racconti » Racconti sull'amicizia » Attilio
Attilio
Il mare dalla finestra è un incanto, si vedono alcune barche veleggiare e molti gabbiani che stridono in volo, mentre altri si tuffano sulle prede in superficie.
Sono alla scrivania e come tutti i giorni sono impegnato con firme, contratti, testamenti e registrazioni.
Un lavoro che m'affascina e che mi fa guadagnare molti soldi.
Maggio è ormai alle porte, devo precipitarmi al supermarket per comprare le scatole di tonno, non ho più nulla in frigo!
"Signor Filippo ha per caso un ristorante? "mi chiede il commesso alla cassa.
"Ha portato via tanto di quel tonno che basterebbe per sfamare un delfino!"
Rispondo che, in effetti, è tanto, ma che è per un amico che soggiorna da me alcuni mesi all'anno e mangia solo del tonno. "Gli faccia fare gli esami per il tasso di mercurio nel sangue, nel tonno ce n'è tanto!"- mi suggerisce- mentre vado via. Abbozzo un sorriso e mi avvio verso casa.
Il pensiero va ad Attilio, questo amico che tutti gli anni da maggio ad ottobre viene a trovarmi.
I ricordi della nostra amicizia sono ancora davanti ai miei occhi.
"Che tenerezza la prima volta! quante visite, tanto per dirmi ci sono, sono qui! buona giornata.."
"Grazie amico mio! La tua presenza è una benedizione, mi dai serenità e dopo la tua visita ricevo i miei clienti tranquillo e pacato."
Ripenso al nostro primo incontro..
Un giorno di maggio di circa quattro anni fa, sono entrato nel mio studio notarile e come faccio tutte le mattine sollevo la serranda e spalanco la finestra.
Il mio studio è al 6° piano di un palazzo proprio sul porto di Cagliari, un porto vivo, con navi che attraccano e altre che partono, pescatori che scaricano dai loro barconi ceste colme di pesci ancora saltellanti, un via vai di persone sul molo in attesa di partire e altre che stringono in forti abbracci amici e parenti che rientrano dalla penisola.
Si sente più volte il suono delle sirene che annunciano le partenze, un rumore cupo che per me è diventato musica, fa parte del mio vivere. I gabbiani sfrecciano veloci nel cielo, per poi librarsi all'improvviso come aquiloni che colorano l'azzurro.
Ho aperto la finestra e per un attimo ho guardato il mare, profumato di salsedine. Che emozione questa distesa incantata! Respiro a pieni polmoni cercando di farci entrare quanta più aria possibile. La finestra si apre su una veranda, sul cui angolo ho fatto costruire un ripostiglio e sul tetto di questo ho fatto mettere delle tegole, per renderlo più armonioso nel contesto. Sapevo che ogni tanto si soffermavano dei piccioni e che signora Maria, che si occupa della pulizia dello studio, aveva un bel daffare a pulire i segni del loro passaggio.
Quella mattina, con mia grande sorpresa, m'accorgo che sulle tegole ci sono due pennuti che amoreggiano, non sono piccioni.. mi sembrano piuttosto due gabbiani. Avevo sentito che spesso nidificano in città, a pensarci sembrano due fidanzatini, quasi m'intenerisco..
In frigo ho del tonno, so che le nuove generazioni si cibano di tutto e rovistano persino nella spazzatura. Decido di offrire loro una piccola merenda.
Prendo il tonno, lo spalmo su delle fette biscottate e le depongo sul davanzale, sono curioso di vedere cosa succede... Per precauzione chiudo subito la finestra, mi hanno riferito che possono essere anche aggressivi, così mi accomodo in poltrona e.. mi godo la scena.
Dopo alcuni minuti uno dei due si precipita sul cibo e con due sole beccate divora tutto in un secondo.
È bello, lo osservo.. ha il becco grosso, le zampe palmate, le piume bianche e grigie.. così pulite! è maestoso nel tentativo di aprire le ali. I suoi occhi, due fori ai lati del becco, sono tondi e roteano velocemente come biglie lanciate con forza per terra. Saltella cercando di beccare le ultime briciole. Che spettacolo! è bastato lo squillo improvviso del telefono per interrompere questa visione. A cena racconto ai miei figli adolescenti del gabbiano.
Marco il più piccolo mi suggerisce di dargli un nome e di chiamarlo Attilio.
"Come zio!"- mi dice-" Ti ricordi quanto amava gli animali? aveva la casa invasa da cani, gatti, persino una tortora che aveva addestrato a cantare, mentre fischiettando si faceva la barba, tenendola sulla spalla."
Scherziamo, ridiamo e decidiamo di chiamarlo Attilio. Al mattino mentre mi appresto a recarmi in studio, mio figlio Marco mi consegna un pacchetto e mi dice: "Sono bastoncini di pesce, pa', portali con te, Attilio li gradirà ." Mi sono messo a ridere ed in cuor mio mi sono rallegrato per aver scoperto un lato amorevole di mio figlio. Per molti giorni lascio cibo sul davanzale e noto che puntualmente tutto sparisce in un battibaleno.
Un giorno, era un periodo di molto lavoro, mi rendo conto di avere il frigo vuoto, mentre Attilio passeggia sul davanzale in attesa di mettere qualcosa nel becco, che fare? mi avvicino al vetro della finestra e busso con le nocche; il gabbiano non fugge anzi mi guarda, mi osserva. Mi sovviene che ho dei biscotti secchi da qualche parte in studio, li trovo e mentre glieli porgo, con grande sorpresa, mi rendo conto che li trafuga dalle mie mani e mi tocca le dita con il becco e voltandosi mi dà una carezza con le ali. Gioisco e penso che la nostra amicizia sta nascendo.
Con l'andare avanti dei giorni i gabbiani non temono la mia presenza, se esco sul davanzale non volano via, rimangono appollaiati tranquillamente.
Una sera Attilio, dopo essersi avvicinato alla finestra dà alcuni colpi di becco al vetro, capisco che ha fame e prontamente gli porgo del tonno; mentre mangia lo accarezzo dolcemente, lui non oppone resistenza e sosta sereno senza timore.
Passano i mesi e l'amicizia si consolida, Attilio mangia in mia presenza, si lascia accarezzare e ascolta i miei monologhi.
Poi un bel giorno sparisce, lo aspetto ma niente.. che sofferenza!.
"Attilio, dove sei? sei partito? stai male? Come posso aiutarti?" Attilio mi manca e manca anche ai miei figli che, benché non lo conoscano fisicamente, si sono ormai abituati ai miei resoconti quotidiani. Passano i giorni, passa l'inverno e del mio amico non c'è traccia. Arriva maggio e Attilio non si vede.
Un giorno, mentre ho in studio dei clienti, sento un tonfo sul vetro della finestra, riconosco il rumore, avverto subito un tuffo al cuore.
Un grido esce spontaneo dalle mie labbra: "Attilio! Sei tornato!"
I miei clienti mi guardano sbigottiti. Corro subito alla finestra "Ciao! Caro amico, mi sei mancato, come stai? Abbi pazienza, sarai stanco, tra un po' ti rifocillo, fammi concludere con i miei clienti."
I clienti ridono a crepapelle e mi guardano sbigottiti. " avranno pensato ad un'improvvisa pazzia... Non m'importa. . non importa". Devo in qualche maniera spiegare il mio gesto... racconto loro la storia.
D'allora, ogni anno, Attilio sparisce e dopo alcuni mesi ritorna a casa. E si! perché il mio studio ormai è la sua casa.
Per ben quattro anni ho vissuto questo va e vieni.
Da circa un anno non vedo il mio amico, attendo sempre il suo arrivo a maggio, periodo in cui lui era solito rientrare; ogni piccolo rumore sulla finestra mi fa sobbalzare, ma l'attesa è vana.. in cuor mio so che non verrà più... starà volando nei mari del cielo e credo che sarà proprio lì che ci rincontreremo e: "Mi riconoscerai caro Attilio, perché so che non mi hai dimenticato!".
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
1 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Molto piaciuto ed apprezzato questo tuo straordinario davvero!
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0