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Nei gialli
C'era qualcosa di magico e nello stesso tempo inquietante quella sera che vibrava nell'aria metallica e sintetica della città. Man mano che precedevo a finestrino abbassato nel cuore della grande metropoli sentivo impresso nelle mie narici un forte odore da fine del mondo. Musica techno, ad altissimo volume usciva dall'abitacolo della mia auto, musica davvero aggressiva. Serviva ad attirare l'attenzione delle belle ragazze, la musica e le mie vigorose strombazzate di clacson, ovviamente.
Ero appena uscito da una storia davvero deprimente, decisamente complicata. Dimenticare volevo soltanto e semplicemente dimenticare! E svuotare i coglioni, cazzo!
Per questo mi stavo recando al "Break spring". Mike il ragazzo più cool della mia compagnia mi aveva detto che se fossi andato nella metropoli avrei dovuto andarci per forza. E così visto che mi trovavo lì per le vacanze scolastiche tanto valeva provare, no?
Locale chiassoso, con clientela poco o niente scelta, quasi tutti studenti in vacanza come me, chissà cosa ci trovava un fighetto figofilo come il vecchio Mike?! Una mezza delusione, anche perché le ragazze sì, erano carine, ma niente di che... tutte tranne una; ragazzi devo dire che lei era un angelo, mannò, di più una visione! Capelli biondi e a caschetto, e un sorriso perfetto ma semplice. Indossava un body fucsia, e una mini, però fin troppo lunga per i miei gusti, di jeans, color blu scuro. Sì, niente di che, io in genere prediligo look più raffinati, ma lei era così bella che poteva indossare qualsiasi cosa, addirittura valorizzandola! Non ci siamo detti molto, mentre lei si era bloccata a metà della scala che stava scendendo, e dalla quale l'avevo avvistata, e le andai incontro, anzi, a dire il vero, io non ho nemmeno sentito bene il tono della sua voce, ma la cosa di cui ero più che certo è che lei ci stava, eccome se ci stava! Con mia enorme sorpresa, infatti, non mi è stato per niente difficile convincerla a salire di sopra in una delle camere del "Break spring" che avevo prenotato per quella notte.
Rideva, rideva molto, ed era bellissima. Ha continuato a ridere tutto il tempo mentre salivamo le scale. Volevo portarla nella mia stanza ma invece fu lei a portarmi nella sua...
Come al solito da buon "esperto di misteri e delitti" fui chiamato dalla polizia della metropoli per un consulto; loro annaspavano in piena nebbia! Effettivamente non mi capitava da un bel po' di imbattermi in un caso così drammaticamente curioso. James Reloy, manco vent'anni, alto e palestrato quel che bastava per fare stragi di passere, e volendo, non solo, moro occhi verdi, tatuaggi in bella mostra su pelle, che ve lo dico a fare, lampadata. E da quel che recitava la sua "biografia" un seduttore seriale, un gran bel maschione alfa, uno gran bastardo da competizione insomma, direi io; ritrovato nudo come un verme su uno dei letti che "gentilmente" il "Break" metteva a disposizione degli affezionati clienti, studenti, e figli di papà, ma soprattutto "tromboni" in genere. La cosa che però rendeva "interessante" il caso è che il nostro bel maschione alfa è stato trovato non solo nudo, sul letto, ma anche legato e imbavagliato e con violato quel qualcosa che in genere i maschi alfa preferirebbero rimanesse vergine.
Ma la mia presenza lì era richiesta, e questo rendeva il caso ancora più "interessante", in quanto io stavo già indagando per altri due casi del tutto simili a questo, ovvero altri due bei "vitelloni", secondo i dettami dei tempi odierni, trovati nudi, legati come salami, e sodomizzati in camere di edifici, diciamo così, pubblici, con una distanza di tempo tra un omicidio e l'altro di una settimana, e entrambi i casi precedenti circoscritti in questa determinata zona dello stato.
La polizia ovviamente aveva già sentito i genitori della vittima, ma mi, e ci, sembrava cosa buona e giusta che li conoscessi anche io. Però conoscendomi, onde evitare di uscirmene con stronzate tipo: "Allora vecchio mio, il suo bel campione di baseball, a quel che potrebbe sembrare, non è che piacessero anche altri tipi di mazze oltre che a quelle da gioco?"_ domanda secondo me utilissima per lo svolgimento delle indagini_ ma che capivo benissimo che non avrei potuto formulare così! E per impedire ciò allora chiesi a qualcuno dei "loro" di venire con me, o meglio a qualcuna, perché secondo me, è inutile dirlo, in queste cose le donne hanno molto più tatto, e ovviamente mi sembra superfluo dire che la "compagna di avventura" che mi scelsi era un gran pezzo di poliziotta.
Non di molto parole a dire il vero, ma si vedeva a occhio che doveva essere una brava poliziotta. Jenny, si chiamava Jenny. I genitori del povero James abitavano in un quartiere residenziale molto silenzioso e per bene, situato in una graziosa cittadina, posta a parecchi chilometri dalla metropoli. Ci avevano subito detto che il loro ragazzo si era recato là per qualche giorno in occasione delle vacanze scolastiche, "perché il ragazzo voleva divertirsi un po', sa com'è..." ma io non sapevo manco per un cazzo com'era, ma finsi di saperlo e annui.
Il padre, capelli grigi ben tagliati, polo rosa, e abbronzatura eccessiva, sembrava molto orgoglioso e fiero; la moglie un donnino biondo-tinto qualunque invece visibilmente non riusciva a controllare la propria emotività. Il salotto nel quale io e Jenny ci trovavamo sembrava uscito dalla casa di Barbie, pieno di cose inutili ma tanto "carine", e di sicuro, come mi fece notare quando uscimmo Jenny, anche costose.
Insomma la madre piangeva come una fontana, il padre invece si sforzava di non farlo e c'è mancato poco che a un certo punto non si alzasse dal comodo divano sul quale lui e la moglie erano seduti per mostrarmi le foto del suo "campione" prima che venisse ammazzato. La situazione era a dir poco surreale e statica così decisi di farlo comunque e così con voce chiara e guardando il padre fisso negli occhi azzurri, di un azzurro artico, glaciale, iniziai a dire: "Senta, secondo lei, visto le modalità in cui è stato ritrovato morto non può essere che, sì insomma, suo figlio fosse..." appena iniziai a parlare Jenny aggrottò la fronte, molto preoccupata, ma a fine frase, si lasciò andare addirittura sospirando dal sollievo, una cosa tipo "Scansato pericolo!"_, sì dai, in fondo era stato quasi bravo.
Il padre subito dopo la domanda cercò ancora per un po' di controllarsi, poi parecchio nervosetto mi disse: " Senta che sta cercando di insinuare che mio figlio fosse... fosse gay?"
"Guardi che anche se fosse stato non vedo dove stia il problema, e inoltre come le dicevo, visto le modalità in cui è stato ritrovato morto suo figlio ( possibile che gliel'abbiano tenute nascoste, no, no io credo proprio di no!), non mi sembrava una domanda del tutto impertinente, mi scusi..."
" Senta l'ho detto anche agli altri poliziotti mio figlio non era assolutamente fro... gay, anche perché è sempre uscito con ragazze bellissime, ragazze che io e mia moglie in molti casi abbiamo anche conosciuto!" Mi risponse l'uomo quasi ringhiando.
L'inconsolabile mogliettina, tirando su lacrime e mocio, cercò di calmarlo, mentre Jenny provò a sistemare la situazione, ovvero si mise a fare ciò per cui l'avevo portata con me.
Uscendo, ormai in veranda, Jenny mi disse quella cosa sugli oggetti costosi; io dissi che una cosa era quasi certa: il figlio era "frocio"!
Eppure, eppure... eppure anche negli altri due casi qualcosa non tornava. Avevo scandagliato tutti i buchi gay della zona, e niente, davvero i due, o meglio tre, stalloni sembravano degli eterissimi eteroni. E poi c'è anche da dire che nei gialli la pista passionale è sempre quella più noiosamente banale da prendere in considerazione e da seguire. A questo stavo pensando, mentre in una di quelle giornate qualsiasi in quella maledetta grigia e piovosa metropoli, stavo cercando di sorseggiare il mio troppo bollente espresso. Ma stavo pensando anche a Jenny, la bionda e formosa Jenny; pensavo a lei e a come fottermela. Pensavo a tutto ciò quando all'improvviso mi picchiai una fragorosa manata sulla mia fronte ampia e mi dissi: "Cane di un cane! Ma vecchio Jack, qui occorre sentire quelli del locale, come ho fatto a non pensarci prima?!"
Eccitato dalla mia brillante intuizione, e per altro, decisi di prendere in mano il telefono e chiamare Jenny, avevo una maledetta voglia di condivisione. Lei mi rispose con una dolcissima voce impastata dal sonno, ma che diavolo di ore potevano mai essere? Le dissi che avevo bisogno di sentire tutti, clienti, cameriere, baristi, tutta la fauna del "Break".
"Jack è una stronzata!". Il mio nome nella sua bocca mi provocò un intenso brivido libidinoso. Io la invitai ad argomentare. Lei con il tono più tranquillo del mondo mi spiegò che era tutto inutile, che tutto ciò era stato già fatto da loro, senza, oltretutto raggiungere chissà quale risultato. Io le risposi, anche per fare il figo, soprattutto per fare il figo, che se mi avevano chiamato è perché io sapevo vedere, sentire e carpire cose che loro non potevano.
E così già dal mattino seguente io e l'intera squadra ci mettemmo a interrogare tutto ciò che passava, ma soprattutto che era passato durante la notte dell'omicidio, da quello stramaledetto locale per studenti fighetti.
Jenny quel giorno era bellissima. E la sua bellezza era accentuata dal fatto che lei era sempre molto professionale e che la sua femminilità non era per niente ostacolata dalla mancanza di orpelli e eccessi nel sua figura esteriore. In mattinata appena mi vide ammiccò e mi guardò con un curioso sguardo di sfida che voleva un po' dire una cosa tipo: "Ora vediamo che sai fare fenomeno!".
Le informazioni buone ci vennero dai clienti. A molti di loro ci dissero infatti di ricordare che il giovane James la notte della sua morte era stato avvistato a flirtare con una ragazza bionda dalla bellezza davvero notevole.
Jenny però smorzò subito i miei entusiasmi dicendomi che questa notizia non era certo passata loro inosservata, peccato però che rintracciare la ragazza in questione si fosse rivelato fin da subito pressoché impossibile. Eppure non potevo lasciare morire la cosa così perché quella ragazza poteva essere a tutti gli effetti la persona che l'ha visto visto vivo per l'ultima volta, almeno a quello che dicevano i nostri testimoni, che giuravano di averli scorti pure salire insieme per appartarsi.
Dal punto di vista del personale fummo diretti dalla "capa" del Break, e di molte altre attività di tipo turistico-ricreative di quella zona della città, verso un loro dipendente molto particolare. Si trattava di Sam Sommer, una sorta di tutto fare mezzo imparentato con Vanessa, la padrona della baracca, e che lei definiva un " bravo ragazzo, anche se un po' problematico". Oddio per me era quasi inutile sentirlo visto che Vanessa ci specificò che lui quel giorno in realtà non era manco in servizio, ma io in quel momento avevo bisogno di idee, e siccome faticavo a trovarne, soprattutto di migliori, accettai di incontrarlo.
Sam Sommer diciotto anni da poco compiuto. Aria da ragazzino timido e anche poco sveglio. Divisa del "Break" addosso, ovvero un'insignificante t-shirt nera, e pantaloni bianchi. Capelli lunghi fino al collo, unti ma di un intrigante e caldo color caramello. Il tono di voce era insicuro e mentre parlava, in alcuni passaggi, la sua voce poteva farsi più o meno acuta e stridula. Quando gli dissi della fine del povero James si stupì e scandalizzò e mi giurò di non averne saputo niente, che lui durante le sue giornate libere non frequentava "l'ambiente di lavoro", neanche in veste di cliente. Come e dove le occupasse questo non so, non glielo chiesi, con lui, mi sembrò di aver sprecato fin troppo tempo.
Con Jenny, oramai, la mia adorata Jenny, ci recammo pure nella cittadina dove viveva Deborah, l'ultima ragazza, in ordine di tempo, di James.
Durante il viaggio in auto per raggiungerla Jenny, sempre professionale ma sempre con quel tono di sfida che ogni tanto le spuntava fuori da chissà quale parte, mi chiese: "Allora grande detective Jack Darklite quale la sua pista, ora? Prima pensava che si trattasse di un delitto passionale, di un frocio che stanco di vivere nell'ombra della vita da etero di successo del suo amante l'abbia fatto fuori dopo un giochino sadomaso, poi si è fissato così tanto con quella bionda misteriosa quasi a lasciar far pensare che lei sospettasse seriamente di costei, e ora?"
"Ora andiamo a sentire sta Deborah!"
Deborah Lee, bionda (pure lei?), carina, e molto affranta per quello che era successo al suo ex. Tra un singhiozzo e l'altro ci raccontò tutto di lei e James.
C'era qualcosa che non andava tra me e lui, fin dall'inizio della nostra storia insieme. Ma io e James ci amavamo, profondamente, anche se si sentiva da lontano il "puzzo di marcio" della nostra storia. Dopo neanche due mesi di relazione ci lasciammo. Fu lui a lasciarmi. Anzi, fui io. Non mi ricordo. Non ha importanza chi fu... rimanemmo sempre in contatto, però. L'ultima volta che lo sentii mi disse che stava andando alla capitale per divertirsi un po', per dimenticarmi...
Durante il nostro viaggio di ritorno pioveva che dio la mandava sul mio vecchio ferro a quattro ruote, quasi rotto che ormai mi accompagnava sulle strade del mondo da qualche anno a quella parte. La "mia" Jenny mi chiesi degli altri due casi simili a questo che stavo seguendo. Io le dissi che erano del tutto uguali a questo solo che negli altri due la donna bionda non c'era; qui era una novità. Negli altri due casi c'era un'altra ragazza misteriosa, già, ma con i capelli piuttosto lunghi e mora, o meglio con un colore di capelli strano, un marroncino brillante.
"Non può essere la stessa ragazza che ha deciso di cambiare look? Che ne so con una tinta, un taglio nuovo, o una parrucca?" Mi fa osservare la mia bellissima e acuta Jenny.
"Ne dubito! La "misteriosa numero uno" è stata descritta come una bellezza androgina..."
"Mentre la nostra bionda come una sorta di superbombasexy!"
E detto ciò ci squillò il telefono. I colleghi di Jenny erano riusciti a rintracciare la "bionda misteriosa".
La ragazza in questione poteva sembrare di una "bellezza notevole" solo alle luci soffuse di una qualche discoteca, perché alla naturale luce del sole, sembrava una ragazza normale, come tante altre. Si chiamava Samantha Leigh e ufficialmente era anche lei una studentessa. E tipica della studentessa che "condivide" era pure il piccolo appartamento, _appartamento guarda caso a due passi del locale in cui è stato commesso l'omicidio_nel quale ci accolse, era quello tipico degli studenti che convivono con altri studenti e con i loro sempre contatissimi spiccioli.
Come già detto bellissima non era. Ma dovevo ammettere che Samantha aveva qualcosa di maledettamente malizioso, che intrigava. Aveva uno sguardo luciferino, ecco! All'inizio, con la sua sottile voce roca, davvero sexy, provò a fare la finta tonta, e sbatacchiando le sue truccatissime palpebre da bambola, affermò: " Mi cercavate, ma io non capisco proprio perché?!"
Ci pensò subito la "mia" jenny a riportarla sul nostro pianeta: "Senta, ci dica dove si trovava la notte tra*** sabato**?"
"Sabato? Non ricordo... sarò uscita da qualche parte, ma perché me lo chiedete?" rispose la sciacquetta.
"Non so se lei si sta realmente conto della situazione" Brava la mia Jenny! Ma secondo me in quell'occasione ci voleva qualcosa di più che una buona professionalità, per cui intervenni incalzante io: " Senti stronzetta lo sappiamo noi dov'eri, al "Break" a fare la troietta, e sappiamo anche con chi, con il bel James Leroy, che guarda caso è morto proprio quella sera lì, e tra l'altro sta passando già una settimana da quel fottuto omicidio, e le cose potrebbero mettersi veramente male per TUTTI, quindi mia bella biondina ti conviene parlare..."
Le due ragazze rimasero entrambe senza parole. Solo Jenny dopo un po' disse qualcosa, esalò uno strano: "Grazie!". Mentre Samantha fece qualcosa di davvero sconvolgente, si mise a piangere.
Ed eccoci ormai quasi giunti alla volta del finale. Avrei voluto un finale un filino diverso. Avrei voluto, almeno sul finire della storia, avere qualcosa di più intimo con l'agente Jenny Calyphornia, che so un bacino, una trombatina, ma alla fine è andata così, quindi alla fine non mi resta che far altro che dire che va bene anche così.
Ci fu un'operazione di polizia davvero spettacolare. Un dispiegamento delle forze dell'ordine davvero notevole. Si fece irruzione nel piccolo stanzino del brufoloso Sam Sommer. Ma lì non c'era. Chiedemmo a Vanessa se sapeva dove fosse diavolo finito. Lei ci giurò di non saperlo. Vanessa si ritrovava i segni di un tentato strangolamento al collo. Era stato Sam Sommer pochi giorni prima, incazzato perché aveva intuito che se noi l'avevamo interrogato era perché Vanessa aveva fatto il suo nome. E nonostante questo Vanessa, che inconsciamente, molto inconsciamente, cercava di fare tutto nel bene del ragazzo, tentava ancora di proteggerlo, ma ormai non aveva più importanza, sapevamo dove andare a cercarlo.
Lo trovammo a casa del signor Sommer, suo padre, l'uomo che abusò di lui da piccolo. Il piccolo Sommer era armato, ma ormai non era più Sam, lui era in tutto e per tutto, trucco, abiti e smalto, Samantha.
Sam e Samantha si erano conosciuti proprio la settimana in cui James aveva avuto la sfortuna di aver scelto di approdare nella metropoli per le sue vacanze. E fu lì che i due strinsero il patto. Fu lì che la bionda Samantha propose alla bellezza androgina dai capelli di un luminosissimo color caramello, ormai arci deluse dall'universo maschile, di "rubarle" il nome.
Quando arrivammo Sommer senior era legato e imbavagliato come un salame, e la pistola del piccolo Sommer era proprio puntata contro di lui. Alla nostra vista "Samantha/Sam" si alterò. E con una stridula voce in falsetto si mise a strillare che noi stavamo rovinando il suo piano di vendetta, che noi non sapevamo, non potevamo nemmeno immaginare che cosa le avesse fatto passare quell'uomo, a lei ma soprattutto a Sam. Quell'uomo così virile... che aveva comprato una villetta, per passare il resto della sua vita, con vista campo di calcio, frequentato dai ragazzini delle scuole. Poi fu un attimo. Fu una lotta tra le personalità remissiva di Sam e quella vendicatrice di Samantha. Fu un attimo, il padre orco venne tratto in salvo. Per una piccola frazione di secondo la personalità di Sam prevalse sull'altra. E fu così che l'obiettivo cambiò. "Sam/Samantha" si sparò un colpo in testa. Persino un cinico come me sarà perseguitato, nei suoi incubi, dall'orrendo e innaturale "NOOO!!!" finale di Samantha.
C'era qualcosa di magico e nello stesso tempo inquietante quella sera che vibrava nell'aria metallica e sintetica della città. Man mano che precedevo a finestrino abbassato nel cuore della grande metropoli sentivo impresso nelle mie narici un forte odore da fine del mondo. Musica techno, ad altissimo volume usciva dall'abitacolo della mia auto, musica davvero aggressiva. Serviva ad attirare l'attenzione delle belle ragazze, la musica e le mie vigorose strombazzate di clacson, ovviamente.
Ero appena uscito da una storia davvero deprimente, decisamente complicata. Dimenticare volevo soltanto e semplicemente dimenticare! E svuotare i coglioni, cazzo!
Per questo mi stavo recando al "Break spring". Mike il ragazzo più cool della mia compagnia mi aveva detto che se fossi andato nella metropoli avrei dovuto andarci per forza. E così visto che mi trovavo lì per le vacanze scolastiche tanto valeva provare, no?
Locale chiassoso, con clientela poco o niente scelta, quasi tutti studenti in vacanza come me, chissà cosa ci trovava un fighetto figofilo come il vecchio Mike?! Una mezza delusione, anche perché le ragazze sì, erano carine, ma niente di che... tutte tranne una; ragazzi devo dire che lei era un angelo, mannò, di più una visione! Capelli biondi e a caschetto, e un sorriso perfetto ma semplice. Indossava un body fucsia, e una mini, però fin troppo lunga per i miei gusti, di jeans, color blu scuro. Sì, niente di che, io in genere prediligo look più raffinati, ma lei era così bella che poteva indossare qualsiasi cosa, addirittura valorizzandola! Non ci siamo detti molto, mentre lei si era bloccata a metà della scala che stava scendendo, e dalla quale l'avevo avvistata, e le andai incontro, anzi, a dire il vero, io non ho nemmeno sentito bene il tono della sua voce, ma la cosa di cui ero più che certo è che lei ci stava, eccome se ci stava! Con mia enorme sorpresa, infatti, non mi è stato per niente difficile convincerla a salire di sopra in una delle camere del "Break spring" che avevo prenotato per quella notte.
Rideva, rideva molto, ed era bellissima. Ha continuato a ridere tutto il tempo mentre salivamo le scale. Volevo portarla nella mia stanza ma invece fu lei a portarmi nella sua. Lei continuava a ridere. Entrai prima io, lei rimase dietro di me con la porta aperta. Io non accesi nemmeno la luce, per quello che volevamo fare, io e lo schianto, non serviva la luce. Eppure la stanza non era buia, nemmeno quando la bionda chiuse la porta dietro di sé. Una luce bluastra, tipo quella che rilasciano i televisori accesi nell'oscurità, illuminava fiocamente la stanza. A sorprendermi ancora di più però fu il fatto che io e la ragazza non fossimo soli nella stanza. Infatti oltre a noi due, si fece avanti nella semioscurità la figura di un'altra donna. Ricordo che pensai: "Hai capito la maialona?!". L'altra ragazza reggeva in mano del nastro adesivo e delle corde molto robuste. Bene, le due volevano giocare, e a me i giochi piacevano eccome.
Alla fine le due maialine mi spogliarono e mi fecero stendere a pancia in giù sul letto, io non protestai perché ero già fin troppo eccitato, cazzo era proprio quello che mi ci voleva per dimenticare quella stronza di Deborah! Poi mi legarono, e mi imbavagliarono, non so perché ma mi fidavo. Iniziai a capire che qualcosa non andava e a divincolarmi quando sentii un qualcosa, un qualcosa di grosso spingermi contro il buco del culo. Una voce d'uomo in falsetto chiese alla bionda piantata davanti a me con gambe divaricate e braccia sui fianchi: "Posso?". L'altra con un ghigno perfido disse: "Non ancora, voglio vedere ancora un po' il terrore negli occhi di questo verme infrangi cuori!"
I primi colpi furono terribili. Poi mi lasciai andare, mi abituai al dolore indicibile. Pensavo a Deborah, che l'amavo, e dentro di me le chiedevo perdono non sapendo nemmeno bene io perché. Alla bionda che mi guardava con sguardo di pietra avrei solo voluto chiederle: "Perché?". Lei come leggendomi nel pensiero, con sguardo da pazza disse ad alta voce: "Io vi odio, vi odio tutti, CAPITO?!!!" Poi più parlando tra se e sé che a me disse: "Vedrai che adesso ti passerà la voglia di stupare le brave bambine come me e la mia amica, papà!", poi rivolto all'essere con i capelli color caramello che mi stava sfondando, ha detto gelida: "Ora puoi finirlo!"_ Bang!
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- Un giallo di gran classe, da leggere con attenzione e gustare sino allo sconvolgente (e catartico) finale.

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