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Spaccato di famiglia

Era una notte buia e tempestosa e l'uomo stava lì fuori in piedi poggiante, con le braccia tese davanti a sé, le mani sulla stretta mensola della balaustra che correva torno-torno per tutto il perimetro dell'ampia balconata così ampia da sembrare quasi un patio-belvedere sopraelevato.
I suoi capelli, indefinibili nel loro colore data l'oscurità pressocchè totale in quel momento, non essendo alleviata neanche dal beneficio d'una pur minima fonte di luce artificiale all'esterno, erano completamente in balìa del vento che dopo essersi infiltrato attraverso la barriera naturale delle chiome dei tanti alberi del bosco-tenuta, non trovava alcun ostacolo in quella zona aperta della casa che consentiva il pieno godimento dell'ammaliante veduta sulla campagna circostante.
Se si era in casa era comune udire in maniera molto nitida l'insieme dei lamentosi bramiti, i tutti vari canti degl'uccelli con l'immancabile bubolare del gufo o il crocidare del corvo, con i monotoni gracidii delle rane ed anche il gagnolare delle volpi provenire dal bosco; insomma tutto il variopinto suono d'una natura vivente e alloggiante a così poca distanza dalla casa.
Tornando al dettaglio del buio che regnava in quella notte tempestosa, a peggiorare tale situazione v'era anche il fatto che la luna non riusciva a far penetrare un minimo del chiarore del suo plenilunio visto che quella sera stanziava dietro uno strato di dense nubi che sin dal secondo pomeriggio avevano velato il cielo. L'uomo comunque, nonostante l'oscurità fuori della sua casa e tutto il vento che furiosamente gli soffiava intorno mandandogli i capelli a svolazzare in tutte le direzioni, rimaneva là immobile in quell'atto d'un meditabondo guardare davanti a sè, come se stesse ammirando qualcosa d'altro che non il buio mugghiante sia per le chiome degl'alberi sollecitate dal vento che per quelle voci della fauna stanziale; la sua camicia bianca, tenuta aperta sul collo, permetteva alle meno timide fra le indisciplinate folate d'aria d'insinuarsi all'interno d'essa, andandola così a deformare a mò d'una vela spinta dal vento come un velaccino di trinchetto d'un brigantino.

All'interno della casa c'erano anche altre persone che si vedevano al di là della vetrata della grande finestra alla francese tenuta chiusa che faceva uscire dalla sala da pranzo-soggiorno. Erano tutte lì ad osservare, chi con espressione interrogativa, chi con quella preoccupata o imbronciata, chi invece con un'espressione di stupefatta incredulità, l'inconsueta decisione di quell'uomo a star lì fuori, così a lungo, così fermo e che poteva rimanere individuabile più che altro dal citato effetto "velaccino" della sua camicia bianca. Lui si manteneva nella stessa posizione dell'inizio con le mani sulla bella balaustra di travertino bigio, ma non perché potesse temere d'essere traghettato da qualche parte per via della forza del vento spirante quella sera bensì perché lo riposava e lo faceva, contraddicendo le probabili dubbiosità di varia natura che potevano albergare nelle menti degl'astanti all'interno al di là dei vetri, sentire in perfetto controllo di se stesso.

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