username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Fuoco di Vesta

L'uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo.
Voleva imbarcarsi a tutti i costi prima che finisse la guerra - perché sarebbe finita - ma gli avevano sempre detto di no per quella sua magrezza atavica e il colorito "ascaro".
Il padre ufficiale del Regio Esercito e il nonno ex carabiniere: possibile che lui non riuscisse neanche a imbarcarsi come marinaio?

Ora lo volevano accontentare per placare il suo patrio ardore sapendo che sarebbe stato per poco, visto l'evolversi degli eventi bellici.
Lo arruolarono.

Salpò il nove settembre del quarantatrè sulla corazzata "Roma".



Centodieci di guerra

 

3
2 commenti     2 recensioni    

un altro testo di questo autore   un'altro testo casuale

2 recensioni:

  • Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
    Effettua il login o registrati
  • Don Pompeo Mongiello il 16/06/2016 17:11
    In centodieci vuoi dir tutto e ci sei riuscito e a me non resta che complimentarti.
  • Vincenzo Capitanucci il 10/05/2016 06:41
    "ascaro " verso Eritrea e Somalia.. molto bello Glauco.. fuoco di Vesta.. negli occhi...

2 commenti:

  • Glauco Ballantini il 10/05/2016 14:49
    Il protagonista è un eroe tragico viscontiano, entra nella storia quando la sua epoca ed i valori in cui crede stanno finendo. Con la corazzata Roma andarono a fondo la maggior parte dei componenti il suo equipaggio...
  • Glauco Ballantini il 10/05/2016 14:46
    Le prime righe erano quelle obbligate di una scrittura creativa, "Fuoco di Vesta" erano le prime parole dell'inno dei giovani fascisti, la corazzata "Roma" venne affondata dai tedeschi il giorno stesso della sua partenza da la Spezia per consegnarsi agli alleati; non aveva partecipato alla guerra, come il protagonista, visto che fu completata a guerra finita...

Licenza Creative Commons
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0