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Ragazzi, siate rivoluzionari, datevi all'arte!

Avrei voluto titolare, in omaggio ad uno dei momenti più vibranti e appassionati de secolo scorso: "Mettete l'Arte nei vostri cannoni".
Poi ho pensato che sarebbe stato perfetto per gli ultimi trent'anni. Come costruttivo seguito dei favolosi sessanta, anni in cui pure i fiori avevano figli e il futuro ancora sorrideva di speranza. Anche se stava per finire il modernismo e iniziare il suo incerto post.
Oggi, invece, a ventunesimo iniziato, la polisemia delle parole potrebbe facilmente dare adito a fraintendimenti. Soprattutto ad associazioni conservatrici e anche un po' reazionarie. Visto che stimolare artificialmente la fuga dalla realtà non è più contestazione, ma costume abituale.
E adesso, archiviato l'incipit-inciso, veniamo al tema:
Cosa fare dopo il postmodernismo, che secondo Il prof. Bordoni sarebbe simbolicamente terminato con l'attentato alle torri del 2011, dopo una trentina d'anni in cui non ha prodotto nulla di particolarmente significativo (non solo nelle arti, ma nel resto della società).
Ho da poco terminato di leggere un libro piuttosto interessante: Stato di crisi.
Una lettura agevole per essere un saggio. Un istruttivo e lucido botta e risposta sulla crisi dello Stato nazionale moderno (di quello che resta), dell'economia neoliberista e dell'uscita dalla società di massa. Assai utile per orientarsi nel caos dei tempi incerti e anomici che stiamo vivendo. Anzi, subendo.
Peccato che i due autori si fermino all'analisi e manchino proposte e visioni per il futuro. Idee concrete su come uscire dalla situazione d'impasse. Risposte che non soffiano più nel vento, come Dylan cantava nei '60. Oggi nemmeno con antenne spaziali si riuscirebbe a coglierle. Il vento è vuoto. Non porta più nulla con sé. Forse bisogna cominciare a guardarsi dentro.
In ogni caso, proverò ad avanzare una provocazione che poi è una esortazione, per trovare una via d'uscita, per invertire una tendenza, anche se farà sorridere cinici e materialisti. Allineati e appagati. Razionalisti e unidimemsionati. Presuntuosi e tuttologi. Superficiali e coatti dell'opulenza. Culi di piombo e poveri di spirito. Ma chi se ne importa.
Chi ha qualcosa da dire trovi il coraggio di mettere sul tavolo le sue di proposte: è il benvenuto. Che si esponga, invece di cianciare e riciclare, rimasticare e fare sfoggio di cose già dette da altri. Oggi di idee se ne sparano tante. Ognuno ha la sua formula antiqualcosa. Ma di cose praticabili, inaspettate ne ho sentite poche. Soprattutto su come cercare di uscire dal tunnel in cui la società si è infilata. Se si esclude l'informatica, dove si sfornano idee a tutto spiano. Perché noi siamo fatti così: infilata una strada, chi ci ferma più! Il resto non conta. Ma l'informatica, purtroppo, è solo una parte. E non è detto che sia la migliore.
Non ho nessuna intenzione di farvi il riassunto del libro. Se volete leggetelo. Posso solo garantirvi che sono soldi spesi bene.
Dirò, prima di esporre la mia provocazione, alcune cose che in parte già sapete. Ma che spesso vengono dimenticate.

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