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Diario 29/05/2016

E mica che io sono sempre stato così volgarmente chiuso nella cerchia della riluttanza. No. No, neanche per il cazzo! Una volta ero aperto come un vestito da sera, puoi ben dirlo, appena sfilato bene bene dal suo involucro di cellophane. Il cinismo mi tiene stretto pei coglioni. Questa noia così mostruosa di guardare la realtà in faccia che s'è presa possesso della mia coscienza.
Lo vedi tu il mostro? Il mostro è questo starsene fermi a guardare la natura ostile delle cose. Non una azione. Non uno slancio. Siamo gli dei, ahimè, noi, dell'inazione. Lo chiamano atteggiamento passivo, ma non lo sanno loro quanto costa mettersi a vivere quando s'è svelato il mistero dell'insensatezza.
Lo so che lo stai pensando. Ti leggo nel pensiero. Ma questa no, non è una semplice crisi depressiva. Questa è qualcosa di più corposo, di più mostruoso, per l'appunto. Questa è la verità di un giovanotto qualunque che s'è preso la briga di porsi delle domande.
C'è stato il tempo per sognare. Lo abbiamo avuto tutti. Il tempo rosa dove le cose erano ancora saldamente mascherate dai ruvidi fiori della menzogna. Il tempo della perseveranza nell'assurdo. Perché come se non assurdo si può chiamare l'apertura incondizionata alla speranza. Al paese mio si dice vivi di speranza e muori disperato.
Sono contento, oggi. Contento come un bipolare. Sono contento perché ho a cuore la trasparenza con me stesso e da tempo immemore, oramai, ho deciso di negare agli altri la possibilità di frapporsi tra me e la mia costante necessità di sapere. È anche questo un diritto, un dovere, un appunto o forse soltanto il capriccio di un sognatore sodomizzato.

 

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3 recensioni:

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  • Anonimo il 29/05/2016 16:06
    Una sapiente miscela di topoi masiniani e stirneriani. Piaciuto.
  • Vincenzo Capitanucci il 29/05/2016 10:49
    una rosa... è ... nel suo fiorire.. senza perché...
  • vincent corbo il 29/05/2016 07:45
    Cu di speranza campa disperatu mori... leggo sempre con interesse il tuo prezioso diario.

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