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Mai smesso di amare Milano, ma non ci vivrei mai
Incredibile ma vero! Io, sì proprio io, F. B. ho vissuto a Milano, certo per sole due settimane, ma non sottilizziamo troppo, no? Io che Milano, quando ero ancora più vicino ai venti che ai trenta (come invece lo sono adesso!), l'amavo più di qualsiasi altra città al mondo. E oltretutto ho pure sperimentato la "dura" vita da pendolare. Ho fatto tutti i giorni per due settimane Milano/Lambrate - Vidalengo; questo ultimo, paesino minuscolo della pianura bergamasca. Praticamente passavo il pomeriggio e la notte nella piccola frazione del comune di Caravaggio a fare assistenza ai due anziani e malati genitori del mio amante (che mi chiamava sempre il pomeriggio e il mattino del giorno dopo, ufficialmente per avere aggiornamenti sui suoi!); poi la mattina presto pigliavo, dalla fatiscente e dall'altri tempi, stazioncina di Vidalengo il treno per Lambrate, per poi prendere la metro verso una zona piuttosto bene e centrale della metropoli lombarda, dove, facendo due comodi passi, giungevo all'abitazione dell'amante, dove passavo l'intera mattinata, ovviamente da solo.
E che appartamento ragazzi! All'ultimo piano con una vista pazzesca sulla grande città. Ora, me ne rendo conto, sto banalizzando... ad esempio dopo pochi giorni di "vita milanese" mi sono ben accorto che lei, sì proprio lei, la vita milanese è davvero invivibile.
Soprattutto per uno come me che viene da una piccola città di una piccola provincia poco ricordata dal resto della Lombardia abituata a ritmi decisamente più tranquilli. La mattina, ad esempio, non riuscivo a riposare come avrei voluto per il via del troppo rumore generale che dalle strade saliva su, su fino al settimo piano. Ma non importava. Fin dai tempi in cui amavo Milano (in realtà mai smesso di amarla!) avevo capito che non mi sarebbe mai piaciuto viverci. Ormai al termine delle due settimane mi accorsi che non avevo approfittato del mio soggiorno milanese come avrei voluto, ovvero sperimentando un po' di vita frocia.
Così venerdì mattina, dopo che mi ritrovai il mio amante sotto casa, ancora lì, con la scusa di essersi dimenticati di avermi lasciato su in casa i miei soldi, e che con questo alibi mi baciò giù in strada senza ritegno, dando vita al nostro primo vero e proprio contatto dall'inizio della mia avventura lavorativa per lui, e l'ultimo da allora (e fine della storia!), mi recai pieno di speranza e di eccitazione alla "Fossa" di Cadorna, celebre tra i froci in quanto luogo di battuage all'aperto. Era una bella giornata di un fine agosto fin troppo caldo. L'eccessivo, bel, sole dava al piccolo parchetto abbandonato da dio ( e quindi regno assoluto degli abbandonati da dio per eccellenza!) un aspetto quasi lunare. C'era molto verde rigoglioso, più dell'ultima volta, forse frutto dell'ottima concimazione a base di feci umane e contenuti di profilattici, abbandonati ovunque, perché tanto si sa, alla fine, tutto ingrassa. Fauna? Deprimente, la solita degli ultimi tempi: marchette e marchette, perché i vecchi pochi... sono tempi duri anche per prostituti e pensionati.
A un certo punto di quell'assurda mattinata passata a cercare qualcosa che non c'è vengo avvicinato da un ragazzo marocchino. Bello, muscoloso, sexy, per carità, ma non mi fidavo. Lui aspettò di isolarmi, mi prese, mi strinse, non mi fece scappare... mi rubò circa 70 euri dal portafogli senza che nemmeno io me ne accorgessi. Ma questo non è nemmeno il lato peggiore di questa storia. Il lato peggiore è che questo si mise a farmi tutto un discorso partendo dalla mia non voglia, passando attraverso alla mia presunta depressione, e giungendo fino a una mia eventuale vagabondaggine da senza dimora fissa; insomma una morale invadente e non richiesta, l'ipocrita! Quella mattina feci pure un pompino. Pompino? Un assaggino più che altro. Non so più neanche perché "mi metto alla prova", forse lo faccio nel vano tentativo di abbattere la noia.
Quel poco tempo rimasto prima dell'inizio del mio ultimo turno lo passai nei meraviglioso parco Sempione, lì a fianco. Finalmente vera bellezza fine a se stessa che non ti chiede nulla in cambio. E che poesia il laghetto pieno di tinche e carpe selvatiche solo lievemente prosciugato! Deciso di approfittarne comunque progettai per la mattina del giorno seguente, anche se ricordavo vagamente che il mattino era chiusa, di fare un salto alla sauna vicino alla stazione prima di tornare a casa. Com'era prevedibile era chiusa. Allora decisi di andare al cruising-bar "L'Illuminata", quello di sicuro aperto. Con mia enorme sorpresa riuscì una volta tanto a fargliela alla mia proverbiale mancanza di senso dell'orientamento e a ritrovare quel luogo che per tanto tempo non avevo più frequentato. Non erano neanche le otto, ci misero un po' ad aprirmi. Quando entrai venni accolto da una grottesca vecchia checca che si credeva di essere tanto simpatica e che continuava a chiamarmi Francisco, alla spagnola. Fu lì che mi accorsi del furto, per fortuna che avevo con me i soldi della paga, che il giorno prima avevo fortunatamente nascosto chissà dove. Non erano neanche le otto del mattino. Pensavo che qualcosa, qualcuno, avrei trovato. Quelli che avevano dormito lì e che se ne stavano per andare, o qualcuno che stava rientrando da lavoro e che prima di rincasare voleva darsi una bella svuotatina di coglioni. Molta gente che dormiva appunto, ma dormiva! I pochi altri tutti ubriachi persi. Mi sono messo a girare tutto il locale in lungo e in largo. Neanche i porno riuscivano ad inchiodarmi a una sedia. E mentre percorrevo quei labirinti semioscuri, glory hole deserti, i resti di una notte di bagordi froci, fatti di alcol, carta sporca e fradicia di chissà cosa, per terra, capii perché ero lì, per vedere con un'altra luce, quella di un nuovo giorno, luoghi a me così cari. Non ero lì per fare sesso ma per compiere un santo pellegrinaggio profano. Non parlai con nessuno, non scopai con nessuno. Una volta che decisi che si era fatto tardi me ne andai più pieno che mai. Il sole fuori era accecante. Presi il treno e addio: vecchi ricordi, Milano, e amante...
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1 recensioni:
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- Sai.. ho conosciuto un milanese.. che la mattina.. quando veniva da me un campagna... si lamentava per il canto degli uccelli.. letto con piacere Francesco.. Il sole fuori era accecante. Presi il treno e addio: vecchi ricordi, Milano, e amante...
- Il realtà Vincenzo penso che quella che sta rischiando di crollare a Milano sia proprio quella "da bere" soprattutto per i milanesi stessi, ovviamenti i pochi rimasti a Milano
- Milano è sempre Milano, conserva ancora il fascino di quando era "la Milano da bere"... e poi solo a Milano puoi imbatterti con Malgioglio, la Ventura e Garbriel Garko che passeggiano in piazza Duomo.
- sempre bello leggerti
- Bè ammesso che i "veri" milanesi esistano ancora, bè, penso che loro ormai ci siano abituati... kmq sempre carinissimo, grazie!
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