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La mia lettera d'amore per te
Ciao Lucrezia,
Ti scrivo, perché ancora non trovo il coraggio per dirti queste poche e semplici parole.
Le mie compagne di classe mi chiamano illuso, i miei amici, pazzo, perché mi piace da impazzire una ragazza che tutti mi dicono essere irragiungibile per me, e quella ragazza sei tu, tu che nemmeno mi conosci, mentre invece, ormai tutto il mio mondo ti conosce e parla di te.
Ho condiviso questo mio sentimento con tutti quelli che frequento, perché questa gioia che provo è tanto grande da non poter esser contenuta dai confini del mio cuore.
Ogni giorno di notte, quando i ritmi frenetici della città si stemperano e tutto è quasi quiete il sonno per me diventa un desiderio difficile da realizzare, così aspetto con ansia la luce del giorno nuovo, sia per porre fine all'ennessima notte d'angoscia per la mancanza di te, sia perchè potrò rivederti nuovamente al tuo solito angolo.
Continuo a rivedere all'infinito la piazza con la statua dell'Elefante, dove ti ho vista per la prima alla fine del mese di ottobre, cerco il tuo volto triste ma non lo vedo. Adesso la scena si appannna e inizio a sentire delle voci soffuse e confuse.
Come vedi la tua presenza è stata suffiencete a stravolgere la mia vita. Anche se non ci siamo mai parlati, per il semplice fatto che tu esisti, la mia piatta esistenza non esiste più.
È bastato un attimo quella mattina di una piovosa mattina d'ottobre, io ero lì per prendere parte per la prima volta ad una manifestazione di protesta studentesca era il 1985.
Invece tra slogan, cori, è mille volti, mi giro istintivamente alla mia destra e l'unica cosa che vedo e che resterà per sempre scolpita nella mia mente è volto un volto bianco come la neve ed uno sguardo ricco di una malinconia atavica, attenuata da un sorriso sensuale ma distaccato. Uno sguardo basso che fissa la strada e cerca di sfuggire dalla confusione per tornare a rifugiarsi nella sua solitudine. Sento il mio cuore esplodere, in quello stesso momento sono morto e sono rinato, mentre tu sparivi chissà dove.
In effetti con gli occhi della razionalità tutto è durato si e no dieci, quindici secondi, ma sono stati sufficienti a scolpire in maniera indelebile quello sguardo nella mia mente.
Tu sei andata via ed io sono rimasto lì immobile, come un cretino a fissare il punto in cui ti avevo vista sparire ingoita dalla folla che abbandonava il corteo.
Avevi un giubbotto sportivo scuro, i capelli sciolti, un rossetto di un rosso acceso e un paio di jeans molto chiari, quasi bianchi. Il tuo atteggiamento distaccato mi ha dato l'idea di chi il mondo lo vuole dominare e non subire.
Sono rimasto stregato, da quel giorno e per altri 2 anni ho continuato ad alzarmi dal letto frettolosamente solo per poterti rivedere per dieci secondi al massimo all'ingresso della scuola, mentre aspettavi con i tuoi compagni di classe nel vostro solito angolo, il suono della campanella. Per quei due anni, ogni mia maledetta giornata è durata dieci secondi. Il resto del tempo era solo vita non vita, tempo vuoto da trascorrere il più velocemente possibile, aspettando l'arrivo dei successivi dieci secondi.
Ogni giorno tu eri sempre li, sempre alla stessa ora, nello stesso posto con il solito zainetto a strisce bianche e fucsia dell'Invicta. Ed io ero li a cercare di carpire un tuo sguardo. Poi il terribile suono della campanella che ti portava via da me ed il conto alla rovescia che ripartiva inesorabile. Due anni, più di 700 giorni trascorsi senza aver avuto il coraggio di avvicinarmi. Ormai tutti sapevano di noi, anche tu lo avevi capito e in molti mi deridevano, tacciandomi come un illuso. Ricordo degli incontri casuali per la via Etnea, duranti i quali a volte sorridevi, ed era bello vederti sorridere, perchè non era una cosa che facevi spesso, il più delle volte però, distoglievi lo sguardo fissando la strada sotto i tuoi piedi.
A modo nostro avevamo iniziato a comunicare pur restando in silenzio, i nostri sguardi hanno iniziato a cercarsi e sfuggirsi allo stesso tempo. Quando la mattina ti passavo vicino guardavo dritto, ma con la coda dell'occhio vedevo che tu ti voltavi verso di me e questo mi bastava. Se poi ero io voltarmi verso di te, tu distoglievi e spostavi lo sguardo altrove.
All'alba di ogni nuovo giorno ero sicuro di trovarti sempre li ad aspettarmi, illudendomi che questo piacevole rituale sarebbe durato in eterno ed io avrei continuato a trovarti sempre al solito angolo, lo stesso angolo in cui ho disegnato un cuore con i nostri nomi.
Ho iniziato a indossare capi D'abbigliamento neri, solo perchè lo facevi anche tu, ho iniziato ad apprezzare quel rosso acceso solo perché era il colore del rossetto che usavi tu. Portavi Lasciavi i capelli sciolti perchè quella volta che li ha legati, ho fatto una smorfia di disappunto con il naso e tu hai sorriso. Era il nostro comunicare.
Indossavi sempre Jeans e maglioni larghi ma qualche volta hai esibito una gonna molto lunga.
Eri comunque bella, forse fin troppo bella per me. Quante volte ho immaginato che un giorno ti avrei parlato, ti avrei chiesto di essere mia per sempre o semplicemente ti avrei detto"Ciao" per primo.
Ma non l'ho mai fatto e oggi per questo mi odio e adesso vivo da dannato. Dopo essermi diplomato, l'anno successivo nonostante l'università ho continuato a passare tutte le mattine sotto la nostra scuola per poterti rivedere, anche tu sembravi contenta di vedermi, poi inaspettatamente, la nostra scuola è stata chiusa, perchè l'edificio è diventato pericolante a seguito di quel terribile terremoto e tu insieme ai tuoi compagni siete stati trasferiti in un altro edificio molto più distante da casa mia. Ho iniziato ad invidiare i tuoi compagni di classe che potevano trascorrere la mattinata in tua compagnia, ho persino persino pensato che se fossi stato bocciato avrei potuto trascorrere un altro anno vicino a te a scuola.
Il giorno dei tuoi esami orali di maturità, mi sono alzato presto per venirti a vedere, ma giunto davanti il portone della scuola, i sorrisi denigratori dei tuoi compagni e i loro pensieri poco edificanti nei miei confronti, stavolta più decisivi ed efferati del solito, sì perché purtroppo la tua le bellezza misteriosa oltre ad attirare me, ha anche attirato la gelosia degli altri maschietti e la gelosia delle femminucce della tua classe, sono stati l'ennesima dannata goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo tanti attacchi sono riusciti a far leva sul mio stupido orgoglio, e a farmi ragionare esattamente come loro. Come poteva la studentessa più desiderata dell'istituto diventare la ragazza di un tipo come me, carino si ma come ce ne sono tanti, niente di eccezionale. Così senza nemmeno combattere ho gettato la spugna e sono andato via, senza nemmeno vederti o farmi vedere da te un'ultima volta.
Così sono uscito dal portone della scuola e dalla tua vita senza, in effetti, senza esserci mai entrato.
I giorni passano, passa il primo anno in assenza di te ed io continuo ad odiarmi, sono arrivato al punto da indossare frequentemente i miei abiti portafortuna, quelli che avevo addosso la prima vlta che ti ho vista, come se degli stupidi oggetti inanimati potessero farmi rivivere la magia del nostro primo incontro, ovviamente tutto è inutile, anche perché ho poi saputo da un tuo ex compagno di classe che sei andata via da questa città e ti sei per trasferita al nord.
Se potessi tornare indietro a quel giorno, lo farei, manderei al diavolo i tuoi compagni e le loro opinioni sull'impropabile possibilità che io avvessi potuto piacerti. Salirei le scale velocemente e alla fine del tuo esame, mi avvicinerei al tuo viso con le mani terrei ferme le tue gancie e ti bacerei, Anche un tuo schiaffo, uno spintone, il tuo rifiuto o persino avrei preferito che quel giorno fosse uscito fuori un tuo ipotetico ragazzo, anche se non ti ho mai vista in compagnia di maschietti, sarebbero stati meglio di quest'angosciante assenza di vita che provo da quando non ci sei più. Un terribile "no" sarebbe stato meglio di un atroce "chissà".
È arrivato il giorno di partire per il servizio militare di leva e poi Il giorno del giuramento. Quante volte ho desiderato che quel giorno ci fossi stata anche tu.
Quando i miei commilitoni scrivevano alle loro ragazze, io le scrivevo a te ma, non sapendo dove inviarle, si perché quel tuo ex compagno di classe, che ho incontrato per caso e che mi ha detto del tuo trasferimento, solo per farmi un dispetto, "è inutile che continui a cercarla, tanto lei è andata via, su al nord" si è guardato bene da darmi indicazioni più precise, così invece di tenerle chiuse in un armadietto di metallo, le rendevo libere, donandole ad un ragazzo analfabeta che le spediva poi alla sua ragazza, come se fosse stato lui a scriverle.
Darei tutto per tornare a quel giorno e vederti almeno una volta ancora. Purtroppo a volte la vita non perdona e non ti concede una seconda possibilità. In compenso le piace ricordarti alcuni tuoi errori all'infinito.
Da quel giorno sono infatti passati passati vent'anni, ogniuno di noi si è fatto la propria vita. Io mi sono sposato e sicuramente anche tu. Oggi è il compleanno di mia moglie e per un beffardo scherzo del destino è anche quello del tuo di compleanno, l'ho saputo allora sempre da quel simpaticissimo tuo ex compagno di classe. Così questo giorno per il resto dei miei giorni mi ricorderà di un amore che, forse sarebbe stato il più grande della mia vita, forse sarebbe stato solo un fuoco di paglia, ma che di fatto è rimasto solo una grande incompiuta per colpa del mio orgoglio e della poca maturità che avevo a quell'età.
Nessuno di noi saprà mai come sarebbe andata e questo rimpianto atroce di non aver saputo sfruttare il mio carpe diam, mi tormenterà per sempre.
Infatti anche se non potrò mai tenerti tra mia braccia, Mio malgrado non potrò mai eliminarti dal mio cuore e dai miei pensieri, insomma Che io lo voglia o meno resterò per sempre legato a te, pur non avendoti mai conosciuta.
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