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Semplicità e complessità
La realtà che ci circonda è complessa ma questo noi, quando veniamo al mondo, non lo sappiamo. Apriamo gli occhi senza conoscere la dimensionalità, la molteplicità, il senso de nostro corpo. A poco a poco passiamo dalla semplicità alla complessità. Scopriamo di avere intorno tanti esseri simili a noi, la scoperta del sangue è un evento traumatico, alla sua vista un bambino si mette a piangere inorridito. Tutto è una scoperta, da bambino mi piacevano i film dell'orrore, adesso preferisco cose meno cruenti. Il mistero era una luce viola che vedevo all'interno di un appartamento nel palazzo di fronte: una luce intermittente, persistente, lugubre. Poi si scopre il dolore, la diversità degli individui, il concetto d'infinito. Dove finisce il cielo? Il cielo non finisce mai...
Scoprire la complessità ci porta a riconsiderare il rapporto con noi stessi e con gli altri: dietro l'apparente semplicità della Gioconda di Leonardo si annida la complessità di un genio, cos'è quell'apparente semplicità che sembra permeare la canzone Gloria di Umberto Tozzi? Gloria, manchi tu nell'aria... Un tam tam con la forza di un uragano. Cos'è la semplicità? Dietro l'apparente semplicità di un corpo umano si annida la complessità: organi, sangue, cellule, sinapsi, sistole, diastole, virus, vita... e il passo dalla complessità alla proprietà emergente è presto fatto. Da ragazzo quando canticchiavo le canzoni dei miei cantanti preferiti, credevo di essere come loro, sarei potuto diventare una star, era facile. E allora cos'è la semplicità? La semplicità non è altro che il vestito della complessità. La semplicità è una pellicola che serve a coprire l'universo, ma è un vestito che abbiamo confezionato noi che abbiamo voglia di cose semplici.
Nel momento in cui l'uomo comprende la complessità, niente sarà come prima. Non riuscirò più a vedere il mio corpo e a pensare: il mio corpo è semplice.
Mi sono allontanato per fare una semplice colazione e ora ho perso il filo della matassa. I miei neuroni che erano tutti concentrati con le loro sinapsi nel cercare di dipanare la matassa della complessità, adesso si sono scollegati. Sto pensando a tutt'altro. Immagino di stare in una strada al centro di Tokyo, sarà una strada come tutte le altre, con grattacieli e megastore oppure con una fila interminabile di piccoli negozietti che vendono tempura. Avvertirò il peso della megalopoli intorno a me? Quaranta milioni di persone e strade e palazzi e ferrovie sovraelevate? Oppure sarò immerso nei miei pensieri, magari affascinato dai fiori multicolori che si affacciano da un negozietto variopinto?
Chiedo scusa per aver deviato il mio pensiero, non era mia intenzione. Ritornando alla semplicità, che esiste solo come vestito della complessità, una volta presa coscienza di questo fatto, non sarà più possibile il cammino a ritroso, dalla complessità alla semplicità. Ci si dovrà addentrare per forza di cose, a meno di non essere colti da amnesia, nelle spire della complessità. Rischiando d'impazzire oppure di perdersi in un lago sterminato di cose, avvenimenti, movimenti, corse, rincorse, rimorsi, immagini di luoghi freddi e ghiacciati, teoria delle stringhe, spaghetti ai ricci di mare, antilopi velocissime, orgasmi lunghi e pilotati, Bmw vecchie e blindate, Ovidio e le sue Metamorfosi, Gloria manchi tu nell'aria, sinapsi, il nastro di Moebius.
Oppure, tac, l'illuminazione... Non esistono miliardi di uomini animali e cose e complessità, esiste solo un uomo che riflette sempre e solo se stesso nei vari stadi della sua evoluzione, esiste come coscienza che produce sogni. Io sono l'unico essere in questo universo, sì signori, e voi siete solo ciò che la mia coscienza produce, voi siete solo sogni. Ed ecco compiuto il miracolo, dalla complessità alla semplicità, che ve ne pare?
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2 recensioni:
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- Mi era sfuggita questa perla. Geniale, vincent. Complimenti.
- RIFLESSIVO VERSEGGIO FORTE DELLA TUA INNATA MAESTRIA NEL TRASMETTERE ESAUSTIVE TEMATICHE.
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