Mi iscrissi in questo sito di poesie il 14 ottobre del 2009.
Già da qualche anno stavo combattendo una lotta senza quartiere per mantenere in vita mia madre. Un'ischemia cerebrale l'aveva ridotta a letto, quasi immobile e darle da mangiare era la cosa più importante per farla sopravvivere.
Con le normali posate era ormai impossibile, per non parlare dei liquidi. Poi l'illuminazione. Con un siringone in uso per i lavaggi vescicali che le allungò la vita di qualche anno. Mettevo di tutto: dagli omogenizzati ai frullati, dal latte all'acqua ai succhi di frutta.
In un certo senso il siringone e il sito di poesie mi salvarono la vita. Il mio sogno era quello di fare leggere i miei versi al mondo. Versi brutti, versi che quasi sicuramente non sono poesia ma il sogno era quello. Poi scoprii che il web era pieno di questi luoghi-non luoghi dove la gente sfoga le proprie frustrazioni e dove ci sono anche dei bravi artisti.
Volevano mettere mia madre in uno di quei luoghi terribili, ma io dissi che ce la potevo fare, lei avrebbe dato l'anima per noi figli e io non potevo abbandonarla, non l'avrei mai fatto. Cercare di tenere in vita una persona cara che sprofonda giorno dopo giorno nelle spire della morte è l'impresa più ardua, che da un senso alla tua esistenza. Così è stato. Penso che la mia vita abbia avuto questa ragione e se mi capitasse lo rifarei altre volte. Non è facile. È come spingere un cancello elettrico che si sta chiudendo, è come camminare in salita con un masso di cento chili sulla testa.
Per molti anni mi sono annullato. Niente sesso, niente passeggiate, niente mare, solo le corse all'ospedale o dai medici o ai supermaket per comprare montagne di omogeneizzati e frullati, le corse in farmacia. Era come essere stato rapito. Scrivevo poesie e leggevo quelle degli altri; ho conosciuto altri poeti con altri problemi, solitudini, rabbia, persone che soffrivano per amore. Non piangevo tranne le rare volte che il tempo me lo permetteva. Mi sfogavo in silenzio, sapevo che la fine si stava avvicinando ma comprendevo il senso di un giorno in più. Era semplicemente un miracolo, un miracolo che si manifestava sotto i miei occhi. Pregavo molto e sentivo la vicinanza del Signore e della Madonna.
Un giorno il cardiologo ci disse che mancava poco ma io ci misi più impegno del solito e mia madre visse altri due anni. Ogni volta che vedevo il suo sguardo brillare comprendevo il valore del mio sacrificio. C'era molto egoismo nel mio accanimento, lei soffriva, forse avrebbe voluto staccare la spina.
Per questo motivo sono legato a questo luogo-non luogo, c'è un filo sottile ma forte. All'inizio era diverso, moltissimi poeti o presunti tali, molti scrittori di racconti e aforismi. Oggi le cose sono cambiate. Ho sentito sempre il bisogno di scrivere, anche da bambino. Chissà dove mi porterà questa mia strana vita ma ho compreso, con l'età, di aver bisogno di qualcosa che mi faccia sentire ancora vivo e questo sentirsi vivo passa anche dal sacrificio e dall'impegno che si mette per raggiungere il proprio cuore.