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Diario 20/05/2016 parte 2

Certi giorni questa casa è l'unico posto dove ho voglia di stare. Mi venga un colpo se la fuori c'è un gran mondo che aspetta di essere rivoltato al contrario. Io mi rintano qua, come una talpa rintronata, e me ne sbatto i coglioni di tutte le avventure che mi aspettano oltre la soglia. So benissimo che nella mia chiusura non c'è nulla di normale, so benissimo che se fossi uno di loro forse sarei da qualche parte a fare baldoria, ma me ne sbatto i coglioni, puoi farci niente?! Di tempo ne è passato a far castronerie, all'aria aperta, dicevano loro, dalla mattina alla sera, come formiche. Ma poi non è che rimasto un bel niente di quello starsi a trastullare. Niente. Ti parlano di realizzazione, diventa un dottorino come si deve poi vedrai come la vita la diventa facile. Ma la vita è sempre la stessa pozza di pipì prosciugata. Tutti bellini a fare progetti su cosa sarà, non lo sanno loro, che si finisce tutti dentro una fossa e quei progetti se li mangiano i vermi come tutto il resto. Certo, per alcuni il nome è rimasto nel tempo, ma n'è valsa veramente la pena? E poi cosa volete se non mi voglio sporcare le mani, sarà mica scritto da qualche parte che bisogna soffrire questa lordura. La dignità, dicono, è solo una questione di dignità, ma io vi dico oggi che la dignità è solo un modo assai cretino di sopportare la fatica del lavoro. Sia mai tutta la vita a lavorare. È il mondo? È il mondo. D'accordo, ma allora io preferisco di crepare santamente.
Questa casa mi tiene stretto per la collottola come un serraglio, e io che m'intestardisco coi pensieri. Ne ho di grossi, di più misurati, ma questa strana noia del pensare s'è come impadronita di me da troppo tempo. È che non sto bene da nessuna parte. E perciò m'interrogo. Ma interrogarsi è una roba assai gravosa che pesa sulla spalle di un santo ragazzetto che lo sarei io. Insomma andiamo ad ingrassarci per le vie dell'edonismo più spudorato. Non c'è che da essere un po' dionisiaci, come diceva quel grand'uomo che era il Federico. Dionisiaci e pazzi. E poi tutto questo stare curvo con la schiena davanti ai libri, o con la testa in chissà quale castello immaginario, non fa mica tanto tanto bene.
Il fatto è che latitano le soluzioni. Siamo tutti un po' imprigionati, questo è il fattaccio mica da poco. E chi non è d'accordo, come diceva il grande Totò, che mi faccia un poco il piacere.

 

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2 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 20/05/2016 17:22
    ESPRESSIVO RACCONTO MAGISTRALMENTE SEQUELATO.
    *****
  • Anonimo il 20/05/2016 13:39
    Più ti leggo e più credo che tu sia il mio alter ego eh eh. Cinicamente geniale.

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