racconti » Fiabe » La buffa storia di Rana Gisella
La buffa storia di Rana Gisella
In mezzo ad una radura di collina c'era un piccolo stagno, alimentato dalle acque di un torrentello. Sembrava che in quel posto il tempo fosse scandito solo dall'alternarsi del giorno con la notte. Era raro sentire voci umane echeggiare per quelle vallate un po' impervie, e distanti erano pure le carrarecce. Gli animali erano i soli abitanti di quei prati, di quegli alberi, di quelle colline.
Viveva in quello stagno dalle acque melmose, punteggiate dal bianco delle ninfee, una ranocchia che si faceva chiamare Gisella.
Saltava di qua e di là dello stagno gracidando allegramente.
Tutti la conoscevano: rane, pesci e insetti.
Gisella tra le rane era una delle più chiacchierone, però era simpatica e non era pettegola, e nemmeno vanitosa. Non amava star sola Gisella, per questo si circondava di amici, cui lei si affezionava in maniera smoderata, rimanendo puntualmente delusa.
Gisella era così: appassionata, affettuosa; una romantica con il cuore in fiamme.
I suoi occhioni di ranocchia si spalancavano sul suo mondo verde e azzurro, sempre avidi di piacevoli novità.
Tom il bue venne ad abbeverarsi allo stagno quando Gisella stava saltando tra le ninfee, beandosi del loro profumo.
Era una giornata piuttosto fredda. Nel cielo le nuvole, arricciate e gonfie d'acqua, si affastellavano una sull'altra, sospinte dalle correnti fredde dei venti.
Le foglie degli alberi attorno allo stagno, agitate dal vento gelido, producevano uno strano canto un po' triste.
Solo Gisella, con il suo gracidare allegro, sembrava contrastare con il grigiore pieno di mestizia.
Tom, un bue un po' macilento e dall'aria molto triste, si era avvicinato con passo incerto allo stagno. Gisella che si era tuffata per un bagnetto rigenerante, nel saltare fuori dall'acqua quasi andò a urtare il muso del bue.
Si saranno guardati per un minuto, chi può affermarlo in quel mondo senza ore, certo si può dire che Gisella si innamorò a prima vista di Tom.
A pensarci bene a tutt'oggi Gisella si chiede come sia stato possibile tanto amore verso quel bue: lei così minuscola, lui enorme.
Non è un caso se si dice che l'amore rende pazzi!
Comunque fatto sta che lei rimase folgorata da quel profilo di bue triste, da quell'occhio lacrimoso, nel quale cercava di far nascere un sorriso con i suoi saltelli e le sue gracidatine comiche.
Il bue se ne stava con il muso rivolto verso l'acqua e di tutti i balletti di Gisella pareva non accorgersi neppure.
Allora Gisella pensò di osare e si presentò:
" Ciao io mi chiamo Gisella e tu? "
La voce della ranocchia sembrò pungere le orecchie al bovino, che quasi sobbalzò, poi rispose:
" Mi chiamo Tom " non aggiunse altro, come a tagliar corto.
Gisella però si era già innamorata e poco le interessava di sembrare invadente; in fondo cosa c'era di male a scambiare due parole?
" Tom dimmi, sei nuovo di qui? Non ti ho mai visto. Come del resto non ho mai visto animali grandi come te, ma chi sei? Io sono una rana: la rana Gisella. Ti piace il mio nome? Dimmi di te, che è questa faccia così triste? Racconta. Rana Gisella dispensa sorrisi e frammenti d'allegria anche a chi gli è stata portata via, sai? "
Nel dire queste parole la rana saltava intorno al muso del povero Tom con l'intenzione di vederlo sorridere. Tentativi che andarono puntualmente a vuoto.
Il bue davanti a tante moine gentili si vide costretto a rispondere:
" Sono un bue, un povero bue abbandonato! Sono giorni che cammino, non ho più una stalla confortevole per il mio sonno; una fattoria che provveda al mio mantenimento! Dalla mia sono stato cacciato. A dire il vero me la sono svignata, quando ho capito quale fosse il mio destino: il macello. "
Gisella, saltellando da una parte all'altra per osservare meglio il suo amato bue, non poté che rimanere affascinata, ma anche un po' spaventata dal tono di quelle parole, il cui significato le era oscuro.
" Amico mi dici cose incomprensibili: stalla, fattoria, macello. Non so cosa siano queste cose, io conosco lo stagno e le zanzare, le marmotte... spiegami meglio, sii buono con una piccola ranocchia che ti vuole bene "
Lasciando trascorrere un tempo incalcolabile, nel quale si abbeverò con calma, il bue si predispose a parlare, lasciando che dal suo occhio cadesse di quando in quando una lacrima, che a Gisella sembrava una cascata calda e accogliente.
" Io sono un bue. I buoi vivono in fattorie governate dagli uomini.
Prima che me lo chiedi ti dico chi sono gli uomini. Sono animali piccoli rispetto a me; sono senza peli come te ma sono furbi, cattivi, hanno potere di vita e di morte sugli animali della fattoria e non solo. Considera che loro ci sfamano e poi ci uccidono per mangiarsi la nostra carne. Ne ho visti di amici cadere sapessi...
Vedi fossi nato mucca almeno! "
" Mucca? E che differenza fa? "
" Sapessi se fa la differenza! Fossi nato mucca, sarei stata felice! Invece sono nato bue. Madre natura non è stata generosa con me, la mia stazza non mi ha consentito di diventare il toro da monta della fattoria. Io sono sempre stato debole e magrolino; sono pauroso e nella mandria sono sempre stato in disparte. Era segnato il mio destino: non servo alla riproduzione e neppure per lavorare.
Con gli uomini non c'è mica scampo, devi avere un ruolo altrimenti, vieni scartato e macellato.
Allora ho deciso di filarmela. La paura era tanta ma l'alternativa era la morte. Mi sono allontanato piano piano mentre eravamo al pascolo nel bosco. Nessuno mi ha chiamato, nessuno piangerà la mia assenza."
Gisella non saltava più, né gracidio alcuno si frapponeva a quel muggito lacrimoso.
Il suo amore crebbe a dismisura. Di cosa fosse innamorata non lo sapeva, forse del profilo emaciato e triste, l'unica cosa intera che riusciva a scorgere del suo immenso corpo.
Ci pensò nei giorni a seguire, quando stava in attesa di vederlo arrivare a bere allo stagno. Era diventato un appuntamento che la rendeva felice. Questa felicità però era a senso unico. Tom infatti non ne traeva alcun beneficio. Triste era e triste era rimasto. Lasciava che lei gli saltellasse intorno, era simpatica Gisella, ma di rado la gratificava con una parola gentile e men che meno con un sorriso.
Un pomeriggio di sole, Gisella era spaparacchiata su una ninfea e si stava rigenerando a quel calore piacevole, quando sentì arrivare Tom. I suoi passi pesanti echeggiavano nell'aria e la piccola rana al solo rumore saltò su eccitata ed emozionata.
Tom giunse allo stagno e si mise a bere ignorando la piccola Gisella, che invano continuava a gracidare saluti affettuosi.
" Amico parliamo un po'? "
" Non ne ho voglia amica. Non perdere il tuo tempo con me... "
" Ma io di tempo ne ho quanto voglio. Dai facciamoci due risate insieme, tu non hai idea che gioia sarebbe vederti ridere di gusto! "
" Ma che te frega di me a te? Sei pure una rana! "
Gisella mentre parlavano si era, saltello dopo saltello, avvicinata a Tom.
Era così attenta a non esser rimanere schiacciata dagli zoccoli, che non pensò proprio di guardare cosa stava scaricando il buon bue, incurante di quella piccola rana, la quale, chissà perché, si era convinta di essere amica di un bovino, al punto di rischiare la vita per vederlo almeno sorridere.
Quando Tom si allontanò dallo stagno, non si accorse di aver abbandonato la povera Gisella in mezzo a quella poltiglia calda e vischiosa, che annaspava in cerca d'aria.
Quando si dice che non bisogna ostinarsi a donare amicizia a chi non ne vuol sapere...
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
4 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Di fiabe ne ho scritte molte, e con molta fantasia culinaria, ma siccome sono ormai abituato a scrivere direttamente sul sito, mi limito alle poesia. Comunque trovo questa tua andante e concordo con corbo, non è facile.
- PREGEVOLE NEL DILIGENTE COSTRUTTO... ACUTA E DI RIFLESSIVO IMPATTO NEL CHIARO PENSIERO.
DUNQUE... NON SOLO... UNA BUFFA STORIA!
LIETA GIORNATA SILVIA.
- ... e perchè vorresti dare indifferenza agli altri? Grandi si è quando si da, si da e si da almeno un sorriso agli altri, specialmente a chi ti snobba. E tu sei una Grande!
- Non immaginavo che andasse a finire così... comunque sei molto brava in questo campo, io ho sempre pensato di scrivere delle storie per bambini, sembra facile ma è un ambito difficilissimo.
- Ciao Pompeo, grazie caro per il tuo commento che mi gratifica sempre. Un abbraccio forte
- Ahahah grazie amici, un esperimento la favola con il quale mi cimento di tanto in tanto, ora poi ho un caro amico che data la disoccupazione ha deciso di fare un corso per diventare un Clownterapeuta per i bambini, pertanto mi dovrò ingegnare a scrivere storie davvero per bambini ahahahh vedremo
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0