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Ana-fine

In quei giorni il telefono squillava continuamente, Roman si precipitava a rispondere, parlava a voce bassa, non riuscivo a capire cosa dicesse. La signora mi chiedeva se avevo notato qualcosa di strano in casa, perché il figliolo era più taciturno del solito. Un giorno, a tavola, Roman ci disse che il movimento studentesco che si riuniva clandestinamente, aveva notizie incoraggianti. Operai e giovani volevano manifestare e scendere in piazza contro il governo. "Potete venire anche voi-disse-quanti più siamo meglio è! anche tu piccolo puoi venire a gridare che hai fame!". Disse rivolgendosi a Samuel. Ci informò che la manifestazione era pacifica, che dovevamo solo urlare e cantare. Naturalmente bisognava trasferirsi in una grande città, per passare inosservati, in mezzo alla folla. Nel nostro piccolo paese, ci avrebbero subito messo in galera prima ancora di scendere per strada. La signora Alina aveva una sorella, a Timisoara, che lavorava in ospedale, faceva l'infermiera, non si vedevano da tanti anni e sarebbe stata felice di accoglierci. Bisognava predisporre tutto, organizzarsi per il viaggio in treno. Io ero desiderosa di partecipare, avrei portato il piccolo con me, era giusto? Forse si! doveva tenerlo ben stretto nella memoria, questo viaggio! Il mio pensiero ogni tanto.. però vacillava.. pensavo che sarebbe stato pericoloso portare Samuel nelle piazze a manifestare. Forse stavo già perdendo il contatto con la realtà. Sognare rende tutto più fluido, conduce in un universo imprevedibile, ignoto, come una notte senza luna nel deserto. È da ingenui pensare che tutto possa cambiare scendendo in piazza, che i tempi duri possano finire. . chissà.. l'immaginazione è come un incantesimo. Per me sarebbe bastato poco per avere una vita migliore, avevo desideri semplici, passioni e ambizioni limitate. Ora non possedevo neppure questo. Riflettevo e i dubbi si dissipavano.. cosa mi sarebbe potuto succedere? Niente! assolutamente niente, era una manifestazione pacifica, dovevamo farci sentire, dovevamo farglielo capire che volevamo un governo democratico. Questo viaggio dovevamo pur farlo: "Consideralo una vacanza, Ana! mia sorella ci ospita. Quando saremmo lì decideremo se rimanere in casa, o scendere per strada. "disse la signora Alina. Passarono soltanto due giorni e arrivò l'alba della partenza. Il 18 dicembre, un camion di piccole dimensioni, che serviva per il trasporto di frutta al mercato, ci portò alla stazione. La nebbia velava il bosco intorno, immerso in un silenzio irreale. Avevamo paura che qualcuno sbucasse all'improvviso e tutto finisse; l'autista andava piano, con circospezione, perché oltre al misero carico di frutta, portava nascosto sotto un telone: Roman. Lo aveva deciso lui stesso di viaggiare nascosto, perché da alcuni giorni si sentiva spiato. Per fortuna tutto andò bene. Era ancora buio quando il treno partì. Non so quanto durò quel viaggio.. Ecco Timisoara! il cielo era grigio e la città bellissima, palazzi, case, strade larghe. Non credevo fosse così bella! Si sentiva nell'aria che qualcosa era successa. Tutti andavano di fretta, le persone passavano come automi avvolti nei capotti e con i capellini calati quasi sugli occhi. I parenti ci accolsero con affetto e con notizie che ci fecero capire che in ogni parte della Romania c'era in atto una vera insurrezione, una rivoluzione! Capii di essere in una casa di veri rivoluzionari. Ci raccontarono che la polizia aveva ucciso dei dimostranti e che durante una fiaccolata in suffragio delle persone uccise, poliziotti armati avevano sparato sulla folla. Non si sapeva niente di certo ma il19 tutti gli abitanti di Timisoara sarebbero usciti per strada a chiedere il perché di tanta violenza e le dimissioni del dittatore. Era il 19 dicembre, nessuno dormì quella notte. Nel palazzo, mi rendevo conto, che tutti si muovevano come fantasmi ed erano pronti. Per tutto il giorno non si fece altro che discutere, veniva esaminato ogni punto con fervore pacato, per non distruggere quella tranquilla sicurezza che tutto si sarebbe risolto per il meglio. Il giorno scendemmo in piazza decisi a manifestare pacificamente; in men che non si dica il corteo apparve come un fiume che con le sue acque invade gli spazi oltre l'argine, così la folla invase la piazza. Le persone uscivano in gruppo dalle case e il fiume s'ingrossava, fino a raggiungere la piena e a trascinare tutto ciò che gli veniva incontro. Uomini donne, ragazzi, bambini, voci, urla, slogan, tutti immersi in un freddo polare. Ma gli animi e i cuori si scaldavano e ci scaldavamo contagiati da quella energia. I visi paonazzi dal freddo, accentuavano il senso di rabbia che esplose. La polizia era arrivata con uno spiegamento di forze incredibile, elicotteri che sorvolavano il cielo, camionette con militari in assetto di guerra. Passò la voce che alcuni carri armati erano schierati alla periferia della città. Non so poi cosa successe, non mi resi conto che tutto stava precipitando. Io portavo Samuel in braccio, la signora Alina era alla mia destra e controllava continuamente Roman, che sembrava un diavolo scatenato. Alla mia sinistra camminavano gli altri parenti in preda ad uno stato di rabbia mentre urlavano: "Abbasso il Presidente! Romania libera!" La folla gridava: "Pane per i nostri figli, Vogliamo l'Europa, qui come a Budapest o a Varsavia, basta con la dittatura!" Poliziotti e soldati fecero insieme la prima carica, spararono e assaltarono gente inerme con le baionette. Siamo nelle prime file, nella calca, la folla si sposta per difendersi... Decine di persone restano sul terreno, alcuni svenuti, i più morti. Io vengo travolta schiacciata dalla folla che urla. Sono a terra, ho un forte dolore al braccio, gli spari continuano.. urla, lamenti rauchi, profondi. Ho l'impressione di essere inseguita da una mandria di bufali, vedevo rosso dovunque, tentavo di alzarmi ma non sentivo le gambe. Un uomo si chinò verso di me, speravo che mi aiutasse. Non avevo neppure la forza di gridare, sentivo che il respiro si fermava in gola e mi pareva di nuotare in un mare scuro, di perdere forza, di annegare. Sentivo cannonate, spari... ma io dov'ero? mio figlio dov'è? : " Ditemelo! Samuel! Samuel. . Alina!" Non so quante ore sono rimasta svenuta per terra. Improvvisamente mi sono sentita leggera, stavo correndo incontro a Samuel, che rideva, rideva, io ero vestita con il mio primo abito di sartoria, la mia prima opera!. ai, che dolore! Non posso muovermi.. apro gli occhi e vedo Alina che mi tiene teneramente la mano. "Tranquilla, sei in ospedale è tutto passato, il bambino sta bene, è a casa da mia sorella". Mi racconta tutto ciò che è successo.. ho un trauma cranico e toracico, fratture al femore dx e alla tibia sinistra. Mi hanno asportato la milza ma gli altri organi interni sono integri. Sono rimasta in coma per molti giorni. La signora Alina mi racconta che durante la manifestazione avevano perso le mie tracce, mentre il bambino lo avevano individuato, piangente in braccio ad un signore. Merito anche del capotto giallo con cui era vestito e facilmente riconoscibile. Mi cercavano. Un caso strano e fortunato ad aver ritrovato prima il bambino e poi me. La sorella della signora aveva avuto l'intuito di cercarmi nell'ospedale più vicino a dove era successo lo scontro, e fu lì che mi ritrovarono. Mi avevano cercato disperatamente per giorni, poi la notizia che ero salva. Non così per molti altri. Da ciò che poi mi raccontarono, mi veniva difficile capacitarmi di come uomini, donne e bambini finirono schiacciati dai cingoli dei blindati o sventrati a colpi di baionetta. Mi riferirono anche di interi quartieri incendiati e distrutti dalle fiamme. Sulle antiche città , e sui piccoli vecchi borghi era calato il buio d'un pomeriggio invernale quando cominciarono a muoversi i carri armati. La gente cercava di fare un muro umano contro i carri, qui e là autobus e filobus sbarravano la strada. I primi soldati esitavano, non osavano avanzare, poi con l'arrivo dei rinforzi e di ufficiali spietati la carneficina ebbe inizio, inseguivano chi scappava, a volte non sparavano nemmeno, li schiacciavano con i cingoli. La signora Alina aveva visto una madre con un neonato in braccio finire sotto uno di quei mostri d'acciaio, la poveretta aveva tentato invano di lanciare il bambino sul selciato. La gente resisteva, e la morte arrivava anche dal cielo: elicotteri da guerra sovrastavano ogni lamento e ogni grido, poi il discorso di Ceausescu che lasciò tutti indifferenti, il negoziato con il Comitato di Timisoara che sembrava in piedi, e non offriva altri sbocchi che la capitolazione d'una delle due parti, il popolo o il regime. Il resto lo sapete è nella storia...

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9 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • frivolous b. il 17/06/2015 14:58
    Sei partita da un dramma personale per dipingere in maniera eccellente il dramma di un'intera nazione, bravissima!
  • Anonimo il 05/06/2015 18:30
    Un finale commovente per la drammaticità dell'evento... molto trasporto emotivo in questa ultima parte che chiude in modo perfetto tutto il racconto. Forse è la parte che mi èpiaciuta di più, ma comunque il racconto è tutto bello. Brava... kalispera e kalinicta, per una decina di giorni sarò in Francia, ci sentiamo al ritorno.

9 commenti:

  • antonina il 06/06/2015 18:00
    Stan, ahahah! capita.. io sono contenta 8 commenti in breve tempo.. non stupirti per la tua chiaroveggenza, vuol dire che viaggiamo nella stessa lunghezza d'onda. Sei gentile per la stima..
  • Stanislao Mounlisky il 06/06/2015 08:00
    Uffaaaaa! Non se ne può piùùùùùùùù!
    Stan
  • Anonimo il 06/06/2015 07:59
    Possibile che uno debba sempre firmare per non essere fregato dall'anonimato?
    Stan
  • Anonimo il 06/06/2015 07:59
    Possibile che uno debba sempre firmare per non essere fregato dall'anonimato?
    Stan
  • Anonimo il 06/06/2015 07:58
    Possibile che uno deve sempre firmare per non essere fregato dall'anonimato?
    Stan
  • Anonimo il 06/06/2015 07:56
    Cara Antonina, incomincio a farmi un po' paura da solo... Ma lo sai che quando ho iniziato a leggere questa parte ero convinto che Samuel sarebbe morto?
    Non so come faccio, non lo so davvero! L'unica cosa che posso dire è che presto grande attenzione, quando leggo. Per quanto ti riguarda, poi, è lampante che hai inventiva da vendere, osservi acutamente la realtà e la rielabori con sensibilità; inoltre sei in un momento di grande energia creativa e questo è bellissimo, ne sono molto lieto per te.
    Non scartare a priori l'idea del romanzo: solo, è qualcosa che deve riguardare te, deve partire da te e deve crescere nella direzione che tu senti, interiormente, giusta. Le potenzialità le hai, quello che ti serve è tempo e organizzazione, perchè si tratta di un lavoro vero e proprio, anche se straordinariamente bello.
    Pensaci: potrebbe essere una splendida avventura.
    Con grande stima Stan
  • antonina il 05/06/2015 21:40
    Ciao Duliamo, grazie per il tuo commento incoraggiante. Buona vacanza.. au revoir mon ami.
  • antonina il 05/06/2015 21:28
    Stan, hai ragione... il finale era drammatico veramente.. doveva morire Samuel. Ho fatto leggere ad un'amica questa parte finale, lo strazio di una madre.. mi ha convinto a cambiare il finale, dicendomi: "Basta cose tristi, abbiamo bisogno di cose positive, i tuoi racconti finiscono sempre in tragedia.. per una volta cambia!". Detto, fatto.
    Rischiava in effetti di diventare un romanzo, pensavo, non lo nascondo, di far nascere una storia d'amore tra Corneliu e Ana, di far ritrovare il cadavere del marito di Alina.. rientrato a piedi dopo l'interrogatorio in caserma, l'avrei fatto caderein un burrone.. insomma..
    Spiegami come hai fatto a capire tutto questo... non ti si può nascondere nulla! Comunque grazie.. questo è quanto.
  • Stanislao Mounlisky il 05/06/2015 18:29
    Questa parte, sinceramente, non mi convince del tutto. Non in assoluto, beninteso, ma come "fine". Secondo me hai perso la motivazione a questo racconto, ti sei "stufata" e hai voluto concluderlo. Forse ti sei resa conto che la storia rischiava di diventare un romanzo e ti mancano, in questo momento, il tempo e la testa per un'impresa di tal genere (che, tra l'altro, non sarebbe indicata per il sito)?
    In ogni caso, complimenti, scrivi bene e questo è quanto!
    Stan

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