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The light

Era intessuto di ingiustizie e parole pesanti, di grida lacerate e che laceravano. Vi erano incastonati pezzi di realtà misti a fantasia. Il lavoro dentro di me, quello che non ero mai riuscita a capire. Ed ecco poi, poi ho preso il volo! Equilibri fragili su corazze di cristallo. Le stelle sopra di me, era poesia, la sentivo. Sussurava parole rubate ai poeti, ma eternamente mie. La libertà tanto ambita, una forza che non avevo mai provato. Il mondo sotto di me, i turbamenti, il disprezzo
tutto era sotto di me. Ma dovevo ritornarci. Ahimè, nient'altro che frammenti di libertà chiusi in una prigione!

Il faro, all'improvviso, lo vidi. Era sempre stato lì e decisi di raggiungerlo. Volare non era mai stato più semplice, era un talento che mi apparteneva. Raggiunsi il Faro e ammirai il mare tempestoso e tranquillo.
Capii che sogno spesso un luogo
privo di barriere e di confini,
senza gabbie, sbarre, catene o spinati.
Con la voce intessuta di cristallo
ed avorio per viso
e occhi, non occhi
ma aquile infuocate.
Sul limite del mare,
sospesa tra paure ed aspirazioni
certezza insicura,
avvelenata.
Sotto di me il vuoto.


E capii, all'improvviso capii che quei manichini lì sotto non erano in grado di volare e vedere le stelle perchè incapaci d'amare e credere.
Ma finalmente davanti a me,
IL FARO.

 

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