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Quaglia Roberto vigile urbano: La fuga di Otello

Animalista, ambientalista, naturalista, un poco artista, single per vocazione o quasi. Vigile urbano per... pigrizia.

Bobby annusò il tappo. L'espressione rivelava tutta la sua soddisfazione. Il sauvignon piacentino é un vino da prendere con le molle con i suoi 14°, ma regala momenti di piacere assoluto. Aveva imparato a godersi il forte aroma di salvia del primo impatto e il colore intenso, mentre aspettava i pochi minuti che servivano a far esplodere quel gusto fruttato che lo aveva conquistato: sambuco, pesca. Riusciva a sentire perfino il sole. Un vino impegnativo e intrigante. Lo aveva scoperto per caso entrando in una enoteca per acquistare una bottiglia di Sancerre prima di recarsi a cena da un amico. Davanti allo scaffale dei vini francesi, due donne, due splendide donne stavano elogiando una cantina dei colli piacentini. "Colline che non hanno nulla da invidiare alla Loira," diceva la più giovane delle due. Incuriosito le seguì con lo sguardo nel loro pellegrinaggio e individuò l'oggetto della discussione. Al primo sorso era scoppiato l'amore. Tempo una settimana ed eccolo seduto a uno dei pochi tavoli nell'agriturismo insieme al suo amico Pinuccio. Una vista incantevole, filari ordinati, macchie boscose, declivi verdi. Terre antiche rimaste miracolosamente incontaminate. Erano ripartiti con il baule pieno di cartoni del prezioso liquido.

Il campanello e il timer del forno suonarono con sincronismo perfetto, tolse il branzino con patate e pomodorini per evitare di rinsecchirlo e aprì trovandosi di fronte Maria Grazia in tutto il suo splendore.
"Un giorno mi spiegherai perché hai scelto la divisa e non il cinema". L'espressione della vigilessa rimase seria.
"È sparito Otello, all'ospizio non lo vedono da ieri sera. Il comandante dice che a te dà retta."

Il comandante non si smentiva mai.

"Ammesso che sia vero che a me dà retta, per accertarlo dovrei prima trovarlo."
"Vuoi che ti accompagni?"
Spiegò alla sua collega che Otello non amava le divise e aveva qualche difficoltà a distinguerle, ai suoi novantadue anni si era aggiunta una malattia che gli aveva popolato la mente di ombre. Morse un crostino mentre rimetteva nel forno la pirofila e bevve un mezzo calice di vino. Infilandosi i jeans si accorse che per tutto il tempo aveva indossato solamente ciabatte e calzoncini, come sempre gli succedeva quando si sentiva a disagio, arrossì e si grattò la fronte.

Erano da poco passate le tredici, la piazza era praticamente vuota, decise di non fermarsi, avrebbe raccolto solo chiacchiere e nessun indizio utile. La prima tappa fu la casa protetta. Ispezionò velocemente la stanza, ma tutto sembrava in ordine: gli abiti nell'armadietto, pochi spiccioli, qualche banconota nel cassetto. L'orologio sul ripiano del comodino era l'unico elemento che strideva, ma per chi vive in quel posto il tempo è un accessorio quasi inutile. Sembrava tutto in ordine. Il direttore non gli fu di grande aiuto, continuava a ripetere che il maresciallo dei carabinieri gli aveva detto di stare tranquillo, probabilmente si era allontanato e non era più riuscito a ritrovare la strada. Sul fatto che si fosse allontanato non c'erano dubbi, e ancor meno ce n'erano sulla incompetenza e la mediocrità dell'ufficiale dell'Arma. Il quadro era abbastanza vago: Otello aveva cenato alle 19. 15 come tutte le sere, il Tg nel salottino attiguo, poi Anja, una delle assistenti l'aveva aiutato a prepararsi per la notte, per la verità si era limitata a controllare che prendesse le medicine, gli aveva versato un bicchiere d'acqua ed era uscita scambiando qualche battuta. Nonostante l'età era ancora autosufficiente, a eccezione dei momenti di amnesia che negli ultimi tempi si erano fatti più frequenti.

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