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Dalila
Dalila aveva partorito i suoi cuccioli sotto la pianta del mirto, in un angolo nascosto del giardino. Antonio e Giovanna, i padroni di casa, lo avevano immaginato perché , per tutta la giornata, l'animale non si era fatto vedere nella veranda posteriore, dove cibo ed acqua venivano serviti ogni giorno da quando era entrata a far parte di quella famiglia, sette anni prima. Era una cagnetta di media taglia, dolce, affettuosa, dagli occhi languidi che intenerivano. Non faceva male a nessuno. D'inverno, nelle giornate molto fredde, dormiva dentro il soggiorno, adagiata su una vecchia coperta ai piedi del camino. Era diventata una presenza importante in quella casa, la chiamavano" il maggiordomo "perché era solita accompagnare gli ospiti dal cancello del giardino fino all'ingresso dell'abitazione con scodinzolii, piroette e salti di gioia. Compiute queste esibizioni si adagiava sul primo gradino della scala d'ingresso e attendeva con pazienza la loro dipartita, ripetendo lo stesso rituale con un abbaio dolce di saluto. Non si sa come fosse rimasta gravida, visto che non era mai uscita di casa. Forse aveva vissuto una veloce storia d'amore con qualche baldo cagnetto innamorato, che si era intrufolato alla chetichella, in qualche notte di luna piena. Rimase sempre un mistero.. . sta di fatto che i piccoli nacquero in quel cespuglio e amorevolmente vennero accolti tra le zampe della neo mamma. Non si sa quanti fossero, Dalila non faceva avvicinare nessuno.. . se ne intravvedevano tre, microscopici, che, ad occhi chiusi, cercavano a tentoni, volgendo la testa ora a destra ora a sinistra, le mammelle da succhiare. Infatti, appena le trovavano, s'attaccavano avidamente ai capezzoli, beati, mentre la loro mamma generosamente si concedeva loro... La sorte volle, sfortunatamente, che la faina, in una aggressione notturna, facesse strage e la povera cagna riuscisse a mettere in salvo solo un piccolo. La natura è incredibile! Dalila si occupò del piccolo con amore, lo leccava, lo teneva stretto, non lo abbandonava neppure un attimo. Antonio e Giovanna, erano felici di vederli cosi uniti, a giocare in quello spazio ristretto. Antonio, la mattina che il piccolo morì, s'accorse che Dalila non aveva consumato il pasto. La ciotola era ancora lì, in attesa che venisse prosciugata del suo contenuto.
Egli si avvicinò con circospezione in quell'angolo sacro del giardino e s'accorse che il piccolo cucciolo giaceva esanime accanto alla madre che lo leccava amorevolmente. , come fanno tutti gli animali. "Possibile che tutta la cucciolata sia stata sterminata.. da quella maledetta faina?" pensò Antonio, mentre scrutava il corpicino del piccolo. Il cucciolo non aveva segni di aggressione, era morto sicuramente di morte naturale. Senza pensarci due volte, l'uomo, colto da rabbia incontrollabile, afferrò il cucciolo per la zampina e, dopo averlo fatto roteare nell'aria, lo lanciò oltre la siepe nella fitta boscaglia. Dalila seguì con gli occhi tutta la scena e quando vide il suo piccolo volare si lanciò oltre la staccionata, con un balzo felino, per riprenderlo. Antonio la vide sfrecciare in un dirupo e sparire tra i rovi come se fosse stata fagocitata da un buco nero. "Dalila, torna indietro! Dalila! Dalila!" urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Dalila scomparve. Attesero tutto il giorno il suo rientro, Venne setacciata tutta la zona, venne offerta una lauta mancia a chi l'avesse ritrovata, ma Dalila sembrava sparita nel nulla.. Giovanna condannò in cuor suo quel gesto senza dire nulla al suo consorte e da quel giorno s'ammutolì... non riusciva a capire come mai suo marito, così attento, avesse potuto arrivare a tanto, anche gli animali hanno i sentimenti e poi lasciare che il cucciolo divenisse pasto di animali selvatici... non lo sopportava proprio! Lo sapeva che in natura tutto avviene semplicemente così da millenni, ma bastava scavare una buca in un angolo del giardino e dargli degna sepoltura.!" Molti dicono che bisogna lasciare l'animale, per qualche tempo, insieme al cadavere del suo simile, in modo tale che si renda conto dell'evento ed accetti più facilmente la scomparsa. Ne abbiamo parlato da poco con i vicini..."pensò Giovanna e proseguì tra se e se: " Charles Darwin fu il primo a constatare che gli animali manifestavano il dolore allo stesso modo dell'uomo, in realtà non so se i cani abbiano la nozione della morte: è comunque possibilissimo che Dalila fosse già turbata dallo strano comportamento del suo piccolo che non giocava e non respirava più.. quel gesto l'ha fatta impazzire, chissà che dolore! Quanto ci manchi Dalila!" Pianse silenziosamente, al pensiero, lacrime che scesero copiose sulle guance.
Le mattine in cui non vi erano nuvole, il sole entrava dalle vetrate della veranda da cui si poteva vedere tutto il panorama della vallata, da cui si poteva scrutare, per un ampio raggio, tutta la vegetazione e i campi intorno. Antonio e sua moglie speravano di veder apparire nel verde una macchia bianca scodinzolante che, finalmente, faceva rientro a casa. Quella visione rimase sempre e solo un sogno. Una mattina Giovanna, rivolta al marito, gli disse: "È per via del cucciolo che Dalila non torna più, non certo perché si è persa nel bosco!"
Antonio rispose: "Ti prego non ricordarmelo, sono stato impulsivo, lo so!"
Lei lo guardò con aria bonaria, non era un rimprovero ma doveva dirglielo, finalmente!. Erano giorni che non si scambiavano impressioni né parole su quel fatto.
"Tornerà, tornerà , vedrai!" disse lei e si precipitò in giardino con le lacrime agli occhi.
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1 recensioni:
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- Non c'è proprio che dire nello scrivere bene, scorrevole e piacevole da leggere. Brava!
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