Ultimo di quattro figli, Borg era nato undici anni dopo il precedente. Mamma Franca, convinta di essere andata in menopausa, non si era accorta di nulla per molti mesi. Riteneva che andare dal medico fosse una inutile perdita di tempo e vi si recò solo quando il gonfiore addominale iniziò a preoccupare seriamente babbo Mariano: "Franchina, sii buona, hai tre figli, pensa a loro, andiamo a vedere cosa hai..."
Così, al settimo mese, scoprì di essere incinta e si fece una gran risata: "Vedi che non era nulla di grave!"
Il bambino nacque di tre chili e otto, senza dare alcun problema alla mamma che, come diceva, la strada ormai la sapeva bene. Era monorchide e tale era rimasto per la leggerezza e il fatalismo dei genitori che non vollero sottoporlo a un intervento chirurgico in tenera età. Il fatto aveva avuto, molti anni dopo, un risvolto positivo: quando era stato chiamato alla visita di leva era stato dichiarato inidoneo e, unico dei fratelli, aveva evitato il servizio militare.
Viziato anzi che no per il suo status di "piccolo" di casa, a ventiquattro anni suonati Borg non aveva ancora le idee molto chiare su cosa fare da grande. Diplomatosi al liceo scientifico con una votazione di tutto rispetto benchè non si fosse mai impegnato troppo nello studio (il suo motto durante tutto il percorso scolastico era sempre stato: "Minimo sforzo, massimo rendimento"), aveva accuratamente evitato di iscriversi all'università: l'esempio dei fratelli, che si erano fatti il mazzo per laurearsi e che se lo continuavano a fare per crearsi una posizione, era stato illuminante e non voleva seguirne le orme. Voleva divertirsi e sentirsi libero il più possibile.
Amante del mare e del nuoto, aveva conseguito un brevetto per diventare bagnino di salvataggio e lavorava qua e là, in piscine o in stabilimenti balneari a secondo della stagione.
Come da clichè, aveva collezionato una nutrita serie di avventure e storiazze senza neppure impegnarsi troppo e dando loro il peso che meritavano, cioè poco più di zero. Erano le donne che lo cercavano, lo stuzzicavano, lo adulavano, e lui si faceva usare di buon grado ma senza metterci il cuore. Nessuna era riuscita a diluire il fiele che gli aveva inoculato la prima, quella per cui aveva preso una cotta: era una compagna di scuola, "la più carina, la più cretina", come cantava Venditti, e non si era limitata a non innamorarsi di lui ma poco era mancato che mettesse i manifesti, "Ce l'ha come Hitler! Ce l'ha come Hitler!", tanto che al suo passaggio, a partire dai corridoi di scuola, era un susseguirsi di risatine e sguardi, compassionevoli o imbarazzati a seconda del temperamento.