qualcosa? Nessuna replica. L'eccitazione svanì e ripiombai nello sconforto. Quei tre becchini mi fecero cenno con la testa di rimettermi seduta.
L'attesa era snervante. Trepidavo. Era seduta sul bordo della sedia pronta a schizzare via. Il ticchettio dell'orologio sulla parete scandiva ogni secondo che passava torturandomi. Sarà così che si sentono i condannati a morte che aspettano l'esecuzione, pensai. Ogni due secondi gettavo uno sguardo disperato all'orologio da parete e poi al mio da polso. Il mio andava sempre indietro di tre minuti. Fa che per una volta nella vita il mio segni l'ora esatta, dissi rivolgendo una preghiera silenziosa e implorante al protettore degli orologi da polso (fra tanti santi ce ne sarà uno che non ha niente di meglio da fare!)
Nel frattempo i tre uomini erano intenti a rovistare nel mio borsone. È un parto travagliato? mi azzardai buttandola nuovamente sullo scherzo anche se ero preparata ad essere fulminata con un occhiataccia, invece mi ignorarono completamente. Ma cosa diamine credono di trovare li dentro? Ero veramente seccata. Avrei voluto contestare con fermezza dicendo, Sentite voi tre beccamorti, vi facilito l'impresa, ho lasciato il missile balistico in garage, il bazooka è in officina per riparazioni e il lanciafiamme l'ho prestato, quindi ridatemi il borsone e andate al diavolo!!! Invece riuscì solo ad emettere un filo di voce mite e sommessa limitandomi a dire pateticamente, Sentite ragazzi, io non vorrei fare la guastafeste ma dovrei prendere un aereo. Di nuovo ignorata. Eravamo in quella stanza da meno di dieci minuti ma mi sembravano dieci ore. Immaginavo i passeggeri del mio volo che salivano le scalette e varcavano il portellone dell'aereo felici e sognanti, accomodandosi nei loro posti, e invece i miei amici ai piedi della scaletta che spazientiti si giravano attorno sperando di vedermi da un momento all'altro sbucare da qualche angolo remoto dell'aeroporto. Mi uccideranno. Devo raggiungerli. Devo scappare. Cosa possono farmi? Sbattermi in galera per traffico illecito di assorbenti e salviette per l'igiene intima?!
Mentre escogitavo mentalmente un piano per distrarre i miei secondini, afferrare il mio borsone e lanciarmi in fuga d'un tratto le tre facce che fino ad allora erano state sepolte nel mio borsone esplorandone i meandri più reconditi, scattarono su all'unisono silurandomi con tre sguardi torvi. Il contraccolpo mi scaraventò violentemente all'indietro con relativa sedia incollata alle natiche. Mi ritrovai seduta a gambe all'aria. Per districarmi da quella posizione scomoda nonché poco raffinata mi buttai su di un fianco e mi raccattai letteralmente da terra nel modo più dignitoso possibile rimettendomi in piedi. Senza staccarmi gli occhi di dosso l'uomo al centro infilò lentamente la mano nel borsone afferrando qualcosa, e con altrettanta esasperante lentezza iniziò a tirarla fuori. Sembrava che la scena si svolgesse alla moviola. L'unico suono nella stanza erano le pulsazioni accelerate del mio cuore.
L'oggetto incriminato iniziò a svelarsi in tutto il suo raccapricciante orrore. Spuntarono per prime cinque unghie bluastre lunghissime e ricurve attaccate a cinque dita grigiastre e avvizzite. Poi il resto di quella mano spaventosamente grande mozzata al polso, sporco di sangue nero
rappreso. Fissavo tutto con gl'occhi sbarrati e la mascella a penzoloni. Sembrava la mano di Freddie Kruger tranciata di netto. Adesso lo scoprirò sul serio come si sentono i condannati a morte prima dell'esecuzione. Non sono stata io! Non sono un assassina! Non ucciderei nemmeno una mosca... e va bene, riformulo la frase... da oggi in poi non ucciderò più nemmeno una mosca. L'uomo sbatté la mano sul tavolo e la spinse verso di me con fare accusatorio. Notai che le dita stringevano qualcosa. Forse era la prova che mi inchiodava. Ma non può essere, piagnucolai! Sono una pusillanime! Non ne avrei avuto il coraggio.
Inaspettatamente irruppe nella stanza un uomo in abiti sportivi. Aveva il fiatone e un borsone identico al mio che sbattè sul tavolo. Prese la mano con disinvoltura e ne aprì le dita una alla volta provocandomi non poco ribrezzo e nausea. Ne estrasse un pezzo di carta ed emise un sospiro di sollievo. Meno male, sbottò, lo scontrino della lavanderia, spiegò. Senza questo non posso ritirare il costume di Freddie, stiamo girando il sequel! Lei ha scambiato i nostri borsoni per sbaglio.
LI MORTACCI VOSTRI!!!!!!!
Agguantai inviperita il mio borsone, ma non senza prima controllare che all'interno non ci fossero altre parti anatomiche umane, vere o finte. Volai fuori da quella stanza schizzando fuoco dagli occhi e ricoprendoli tutti di epiteti velenosi.
Presi a correre più in fretta possibile. Il mio aereo c'era ancora. Lo vedevo aldilà della vetrata. Questa doveva essere la volta buona. Niente più ostacoli. Se qualcuno si azzarda a fermarmi adesso, lo incorno come un ariete imbestialito, mi imposi. Cascasse il mondo io raggiungerò quel dannatissimo aereo, salirò le scalette, consegnerò il mio prezioso biglietto alla gentile hostess... un attimo, ricalcolo... a uno schianto di steward che somiglierà a Andy Garcia (Denzel l'ho mandato alle Curili), che mi accompagnerà con galanteria al mio posto, mi sistemerà premurosamente un cuscino dietro il capo e mi porgerà un calice di spumeggiante champagne... pardon, mi sono lasciata trasportare, è un volo low-cost, al massimo serviranno noccioline stantie con una lattina di birra e lo steward somiglierà a Danny DeVito.
Ero a pochi metri dalle porte a vetri che si aprivano sulla pista. Ce l'ho fatta! Ero elettrizzata. Eccomi, ci sono. Non sono in ritardo. Non perderò l'aereo. In barba alle previsioni pessimistiche di quei cacadubbi dei miei amici!!! Dovevo solo spalancare la porta e mi sarei trovata a soli cento metri dalle scalette che mi avrebbero condotta in paradiso. Distesi il braccio. Le mie dita erano attirate dal metallo della maniglia come da una calamita... ma... non l'aggrapparono. Allungai di nuovo la mano ma non riuscivo a toccarla, tanto meno prenderla. Ogni passo che facevo in avanti ne scivolavo tre indietro. Lottavo impotente contro una forza invisibile. Realizzai con sgomento che ero imprigionata in un turbine di vento che mi risucchiava impietosamente allontanandomi dall'agognata uscita. Ero intrappolata in un vortice che mi faceva girare come una trottola (ho capito aria condizionata, ma qui si esagera! se mi viene una polmonite chiedo un risarcimento).
Poi accadde l'imprevedibile.
A questo punto caro lettore, ti chiederai, e a ragion veduta aggiungo io... Perchè? quello che ti è capitato fino ad ora era prevedibile? Infatti dopo tante vicissitudini singolari e bizzarre la scelta del termine può risultare al quanto paradossale, ma lasciami finire di raccontare.
Dicevo, poi accadde l'imprevedibile. La tromba d'aria sfondò la vetrata e mi trasportò all'aperto. Mulinavo nel vuoto sopra l'aereo. Vedevo i visi della gente seduta nel anelato velivolo che premevano i nasi contro i finestrini guardando in su, osservandomi incuriositi e divertiti. Con mio stupore e angoscia notai che applaudivano! Ma questi idioti pensano che sia David Copperfield?! Non sono un illusionista! Sono una poveraccia che questa mattina faceva meglio a
starsene a letto. Dall'alto scorsi i miei amici che gridavano e gesticolavano incitandomi a scendere. Sono scemi?! pensano che sto facendo bunji jumping?! Non sono attaccata a un elastico, urlavo a
pieni polmoni. Chiamate i pompieri! imploravo. Nessuno mi sentiva (quando si dice 'parlare al vento'). Qualcuno stenda un telo di salvataggio! supplicavo disperata. Lo sapevo, questo viaggio non era scritto nel mio karma. Dovevo intuirlo dall'inizio, quando il mio passaporto è stato scambiato con il permesso di trasporto oltreoceano di una bara con una salma!!! Le mie speranze si rianimarono quando in lontananza captai il suono di una sirena. Di colpo però fui attanagliata dal terrore perché tutto insieme il vento cessò. Le sirene erano ancora lontane e io stavo per spappolarmi sull'asfalto. Il cuore in gola. Il sangue gelato nelle vene. Iniziai a precipitare, precipitaaaaareeeee, preeeeciiiipiiiitareeeee, prrrreeeeeciiiiipiiiitaaaaaaaaa...
Sobbalzai bruscamente svegliandomi di scatto. Ero in un bagno di sudore. Avevo il respiro affannato. Il cuore mi batteva a cento all'ora. Mi guardai in giro sconcertata. Ero nella mia stanza, nel mio letto. Fui pervasa da un senso profondo di sollievo. Che strano però, pensai. Sento ancora la sirena. Finchè non mi resi conto che era il mio cellulare che mi segnalava un messaggio.
"Ti stiamo aspettando, non essere la solita ritardataria. L'aereo non aspetta i tuoi comodi...(faccina sorridente).
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- L'ho gustato dall'inizio alla fine. Frizzante e divertente come pochi... complimenti
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